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Southlonestar. Texas Lone Star. PeterMagLob. United Muslims of America. La lista potrebbe continuare. Questi sono solo alcuni dei migliaia di account fake, cioè falsi, che sarebbero stati creati per scopi precisi, da agenzie filogovernative russe. Il loro compito: creare astio, aumentare i sentimenti razzisti e xenofobi, dare credito ai partiti populisti. Sono saliti alla ribalta nel 2016, con le elezioni di Donald Trump, che sembra essere stato ‘sponsorizzato’ dal governo del Cremlino.
Purtroppo le ingerenze non si sono limitate alla sola campagna elettorale americana: basti pensare che Southlonestar ha commentato una foto fatta dopo l’attentato sul ponte di Westminster che mostrava una donna musulmana che se ne andava ‘ignorando’ quello che stava accadendo. In realtà la spiegazione del fotografo Jamie Lorriman fu chiara, attribuendo il comportamento alla paura di quei momenti, al non voler essere di intralcio e, soprattutto, come lei, molta gente scappava via cercando di non guardare, impressionata dagli avvenimenti. L’odio scaturito dai commenti di Southlonestar non si è fatto attendere e soprattutto questa foto con il suo commento diventò virale. Era il marzo 2016. Sono passati mesi e ora è venuto fuori che questo sarebbe uno dei 2700 troll del governo russo. Un problema evidente, spesso banalizzato da Putin con un “Non ne sappiamo nulla. E’ tutto falso”. Ma qui di falso ci sono solo i migliaia di utenti creati per scopi precisi.

Nelle ultime ore anche un altro scoop, che sembra infittire ancor di più la trama del cosiddetto ‘Russiagate‘ è venuto a galla: sembra infatti che Trump jr. abbia avuto uno scambio di messaggi con Wikileaks, scrive The Atlantic, e che quest’ultima abbia addirittura consigliato un post da pubblicare al padre che era candidato alle presidenziali.
Un quadro losco, che si insinua nei meandri del deepweb, una rete di falsi nomi, account nati con lo scopo di impaurire, destabilizzare. Governi che giostrano i marchingegni di quello che sembra essere un copione di un film alla 007 e non la realtà dei fatti. Si perché di questo si tratta: la realtà dell’incertezza. La nuova era della ‘post-verità’. Questa nuova fase dove, purtroppo, i governi hanno capito la forza delle notizie, soprattutto se false, sul web. Non può di certo rincuorare il nuovo rapporto del think tank ‘Freedom House’ sulla libertà online. In questo resoconto si accerta che i governi di almeno 30 Paesi, tra i quali spiccano Russia, Cina, Turchia, Venezuela e Filippine, avrebbero usato manipolazioni di informazioni sul web con commentatori a pagamento, troll, bot e fake news. Purtroppo ciò non si ferma solo al mondo online perché le elezioni in almeno18 Stati, continua il rapporto, sarebbero state manipolate con questi mezzi. Il report segnala che anche in Italia ci sarebbero state questo tipo di ingerenze. Una situazione che appare sempre più drammatica e che non lascia ben sperare per il futuro soprattutto per noi in vista delle elezioni governative del 2018.

Una domanda a questo punto sorge spontanea: saremo realmente liberi di votare oppure saremo stati vittima dell’ennesimo troll?

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Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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