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Tutto è cominciato sulle ali di Pazienza…inteso come Andrea

Parliamo di Goletta Verde, la storica campagna di monitoraggio e sensibilizzazione sui problemi del mare e della costa promossa da Legambiente, tornata anche quest’anno a far tappa in Emilia-Romagna. Il 6 e 7 agosto infatti l’imbarcazione ambientalista è attraccata sul molo di PortoGaribaldi, proprio difronte al Mercato ittico, accompagnata da una fitta agenda di appuntamenti, che come da tradizione cercano di coniugare l’informazione, rigorosamente basata su dati scientifici, con l’azione diretta.

I primi importanti dati, riguardano i risultati della campagna di raccolta dei rifiuti dispersi nelle acque dell’alto Adriatico svolta in collaborazione con i nostri pescatori. Nelle loro reti infatti finisce ormai più plastica che pesce. Da qui l’idea di monitorare lo stato delle acque marine anche da questo versante, ripulendole nel contempo da decine di tonnellate di rifiuti. (Porto Garibaldi, mercato ittico, 4 agosto).

A Cesenatico invece (Museo della marineria, 5 agosto) si è parlato di energia pulita: eolica off-shore e solare, ovvero di quella famosa transizione ecologica che continua ad essere la cenerentola di turno, schiacciata tra rigassificatori e rilancio delle perforazioni in mare a supporto della produzione nostrana di gas metano.

La tappa emiliano-romagnola si è chiusa con i risultati delle analisi condotte dai tecnici dell’associazione sulla qualità delle acque di balneazione (Porto Garibaldi, Goletta Verde, 7 agosto), come ogni anno attesi e forse temuti. Personalmente ricordo infuocatissime conferenze stampa, nel corso delle prime tappe di Goletta Verde, una campagna nata nel 1986 all’indomani dell’entrata in vigore del decreto n. 470/82 sulle acque di balneazione. Questa legge obbligava finalmente le Regioni ad effettuare controlli e ad informare i cittadini. Purtroppo come sempre succede nel nostro Paese, è restata inapplicata per anni, soprattutto al sud.

La prima maglietta della campagna, che conservo e indosso ancora oggi, riportava un bellissimo disegno del grande Andrea Pazienza: una barca-delfino che invece delle vele aveva due bellissime ali con le quali faceva rotta verso il sogno ecologista di un mare pulito.
L’arrivo di Goletta Verde segue la pubblicazione dell’ultimo Rapporto sulla situazione delle Spiagge italiane della medesima Associazione [Qui], presentato a Lecce lo scorso 15 luglio, quando la furiosa polemica sulle concessioni balneari si era appena assopita, coperta da quella sui taxi. Con la definitiva approvazione, il 27 luglio al Senato, del cosiddetto Ddl Concorrenza, è diventata legge, la norma che impone la messa a bando delle concessioni balneari. Siccome siamo italiani e non fessi, sappiamo però che tra la legge e la sua effettiva attuazione c’è sempre un lungo e travagliato scarto temporale. Lo abbiamo appena ricordato, citando quello che successe dopo l’approvazione della legge sulle acque di balneazione. Così sarà sicuramente anche per le concessioni balneari, che prevedono l’immancabile decreto attuativo con cui i Comuni, dovranno provvedere al regolamento della messa a gara, entro il 2024. Tale decreto dovrebbe essere varato nell’arco dei prossimi sei mesi, quindi entro gennaio 2023, ma di mezzo c’è il cambio di governo e questo complica sicuramente tutta la partita.

Stando ai dati forniti da Legambiente, sono oltre dodicimila le concessioni (quasi duemila in più rispetto a quattro anni fa). Nessun Paese europeo ha una situazione paragonabile alla nostra, su questo versante.

Tra i comuni costieri, il record spetta a Gatteo (FC), che ha tutte le spiagge in concessione. Ma si toccano numeri incredibili anche a Pietrasanta (LU) con il 98,8% dei lidi in concessione, Camaiore (LU) 98,4%, Montignoso (MS) 97%, Laigueglia (SV) 92,5%, Rimini 90% e Cattolica 87%, Pescara 84%, Diano Marina (IM) con il 92,2%, dove disponibili sono rimasti solo pochi metri in aree spesso degradate. Per non parlare dei canoni che si pagano per le concessioni, ovunque bassi e che in alcune località di turismo di lusso risultano vergognosi a fronte di guadagni milionari. Ad esempio per le 59 concessioni del Comune di Arzachena, in Sardegna, lo Stato nel 2020 ha incassato di 19mila euro l’anno. Una media di circa 322 euro ciascuna l’anno.” [Vedi qui]

Ma i cambiamenti climatici stanno accentuando anche un altro grave problema, quello dell’erosione, che stando sempre allo stesso Rapporto interessa circa il 46% delle coste sabbiose. Il paradosso tutto italiano è che La spesa per combatterla – con interventi finanziati dallo Stato e, in parte, da Regioni e Comuni – è di circa 100 milioni di euro l’anno ed è maggiore rispetto a quanto lo Stato incassa effettivamente dalle concessioni balneari (83milioni gli incassi effettivi su 115 milioni nel 2019, unici dati disponibili). Uno dei problemi è che si continua ad intervenire con opere rigide come pennelli e barriere frangiflutti, che interessano almeno 1.300 km di costa, e su cui bisognerebbe aprire una riflessione sulla reale efficacia. E poi c’è la questione legata alle coste non balneabili: complessivamente lungo la Penisola il 7,7% dei tratti di coste sabbiose è di fatto interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. Sicilia e Campania contano in totale circa 55 km su 87 km interdetti a livello nazionale.”

