Skip to main content

Che cos’è il paesaggio? tutti ne parlano, tutti lo vogliono, tutti sanno cos’è, ma chiunque ne dà una definizione diversa, allora prendiamo il testo dei testi, wikipedia, e proviamo a capirci qualcosa. È interessante notare che la prima voce presa in esame nella pagina è la definizione del paesaggio stabilita dalla Convenzione europea del paesaggio (2000 – ratificata dall’Italia nel 2006), perché in questa occasione è stata sottolineata la consistenza percettiva del paesaggio a prescindere dalle sue qualità.
Cosa significa? Innanzitutto che il paesaggio non è un oggetto che si può tenere in mano, ma è qualcosa che esiste se c’è un occhio umano che lo guarda, in pratica il paesaggio è quello che noi vediamo del territorio che ci circonda. Questo implica tantissime cose. La prima è che ogni persona vede quello che vuole e quello che può vedere: un geologo in vacanza con la famiglia, probabilmente vedrà cose totalmente diverse da un geologo durante un sopraluogo di lavoro. Se paesaggio è ciò che vediamo, questo fa crollare l’idea che il paesaggio debba essere solo bello. In questo caso wikipedia cade nella trappola e mette nella pagina solo immagini di stereotipi paesaggistici, ovvero, le cartoline. Le cartoline, sono state un mezzo straordinario per far conoscere le caratteristiche dei luoghi, ma essendo inquadrature (recinti visivi all’interno dei quali mettere o togliere quello che si vuole), hanno diffuso un modo di vedere il territorio evidenziandone solo gli aspetti positivi. Un altro esempio classico sono le foto delle vacanze: le foto più bugiarde della storia. Quante volte ho fotografato monumenti deserti svegliandomi ad ore antelucane o aspettando l’attimo in cui il mio campo visivo venisse colpito da una momentanea catastrofe che eliminasse, per un attimo, il genere umano. Tutto per illustrare stupidamente una bellezza ideale dei luoghi, che spesso non c’è più, o che semplicemente si è trasformata in qualcos’altro. La fontana di Trevi a Roma è un luogo magico, ma il paesaggio urbano e umano che chiunque può sperimentare dalle otto di mattina in poi è quello di un carnaio. Quindi è molto importante accompagnare la parola paesaggio da un aggettivo e, soprattutto, cominciare ad accettare l’idea che paesaggio sia tutto, il bello e il brutto.
La seconda osservazione sempre relativa al fatto che il paesaggio sia qualcosa di legato alla percezione, è che diventa molto difficile da progettare. Esiste la professione dell’architetto paesaggista (spesso confusa o compresa con quella di architetto di giardini), un professionista in grado di leggere la complessità di un luogo e, dopo un’accurata analisi, sapere indicare le linee per trasformarlo in modo equilibrato. Per quello che riguarda l’inserimento delle grandi infrastrutture, c’è molta attenzione per questo aspetto progettuale in Francia e in Germania; invece, per quello che riguarda l’architettura, la tendenza generale è quella di creare dei bellissimi e immensi soprammobili di design urbano che si possono stanziare in modo indifferenziato a Dubai come a Reggio Emilia. Il mio mestiere sarebbe quello di paesaggista, ma nel tempo mi sono resa conto che ogni persona è un paesaggista. Ogni gesto che facciamo, anche il più banale, incide sull’immagine del luogo. Se sporco il marciapiede o stendo i panni alla finestra, creo automaticamente una trasformazione in positivo o in negativo sul paesaggio. Il bel paesaggio è dunque una responsabilità corale. Quando mia mamma guarda la campagna intorno a casa mia, sorride e dice: “Questa è ancora una bella campagna, si vede che è una campagna amata.” Ed è vero, perché ci sono ancora tanti contadini che la curano e ne sono responsabili. Forse la salvezza dei nostri luoghi, non sarà la conservazione dei luoghi intesa come imbalsamazione del paesaggio passato com’è tramandato dalle cartoline, con lo scopo di offrirlo come carne in pasto ai turisti, ma la cura, cura della strada, della città, dei luoghi; cura che è vita, lavoro quotidiano, rispetto, responsabilità civile di tutti, l’unica cosa che fa veramente la cultura di un luogo e del suo paesaggio.

[Foto in evidenza, Ferrara – profilo della Montedison al tramonto, autore Raffaele Mosca]

tag:

Giovanna Mattioli

È un architetto ferrarese che ama i giardini in tutte le loro forme e materiali: li progetta, li racconta, li insegna, e soprattutto, ne coltiva uno da vent’anni. Coltiva anche altre passioni: la sua famiglia, la cucina, i gatti, l’origami e tutto quello che si può fare con la carta. Da un anno condivide, con Chiara Sgarbi e Roberto Manuzzi, l’avventurosa fondazione dell’associazione culturale “Rose Sélavy”.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it