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La partita ItaliavsBruxelles si è conclusa con un risultato non inedito, uno -0,4% che ribadisce un trend inaugurato in precedenza da Berlusconi e Renzi. Diversi premier dall’attacco scompaginato e nessun vero Ronaldo per sfondare la difesa della Commissione europea che invece è forte, ha in mano le leve del potere e non è disposta a cedere quando si tratta di scendere in campo contro l’Italia.
Quindi perché non prendere finalmente e definitivamente le sue indicazioni come leggi costituenti? Eviterebbe oltretutto di vedere i nostri Presidenti del Consiglio andare allo sbaraglio come dei novelli Don Chisciotte che poi tornano a casa con la coda tra le gambe.
Le manovre italiane, a differenza di quelle francesi, vanno realisticamente elaborate a ‘saldi invariati’, cioè devono essere sviluppate senza creare debito, all’interno di un sostanziale pareggio di bilancio. Lo Stato italiano è stato ridotto a comportarsi come il droghiere all’angolo, l’aberrazione Stato = famiglia in eurozona (e solo qui!) è realtà.
Allora accettiamo di essere in gabbia, che non siamo capaci di uscirne qualunque sia la guida politica, e proviamo pacatamente a partire dalla contabilità, quindi dall’ultimo Def, per capire cosa si potrebbe migliorare.

Come si vede dai riquadri in rosso, paghiamo e mettiamo in bilancio una cifra spropositata in interessi sul debito pubblico che, tra le tante cose, ci privano della possibilità di attuare politiche economiche autonome. I riquadri blu ci mostrano che la spesa diminuisce ogni anno rispetto a quanto entra da tasse e balzelli vari che sono invece rappresentati nei riquadri verdi.
Dall’avanzo primario (blu) si evince che lo Stato è un ‘buon padre di famiglia’ perché spende meno di quello che incassa ma, nonostante questo, continua a indebitarsi a causa degli interessi sugli interessi (rosso). Inoltre questi interessi non tendono a calare ma anzi si alzano a ogni minimo starnuto dell’economia mondiale, come abbiamo imparato dagli avvenimenti degli ultimi dieci anni, nonostante il papà chieda sempre più soldi alla sua famiglia (riquadri in verde).

La spesa per interessi è diventata la terza spesa dello Stato, subito dopo pensioni e sanità, e questo papà, per migliorare la situazione, accetta di andare a lavorare fino a 70 anni con una pensione più bassa ed evita di spendere in medicine. Propone poi alla moglie e ai figli la sua ricetta ‘miracolosa’ dicendo che in futuro staranno tutti molto meglio lavorando di più ed evitando di disturbare il pronto soccorso.
Ma come mai non pensa di agire sul debito che, invece, è l’unica spesa improduttiva per lui e la sua famiglia in quanto si sta indebitando da quarant’anni non per comprare l’auto, le scarpe, le palline per l’albero di Natale ma solo per pagare interessi sugli interessi?
Chiaramente il ragionamento è valido solo in contesto eurozona perché basterebbe avere una Banca Pubblica oppure che la Bce avesse voglia di continuare a comprare titoli di stato e allora il resto dell’articolo non avrebbe senso. Qui si cerca solo di evidenziare l’inerzia (o l’inezia) politica degli ultimi decenni e quindi si accetta che la situazione attuale sia scritta sulle tavole di Mosè, come del resto la Commissione europea sembra volerci far credere.