Il rapporto ISPRA sul dissesto idrogeologico nel nostro Paese

Anche l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale) ha recentemente pubblicato un rapporto sul dissesto idrogeologico nel nostro Paese [Qui]Il bicchiere in questo caso è mezzo pieno, invece che mezzo vuoto, visto che l’ente evidenzia Segnali positivi per le coste italiane: dopo 20 anni, a fronte di numerosi interventi di protezione, i litorali in avanzamento sono superiori a quelli in arretramento.”. Uno scarto minimo. Ma scorrendo poi nel dettaglio le pagine del rapporto, questi timidi segnali nulla tolgono ad una fotografia delle coste che resta complessivamente piuttosto pesante. E come potrebbe essere altrimenti, visto che le potenziali cause dell’erosione sono tutte ancora in azione:

  1. subsidenza naturale o indotta da estrazioni di fluidi dal sottosuolo;
  2. ruolo di difesa delle piane costiere da parte dei sistemi dunali;
  3. mancato apporto di sedimenti verso costa causato dall’alterazione dei cicli sedimentari per intervento antropico nei bacini idrografici (sbarramenti fluviali, regimazioni idrauliche, estrazioni di materiali alluvionali);
  4. influenza sulla dinamica litoranea dei sedimenti intercettati dalle opere marittime (opere portuali e di difesa) e delle infrastrutture viarie e urbanistiche costiere.

Tutte hanno ovviamente a che fare con l’azione antropica, che quindi dovrebbe essere improntata alla massima cautela, soprattutto quando si parla del consumo di suolo e degli interventi sulla dinamica fluviale. E non possiamo certo dimenticare le conseguenze del cuneo salino, perché la siccità e la diminuzione delle portate, comporta lo spostamento dinamico della salinità e quindi il rischio, ormai reale, della progressiva desertificazione di ampie aree di un delta come quello padano.

Un grave problema, trasformato in poesia dal grande Gian Maria Testa, che in “Extra-Muros” del 1996, si chiedeva e ci chiedeva, forse ingenuamente  “Ma chissà dove il fiume incontra il mare”. E sono certo che non pensava al cuneo salino.

Dentro l’acqua di questo torrente
così limpida e veloce scenderò
fino a quando la mia montagna
fino a dove questa montagna
si farà pianura
molto lontano da questo cielo
così vicino che lo puoi toccare
fino al punto esatto
fino al punto dove
il fiume accarezza il mare

Ma chissà
dove il fiume incontra il mare

Tutte le stelle di questa montagna
così piccole e vicine saluterò
fino a quando dalla pianura
fino a quando non potranno
più sentire
e sarò lontano da questo cielo
così lontano da non poterci tornare
molto vicino al punto
al punto esatto dove
il fiume accarezza il mare
Molto vicino al punto
molto vicino a dove
il fiume incontra il mare

Ma chissà
dove il fiume incontra il mare

Tutto a posto ! Tappa di relax per Goletta Verde

Undici campioni prelevati, un solo sforamento per i parametri inerenti la balneazione delle coste emiliano-romagnole, gli unici che interessano in questo periodo di chiappe al sole.
I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali ed Escherichia coli), gli stessi che alla fine di luglio hanno scatenato la bagarre tra operatori del turismo ed enti preposti al controllo, ovvero ARPAE. I volontari di Legambiente hanno eseguito il loro campionamento il 19 luglio, una settimana prima del fatidico 26 luglio, che ha rilevato lo sforamento dei campioni istituzionali e la non balneazione per un giorno di diverse spiagge emiliano-romagnole.
Quindi nessun possibile confronto, nessuna polemica. Tra l’altro il portavoce di Goletta Verde ha giustamente rimarcato che la campagna di Legambiente, da sempre, ovvero da ben 36 anni, intende sensibilizzare la pubblica opinione si temi connessi alla salute del mare, non sovrapporsi a chi, istituzionalmente ha il compito
di vigilare sulla salute pubblica.
 
All’affollata conferenza stampa, allestita sull’imbarcazione, era presente anche il Direttore di ARPAE, Giuseppe Bortone, che ha provato a spiegare lo sforamento della scorsa settimana. Diversi i fattori concomitanti: alte temperature, calma del vento e quindi del mare, forte stratificazione delle acque, con assenza di rimescolamento, siccità. Restano i problemi del mare, quelli che Legambiente puntualmente risolleva ad ogni passaggio sulle coste: erosione, subsidenza, microplastiche disperse nelle acque sempre più calde. Ma sulle nostre coste – e non solo – si continua a costruire, facendo finta che nulla stia accadendo. Fino alla prossima tappa di Goletta Verde.

Cover: La prima maglietta di Goletta Verde disegnata da Andrea Pazienza

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Alberto Poggi

Fisico di formazione, strimpellatore di chitarre per diletto, scribacchino per passione. Ho attraversato molte situazioni e ruoli nella mia vita. Da due anni sono ufficialmente un pensionato, ma non penso nemmeno lontanamente di andare in pensione con la testa. Non preoccupatevi però, sono un pigro nella scrittura.

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Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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