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Tre quaderni grandi come fogli protocollo con una copertina in cartoncino giallognolo e, dentro, la rigatura rettangolare per i conteggi commerciali tutta riempita da una calligrafia fitta fitta che – pagina dopo pagina – costruisce uno dei romanzi più famosi di Giorgio Bassani: “Gli occhiali d’oro”. Eccoli lì, giovedì 9 marzo 2017, quei quaderni compilati a mano sul vetro del tavolone ovale della sala di Giunta, nel Municipio di Ferrara. Con molta disinvoltura li tira fuori da una busta di carta marroncina Portia Prebys, compagna dello scrittore nella seconda lunga parte della sua vita, che racconta di averli trovati da un privato e di averli acquistati per farne dono al Comune. Top secret il prezzo che li avrebbe pagati (“comunque molto meno del loro valore”) e top secret pure l’identità della persona che se li sarebbe trovati tra le mani, salvo il fatto che “no – racconta Portia – non era la stessa persona a cui Giorgio li aveva donati in origine, come faceva sempre con i manoscritti delle sue opere, che dava a chi riteneva avesse svolto un ruolo importante per lui, una volta che ne aveva rielaborato il contenuto in una o più copie scritte a macchina, fino alla stesura finale che consegnava all’editore”. L’obiettivo è di conservare il manoscritto originale e metterlo a disposizione in forma di copia identica per gli studiosi che ne faranno richiesta al Centro studi bassaniani allestito nel palazzo di via Giuoco del pallone 15, nel centro medievale di Ferrara. Lì con altre due donazioni l’insegnante americana ha già fatto confluire libri, carte e arredi che hanno accompagnato lo scrittore fino agli ultimi anni della loro vita insieme, a Roma.

Donazione del manoscritto originale de “Gli occhiali d’oro” di Giorgio Bassani al Comune a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)

Dà un po’ di batticuore vedere la calligrafia dello scrittore su quelle pagine di comune quaderno, sapere di stare affacciandosi sul punto esatto in cui uno dei suoi romanzi più famosi ha avuto inizio, pensare di potere assistere a tutto il processo che ha dato forma alla storia. Su quelle righe si coglie lo scorrere incalzante dell’inchiostro blu che compone le parole scritte con caratteri piccoli e un po’ spigolosi, modella le frasi cancellate e quelle aggiunte. “Qui si vede la rivincita della scrittura a mano sull’E-book, che invece fa svanire nel nulla tutto il lavoro di elaborazione che sta dietro alla composizione di un’opera”, commenta soddisfatto Gianni Venturi, già docente di letteratura italiana all’Università di Ferrara, che insieme con la Prebys è curatore del Centro studi.

Pagina finale degli “Occhiali d’oro” nel manoscritto donato al Centro studi bassaniani (foto Ufficio stampa del Comune di Ferrara)
Pagina finale degli “Occhiali d’oro” pubblicato all’interno del volume “Le storie ferraresi” (Einaudi, 1960)
Angelo Andreotti, Giovanni Lenzerini e il sindaco Tiziano Tagliani ricevono la Donazione del manoscritto de “Gli occhiali d’oro” di Giorgio Bassani da Portia Prebys
Donazione del manoscritto originale de “Gli occhiali d’oro” di Giorgio Bassani in Comune a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
Portia Prebys dona il manoscritto originale de “Gli occhiali d’oro” di Giorgio Bassani in Comune a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)

Portia spalanca le pagine del terzo e ultimo quaderno, il sindaco Tiziano Tagliani ne apre un altro e il direttore dei musei civici d’arte antica Angelo Andreotti un altro ancora. Li mostrano agli occhi di giornalisti e fotografi, ma non li mollano. “Sarà l’ultima volta che li potrete vedere così da vicino”, ammonisce sorridendo un po’ possessivo Venturi. Perché lo studioso e critico letterario fa notare che, dopo questo momento di presentazione, i quaderni verranno messi sotto chiave, a temperatura e umidità controllate, tra le mura di Casa Minerbi che, per il momento, non è ancora aperta al pubblico. “Ma lo sarà presto”, rassicura il dirigente del Settore comunale delle Attività culturali, Giovanni Lenzerini, che proprio un anno fa aveva voluto aprire il Centro per due giorni ai visitatori, perché tutti potessero vedere il salotto dove Bassani riposava, lo scrittoio su cui lavorava e gli scaffali pieni delle diverse edizioni dei libri suoi e di quelli che amava e che sono stati in qualche modo punti di riferimento della sua scrittura: “In via Giuoco del pallone – continua Lenzerini – è già stata trasferita tutta la biblioteca e il fondo archivistico. Manca la risoluzione di alcuni problemi di ordine tecnico, di impiantistica, e l’attivazione dell’ascensore a garanzia di una completa accessibilità. Ma contiamo di potere aprire in tempi molto rapidi, anche se non altrettanto rapidi di questo dono”.

Donazione del manoscritto originale de “Gli occhiali d’oro” di Giorgio Bassani in Comune a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)

La presentazione finisce, ma il piccolo pubblico presente sembra faticare ad allontanarsi, a staccare gli occhi da quei fogli rilegati, come se ognuno volesse carpire qualcosa di più, un piccolo scoop o un dettaglio illuminante. Portia li tiene saldi, ma concede la visione di alcune pagine, quella di apertura con la scritta della marca (Scia) sopra al quaderno, che – racconta – “Giorgio Bassani andava a comprare sempre dalla Cartoleria sociale, il negozio che fino a pochi anni fa era in corso Martiri della libertà e dove lui ha continuato a servirsi anche dopo che ci siamo conosciuti nel 1977 per l’acquisto di fogli e penne ogni volta che venivamo a Ferrara”. È lei che fa notare come in copertina sia riportato un altro titolo (“Una brutta fine”), poi da lui stesso rimpiazzato dal definitivo “Gli occhiali d’oro” scritto a penna sotto alla sua firma. La signora mostra la pagina finale e si coglie il commento del romanziere, consapevole di essere arrivato alla conclusione di questa fatica, che scrive: “Milano, 27 ottobre 1957, ore 11 di sera, after her no” e poi, sotto, “Respirai profondamente”. Anche molti dei presenti sospirano mentre un quaderno dopo l’altro tornano a essere riposti nella busta. Il manoscritto se ne va, ma per restare insieme ai fogli dell’atto notarile che Portia ha firmato rendendo definitiva la donazione dell’opera al Comune di Ferrara, alla città e a tutti quelli che l’amano e l’hanno amata attraverso queste pagine.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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