Skip to main content

Code che scodinzolano, occhi che ti scrutano, musi puntati all’insù per sentire un odore. E’ la scena consueta di qualsiasi canile e quello comunale di Bologna non fa eccezione. Salvo che la storia che andiamo a raccontare è straordinaria e un po’ commuove. E’ la vicenda di 22 cani e 15 gatti vittime anche loro del terremoto e dal maltempo d’Abruzzo. Da pochi giorni sono a Bologna in attesa di una casa, pronti a regalare gioia a chi decida di accoglierli.
Ho un debole per questi quadrupedi: ne ho già quattro e qualcuno di loro lo avrei preso volentieri con me.

“In Abruzzo, come in molte altre zone d’Italia – spiega Lilia Casali, presidente di Animal Liberation, l’associazione animalista che ha preso in gestione dal 2013 il canile – le strutture sono sovraffollate, si fanno poche adozioni e i cani rimangono imbrigliati in quello che è il ‘business dei canili’: i gestori privati guadagnano in base ai cani che hanno perché ricevono una cifra per ogni animale presente, quindi cercano di spendere il meno possibile per ogni cane ma anche di aver il maggior numero di soggetti. I cani non escono mai dai box, i gestori non fanno le pulizie oppure lavano i box con i cani all’interno bagnandoli e spaventandoli. Non c’è riscaldamento, rifiutano i volontari, scoraggiano le adozioni mediante l’apertura in orari scomodi per il pubblico. Tutto questo avviene nella latitanza e certe volte connivenza dei Comuni, che ciononostante danno soldi pubblici a canili che praticano queste azioni. Sono cani prigionieri, una piaga che colpisce tutta l’Italia, ma in quelle zone si ha una maggiore concentrazione di questi canili-lager. I cani arrivati da noi sono in dimora definitiva, e speriamo trovino presto qualcuno che li adotti. Abbiamo una capienza di 200 posti ma solo 145 cani presenti (compresi abruzzesi), e così possiamo offrire ospitalità a cani bisognosi. Ci sono anche 15 gatti provenienti da Pescara.”

La situazione dei canili qui a Bologna com’è?
“A Bologna e in altri comuni della zona non si danno più soldi in base ai cani, ma si dà una cifra forfettaria. Il gestore quindi qui ha tutto l’interesse a farli adottare, e i volontari sono uno strumento utilissimo perché trovano adozioni e sorvegliano anche i processi di pre e post affido. Il Comune di Bologna poi rimborsa le fatture che il gestore presenta a fine mese dimostrando di aver speso i soldi effettivamente per gli animali, ma solo fino a un tetto massimo. Quest’operazione di salvataggio non peserà sulle tasche dei cittadini, perché se superiamo il budget, i soldi li metterà l’associazione, come spesso è capitato. La nostra è una gestione limpida e trasparente.”

Conosce la situazione nel ferrarese?
“Nel ferrarese non ci sono cattive gestioni. Secondo quanto ci riferiscono ferraresi che si sono rivolti a noi, chi opera lo fa con serietà e sistemi più ‘tradizionali’ rispetto a noi. Sono un po’ più diffidenti rispetto al pubblico, per cui le adozioni fanno un po’ più fatica a farle. Un’altra grossa problematica segnalataci dalle vostre zone riguarda il costo per ridare un cane: per valersi del diritto di rinuncia di proprietà, che la legge regionale 27/2000 prevede, qui a Bologna un cittadino spende per un cane 150 euro e 80 per un gatto, nel ferrarese servono diversi mesi e le spese arrivano fino a 2000 euro. Questo crea una situazione pericolosa per il cane. I motivi per rinunciarci possono essere tanti, ma si deve mirare sempre alla salvaguardia dell’animale per impedire che gente senza scrupoli arrivi ad abbandonarlo. Noi quindi, non potendo prendere cani da Ferrara o altri Comuni, quando riceviamo queste segnalazioni ci attiviamo per farli direttamente adottare senza far passare il cane (o gatto) dal canile. Ci arrivano anche segnalazioni di canili dove un cittadino deve dare 3,50 al giorno, fin quando il cane starà nel canile, il quale spesso ostacola le adozioni e quindi si arriva a spendere cifre esorbitanti.”

