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Nadia ha vissuto spiando le vite degli altri senza mai vivere la propria. Spettatrice di tutto e protagonista di nulla, finisce in carcere per avere partecipato a un crimine, commesso da altri.
La protagonista di “Voi non la conoscete” di Cristina Comencini (Feltrinelli 2014) è una donna che non si spiega, in lei rotolano furia e inadeguatezza e solo dal carcere nascerà il primo approccio verso se stessa.
Nadia moglie e madre porta le camicette bianche, accarezza i figli, abbraccia Giorgio, suo marito, senza conoscerlo. Il loro amore è filtrato da “una porta chiusa” che non si spalanca mai, solo qualche fessura quando serve. Nadia vive un’esistenza di emulazione perchè nulla le appartiene, è ospite anche tra le mura di casa dove gioca a fare la moglie e la madre. Passa la vita a sentirsi esclusa dall’amore e un giorno, un giovedì pomeriggio, inizia a vivere un’altra vita, di nascosto, una vita per caso, furtiva e opposta. Conosce Pietro e Lara, li segue, li aiuta, imbocca la loro strada malavitosa continuando a essere una moglie insospettabile e quando torna a casa le pare “finalmente” di abitare con Giorgio e i due bambini.
In carcere Nadia non è più Nadia, il suo corpo cambia, si indurisce per difendersi da tutto. Quanto hanno scritto di lei nel verbale, le sembra riguardare un’altra donna, un’altra storia, tutto si stacca da lei, si solleva e rimane sospeso. Smette di andare dall’analista che la segue durante la detenzione, tornerà al posto suo un’altra donna senza identità che non si chiama più Nadia, non ha un nome, ma sa solo che è diversa, Nadia era come “una formina vuota, la riempiono di sabbia, la capovolgono: eccola, finchè un’onda non la cancella”. Nadia era convinta che nessuno la osservasse davvero, che nessuno avesse interesse a scrutarla dentro dove c’era tutta quella rabbia, pensava che nemmeno l’analista la vedesse.
Questa nuova donna sa parlare al dottore, guardarlo in faccia senza timore e chiedergli cosa lui abbia capito di Nadia che sembra ormai lontana. Il dottore non può risponderle, tutto quello che ha da dire, solo una “donna” potrà comprenderlo, non questo simulacro di femmina che ha preso il suo posto. Nadia deve tornare, c’è quest’uomo che vuole conoscerla, è il primo. Quanto ci vorrà? Tempo e pazienza, dice il dottore che ha già ottenuto dal giudice di poterla incontrare due volte alla settimana.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

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di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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