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Ferrara film corto festival

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Oltre vent’anni fa l’architetto Mario Botta aveva immaginato di aprire il retro del porticato di piazza Municipale per consentire il passaggio pedonale diretto a una riqualificata piazza Cortevecchia. Qualche anno fa la proposta è stata rispolverata dal sindaco Sateriale, ma non se n’è fatto nulla.

Qualcosa però andrebbe realizzato per rendere più gradevole la piazzetta. Magari non sarà proprio quella di Botta la soluzione de adottare, ma il ragionamento va sviluppato.
In questo caso i termini della questione sono sostanzialmente diversi rispetto a quelli da noi considerati in precedenza per altri ambiti del centro come piazza Savonarola, via della Volte o il Giardino delle duchesse.
Piazza Cortevecchia è oggettivamente bruttina e non c’è un patrimonio storico-monumentale da salvaguardare. Però è uno spazio a ridosso dei principali monumenti cittadini e deve essere rivivificato. Il parcheggio è utile, su questo si può essere d’accordo. Se non c’è modo o volontà (come da anni ipotizzato) di trasferirlo, per esempio, nell’area del mercato coperto (altro contenitore da ripensare), ecco che per piazza Cortevecchia si può ipotizzare un utilizzo promiscuo che riservi alle auto uno spazio di sosta parziale o sotterraneo o limitato ai giorni feriali. Quantomeno nei week end e in occasioni particolari la piazza potrebbe magari essere adibita a spazio mercatale: per uno stabile mercatino delle erbe e della frutta che a Ferrara mancava (e si è in parte recuperato in piazza Municipale di cui Cortevecchia nel caso risulterebbe un’estensione) o per altre attività commerciali. Oppure la piazza potrebbe diventare luogo di incontro e di conferenze al’aperto durante i tanti eventi che interessano la città… Prospettive di questo tipo e le tante alternative che si possono immaginare, impongono ovviamente un maquillage preventivo in termini di arredo urbano della zona: luci, piante, installazioni, pavimentazioni…

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Un progetto di trasformazione di piazza Cortevecchia nel ‘rendering’ dello studio di architettura Giuseppe Serrao

Il senso dell’operazione sta nel ricucire una cesura. Via Cortevecchia e via Garibaldi sono due fra le principali arterie pedonali di accesso al centro storico. Andrebbe chiuso il cerchio, motivando ferraresi e turisti a completare il giro, percorrendo cioè anche il secondo tratto – ora snobbato – di via Cortevecchia fino a via Santo Stefano per poi immettersi in Garibaldi.

L’idea della ‘vasca’ andrebbe prima di tutto a vantaggio dei commercianti della zona e consentirebbe al contempo un piccolo ampliamento del centro.
Operazioni analoghe, sviluppate in scala, risulterebbero significative. La vasca per eccellenza attualmente è una: corso Martiri, Listone, Bersaglieri per poi richiudere il giro in corso Giovecca perché proprio si deve (ma quel tratto del corso pedonalizzato sarebbe mille volte più attraente!).
Ma non basta: è necessario diversificare e moltiplicare i percorsi, rendendoli appetibili. Tanto per esemplificare, via Mazzini è affollatissima, ma arrivati in Terranuova si torna indietro: bisognerebbe invece indurre il passaggio verso via Scienze e via Carlo Mayr con rientro in San Romano. E sull’altro versante favorire il ritorno dalla gradevole via Contrari o da via Romei in contiguità con Voltapaletto. Analoga logica vale per Porta Reno, via Volte, via Santo Stefano…

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Piazza Cortevecchia oggi

L’idea di centro, in sostanza, va dilatata coinvolgendo nella pianificazione e nell’indispensabile adeguamento degli arredi urbani le tante suggestive vie che fanno da cornice al nucleo monumentale. Gioverebbe, questo, per ridefinire l’ormai stantia configurazione dello spazio centrale e fornire nuove suggestioni di fruizione e di visita. A vantaggio della città e dei vari suoi operatori economici: negozianti, esercenti, ristoratori, artigiani…

Nell’immagine in primo piano, un’ipotesi di riassetto di piazza Cortevecchia nel ‘rendering’ dello studio  di architettura Antonio Ravalli

Ferrara film corto festival

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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