Dunque, fatta la necessaria premessa, riprendendo il discorso e rimanendo sulla contabilità, quale padre di famiglia va in banca per chiedere un mutuo e accetta la prima proposta che gli viene offerta? Penso nessuno, invece è più o meno quello che fa lo Stato italiano quando vende i sui titoli di Stato. Abbiamo infatti un sistema che prevede che tali debiti vengano in primis acquisiti dagli ‘specialisti dei titoli’ (mercato primario) e solo in seconda istanza da tutto il resto del mondo, cittadini compresi (mercato secondario). Dopo aver ristretto la possibilità di partecipazione alle aste e quindi aumentato la possibilità che aumentino gli interessi da pagare per mancanza di concorrenza, si stabilisce che il metodo da utilizzare per le vendite sia quello dell’asta marginale invece di quella competitiva.
Attualmente i ‘nostri’ specialisti sono i seguenti:

Banca Imi S.p.A
Barclays Bank Plc
Bnp Paribas
Citigroup Global Markets Ltd
Crédit Agricole Corp. Inv. Bank
Deutsche Bank A.G.
Goldman Sachs Int. Bank
Hsbc France
Ing Bank
Jp Morgan Securities Plc
Merrill Lynch Int
Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese S.p.A
Morgan Stanley & Co Int. Plc
NatWest Markets Plc
Nomura Int
Société Générale Inv. Banking
UniCredit S.p.A

Queste banche, per ricavare il massimo possibile, non hanno che da mettersi d’accordo sulle offerte da presentare, infatti l’asta marginale che dovranno affrontare funziona pressappoco così: se c’è una emissione per 200 miliardi di euro di btp e vengono richiesti lotti al tasso del 3%, del 4% e del 5%, alla fine tutti i lotti vengono assegnati per il tasso offerto sull’ultimo lotto, ovvero tutto il debito produrrà interessi futuri per il 5%.
In Germania vengono invece preferite le aste competitive, il che garantisce già di poter controllare meglio gli interessi. E se non vengono venduti tutti i titoli? In Italia si rifà l’asta, e si può immaginare con quali risultati sugli interessi, mentre in Germania interviene la Bundesbank che congela l’invenduto classificandolo come “conto future vendite”, non potendolo comprare sul mercato primario per le regole dell’eurozona, per poi collocarli con comodo sul mercato secondario.
Nelle ultime aste i nostri vicini hanno invitato le seguenti banche/Istituti:

Bnp Paribas S.A.
Commerzbank Aktiengesellschaft
Nomura International plc
Hsbc France S.A.
UniCredit Bank Ag
Deutsche Bank Aktiengesellschaft
Citigroup Global Markets Limited
Goldman Sachs International Bank
Barclays Bank Plc
J.P. Morgan Securities plc
Dz Bank Ag Deutsche Zentral-Genossenschaftsbank
Morgan Stanley & Co. International plc
The Royal Bank of Scotland plc
Société Générale S.A.
Merrill Lynch International
Danske Bank A/S
Crédit Agricole Corporate and Investment Bank
Landesbank Baden-Württemberg
Bankhaus Lampe Kg
Rabobank International
Banca Imi S.p.A.
Ing Bank N.V.
Abn Amro Bank N.V.
Landesbank Hessen-Thüringen Girozentrale
DekaBank Deutsche Girozentrale
Girozentrale Natixis
Ubs Limited
Norddeutsche Landesbank Girozentrale
Bayerische Landesbank
Jefferies International Limited
Banco Santander S.A.
Mizuho International plc
Nordea Bank Ab
Banco Bilbao Vizcaya Argentaria S.A.
Scotia Bank Europe plc
Oddo Bhf Aktiengesellschaft

Se sembrano di più e perché lo sono. 36 banche, più del doppio di quelle invitate dal Ministero del Tesoro italiano. A queste si aggiungono tutte le banche dei Lander e gli istituti centrali tedeschi.
Il nostro Stato sbaglia nello scegliere il tipo di asta, preferendo il sistema che fa salire gli interessi e accumulare conseguentemente più debito, e sbaglia invitando alle aste solo pochi competitors, falsando il mercato… a suo netto svantaggio.
Insomma, come dire, non abbiamo attaccanti che riescano a segnare nella porta avversaria ma neanche buoni difensori, visto che continuiamo a farci autogol.

in copertina elaborazione grafica di Carlo Tassi

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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