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Ci si è focalizzati del tutto sulla lunare affermazione del ministro della cultura, su Dante quasi fondatore del fascismo…. I più autorevoli dantisti, si sono incaricati, e divertiti, di smontare questa bufala. Impresa facile, a dire il vero, per contesti storici e valori politici del tutto imparagonabili.
“… se non sai collocare in che secolo ha vissuto Raffaello, non capirai mai l’artista che era..” scriveva Umberto Eco.
Contesto storico di Dante e valori, quindi, che, però, al più eminente intellettuale del governo Meloni, erano ignoti o sfuggiti. Eppure è, o dovrebbe essere, un uomo di cultura, perdio, dicono i suoi… E, in ogni caso, è pur sempre il ministro della cultura. Capisco il grave imbarazzo del governo per la benzina, ma non si può mica piegare perfino Dante alla ragion di stato delle accise…. A meno che l’illustre personaggio, il Ministro, sia davvero quello che si è palesato. E allora, amici della destra al potere, siete ancora una volta messi proprio male.
Perché, a mio parere, la parte più grave della spericolata esternazione del ministro, non sta su Dante (ovviamente di gravità estrema), ma peggio ancora sul….. contorno.
Esibendosi in una arrampicata davvero ardita, ha detto, infatti, che il fondamento della sua tesi, Dante ispiratore del pensiero politico della destra appunto, sta nella comunanza di valori fra il grande fiorentino e i vari Meloni, La Russa e i loro accoliti corifei.
E questo a partire dall’umanesimo dantesco, al rispetto dei diritti umani, delle persone, delle relazioni interpersonali e giù di lì di ciancia in ciancia….
Dante uguale a Meloni /La Russa, insomma.
E il mito del duce e del fascismo, che proprio a destra riemergono così spesso ancora orgogliosamente intatti?
O la nostalgia per il MSI, erede diretto di Salò e del fascismo, che è celebrato con commossi sentimenti nostalgici?
Oppure lo zoccolo duro dell’ elettorato di destra, fatto di Casa Pound, Forza Nuova e la miriade di gruppuscoli neo fascisti e neo nazisti sempre col braccio alzato, e mai veramente condannati?
Tutto questo è fantasia della sinistra, o realtà di ogni giorno nel nostro paese?
La nostra premier ha deprecato le leggi razziali e la shoah, ma, a differenza di Fini, non ha mai condannato il fascismo.
Si è limitata ai frutti, praticamente, ma non ha mai toccato l’albero. Forza Meloni è dura, ma prima o poi ce la farai… Intanto invece plaude ai golpisti Trump e Bolsonaro, due nemici dichiarati della democrazia (leggere interviste…). Amoreggia con Orban e Kashinsky, campioni europei di disprezzo dei diritti…. e in più anche un tantino razzisti: accolgono milioni di bianchi ucraini, e meno male, ma non qualche decina di neri africani…
Potremmo aggiungere tanto ancora. Ma quel Sangiuliano li, è scemo o ci fa? Queste cose le sa’ o è sceso da Marte? Io credo che non può non saperle, anche perché qualche volta le ha dette perfino il suo Tg2…. E allora è solo un problema di onestà intellettuale. Che viene meno quando dignità culturale, spirito di indipendenza e libertà personale, vengono barattati per un po’ di potere e qualche gallone.
Ma sei il ministro, perdio, Sangiuliano! E per giunta il Ministro della Cultura, quello cioè che dovrebbe “illuminare” gli intelletti di tutti, a partire proprio dal governo e fino a tutti noi.
Io, che pure credo di avere sempre avuto il culto delle istituzioni, affermo – cosa che non fregherà a nessuno e soprattutto a lui, lo so – che non lo riconosco come il “mio” ministro della cultura, tanto si è autodelegittinato.
La verità è che l’antico complesso di inferiorità culturale, che la destra ha sempre sofferto (e che, anche in questa occasione, il Nostro si è lasciato sfuggire richiamando l’egemonia gramsciana), ancora resiste. Nonostante che la destra possa vantare fior di intellettuali, ma che, evidentemente più attenta ai muscoli che al cervello, non ha saputo valorizzare come meritavano.
Certo, se crede di recuperare con questi “campioni” di intellettuali, poveri noi e, soprattutto, poveri loro.. Dal Ministro della Cultura, il minimo che ci si aspetta sono due cose: una solida cultura, appunto (e qui già nasce qualche dubbio), e soprattutto onestà intellettuale, dove dubbi non ce ne sono perche’, invece, difetta chiaramente alla grande.
Di sicuro, questo incidente di Sangiuliano, è l’ennesimo e, forse il più significativo e maldestro, esempio della fragilità strutturale e sostanziale di un governo che, nato con tanta sicumera e prosopopea, si rivela ogni giorno sempre più inadeguato alle sfide della realtà, della competenza, della intelligenza come capacità di competere in tempi difficili, in un mondo complesso.
Non durerà i cinque anni che dice la Meloni… Ma se dovesse accadere, dove porteranno questo paese una banda di improvvisati statisti come questa, che ad ogni curva sbanda o sbaglia strada?
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Benito Boschetto

Aretino di nascita, fiorentino di formazione, milanese di adozione. allievo di padre Ernesto Balducci. Top manager in aziende pubbliche e private (Camere di Commercio, Borsa Spa, Società immobiliari, organizzazioni no profit). Analista politico. Socio fondatore della Associazione ONLUS Macondo Ha sviluppato progetti di cooperazione e solidarietà a favore del popolo palestinese.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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