“Tu cerchi l’androgino”. Marco glielo dice mentre le consegna il sacchetto di mele e sistema un ramo d’alloro sul banco delle verdure al mercato. Lei rimane sorpresa con la frutta in mano, si conoscono poco e vorrebbe la conferma di avere capito bene.
“Hai presente quando l’uomo e la donna erano una cosa sola?” le chiede.
“Tipo il Simposio di Platone?” azzarda lei che è l’unica cosa che sa sull’unità di uomo e donna.
“Quasi, ma molto prima, alle origini di tutto”. Marco sorride e le racconta di un tempo senza tempo in cui l’androgino era qualcosa di indistinto, informe e unico.
Lei ascolta e ricorda il mito platonico dell’essere completo, perfetto, separato da Zeus e destinato a cercarsi per sempre.
“Ecco, ti vedo un po’ così, alla ricerca di qualcosa, di un’unità”.
Lei non sa come Marco possa averlo intuito, si sono visti solo un paio di volte, però a pensarci è vero, quell’idea di complementarietà sfuggita la conosce. Ama il diverso da sé perché pensa che se in coppia due persone sono troppo simili, una delle due rischia di perdersi scomparendo nell’immagine riflessa nell’altro. Preferisce un punto di vista completamente differente e quindi complementare al suo, una versione delle cose che parta dal lato opposto e non da un angolo coincidente.
Mentre Marco continua a raccontare il mito dell’androgino, lei passa in rassegna quante volte, invece, ha voluto cercare se stessa nell’altra persona, naufragando in qualcosa di scontato. Quanto più il quadro di insieme sembrava ben fatto e somigliante, tanto più si sgretolava con poco, un meccanismo inceppato che tornava sempre allo stesso prevedibile punto di partenza.
Ma un’occasione c’era stata in cui si era detta siamo troppo diversi, non si può fare, ed era stata l’unica che le aveva dato l’impressione di cogliere la meraviglia che mancava, la complementarietà come nell’androgino, un cammino verso l’unità.
E voi cosa cercate nell’altro? Qualcosa di simile a voi o di sconosciuto? Che incontri vi sono capitati?
Potete scrivere a: parliamone.rddv@gmail.com
Riccarda Dalbuoni
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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