E’ stato complesso l’iter per far arrivare i cani e i gatti dall’Abruzzo?
“Sì, è stato molto impegnativo. Abbiamo chiesto l’autorizzazione all’assessore Luca Rizzo Nervo per far arrivare questi animali dalle zone colpite dalle calamità e dopo che ci è stata concessa sono passate diverse settimane. Inizialmente ci eravamo orientati sul canile di Fallo che sappiamo essere un posto con condizioni precarie per le condizioni di vita dei cani, che spesso vengono addirittura nutriti tutti insieme creando situazioni di aggressività e pericolo fra gli animali. In alcuni canili addirittura non si fanno le prove per la compatibilità caratteriale tra i cani che vivranno nello stesso box, e quindi si giunge fino allo sbranamento tra di loro a causa anche dello stress per le condizioni di vita. Sono cani imprigionati. E, a riprova, dal canile di Fallo non siamo riusciti ad avere cani… Quelli arrivati qua provengono da Popoli, Sante Marie (che accoglie cani da diversi comuni), Picciano, Rocca san Giovanni, Carsoli, Cappadocia, oltre ai già citati gatti di Pescara”.

Come mai è passato tutto questo tempo?
“Il tempo trascorso è stato causato dalla lentezza di alcuni Comuni, il canile di Fallo ha avuto addirittura la solidarietà dell’amministrazione e quindi non si è fatto nulla, o situazioni come quella a Luco dei Marsi, dove il sindaco aveva richiesto ad una vigilessa di compilare la richiesta (il Comune di Bologna come unica clausola aveva richiesto che fossero i Comuni dell’Abruzzo a fare domanda di trasferimento) ma quest’ultima non solo ha perso tempo ma dopo svariate settimane ci ha detto che il sindaco non vedeva questa situazione chiara e quindi non ci ha concesso di poter portare i cani a Bologna. Anche altri sindaci si sono comportati allo stesso modo. Infine per riuscire ad avere tutte le richieste e far partire il furgone autorizzato, molto costoso, abbiamo dovuto aspettare moltissimo tempo. Siamo partiti con le pratiche a gennaio e i cani sono arrivati il 3 marzo. Purtroppo, negli altri casi gli animali sono rimasti in posti indecorosi. Sottolineo che i canili che non ci hanno concesso il trasferimento sono privati ma convenzionati, dove il Comune paga per il mantenimento con soldi pubblici, ma non vigila sull’operato dei gestori.”

Quali sono stati i criteri di scelta degli animali?
“I gatti arrivati sono stati presi da una signora che ne aveva più di 100, quindi lì si è fatto per ammortizzare il numero e scelti i soggetti più adatti all’adozione. I cani invece sono stati scelti in base alle condizione di salute, quindi cuccioli ed anziani. O cani che presentavano condizioni di salute precaria o stress molto alto. Ci sono anche cani giovani e socializzati ma anche alcuni molto spaventati dalla presenza umana che cercheremo di recuperare. Ci sono poi soggetti che hanno difetti fisici per cure malfatte come una cane con una zampa rigida per una frattura mal ricalcificata, o alcuni con leccamento da stress. C’erano addirittura due cani, maschio e femmina non sterilizzati che vivevano nello stesso box, e dal canile, invece, devono essere sterilizzati. Quindi è evidente da tutto ciò che le condizioni di vita in quei canili erano durissime e non controllate. I cani più socievoli sono sicuramente quelli più anziani comunque.”

Sono ancora tutti in cerca di una casa?
“Alcuni sono già stati adottati, ma ci restano 2 cuccioli e 16 più grandi. E tra i gatti ce ne sono 8 che cercano casa. Sottolineo che noi non possiamo accogliere cani da altri Comuni, tranne che in casi eccezionali come questo, ma possiamo farli adottare in tutta Italia, quindi anche a Ferrara.”

Andandomene osservo gli animali dietro delle sbarre. Mi fa uno strano effetto. E penso a tutti quelli che purtroppo non ricevano le cure e le attenzioni che hanno qua.


Per chi fosse interessato ad eventuali adozioni il contatto telefonico è 051 632 5537 , l’indirizzo del canile è via Bacialli 20 – Trebbo di Reno, Castel Maggiore.

Si parte
L’ingresso del canile di Bologna
L’interno del canile
I box nel canile di Bologna
L’arrivo a Bologna
L’arrivo a Bologna
L’arrivo a Bologna
L’arrivo a Bologna
L’arrivo a Bologna
L’arrivo a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
Alcuni dei cani arrivati a Bologna
tag:

Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it