E si ritorna al Laido degli Estensi tra complesse vicende di valige, borse, ricordi da trasportare dall’amatissima Vipiteno. La casa è perfetta. Gli scudieri Ivo ed Antonietta l’hanno resa ancor più accogliente, curandone il giardinetto in fiore tra plumbago, oleandri, gerani, rose, mentre trionfalmente le piccole gardenie in fiore, prezioso regalo di Delberta e Peter, occhieggiano dal balcone nella loro minuta perfezione di fiore più bello del mondo.
Un’aria sospesa aleggia sul borgo: le vie sono più trascurate del solito, palazzi in disuso mostrano l’irresponsabilità del boom anni Settanta, la frettolosità dei pochi passanti incontrati per via dimostra impaccio e qualcosa che sembra turbare la mesta aura che ci circonda.
Preso da questi infausti presagi mi trasferisco al bagno Onda blu, dove da anni ho la mia sede ‘permanente’ direbbe Battiato. La meraviglia. I ragazzi hanno fatto un lavoro straordinario. Il bagno è perfetto. Nemmeno in Versilia ho visto tanta accuratezza e il cibo è ancor più buono.
Ci sdraiamo sulle poltrone a sorbellare il consueto limoncello post prandium ed ecco che le nuvole si stracciano e una luna rossa appare. Meravigliosa. La potete vedere nella foto che apre questo Diario da me scattata. Un altro mondo.
Mi viene a salutare Luca il bagnino economista e filosofo. Ha preso la triennale a Ferrara e ora è in attesa d’intraprendere la specialistica. Gli raccomando il romanzo di Natasha Solomons [Qui], I Goldbaum, che narra trasposta la saga dei Rockfeller. Glielo offro ma lui vuole comprarsi i propri libri, un atteggiamento umanistico sempre più raro.
E nella pace della sera “E ‘a luna rossa mme parla ‘e te“. Sempre più compiaciuto m’abbandono al sonno, nonostante la lugubre cantilena degli albatri, quando rumori infernali, urla, strepiti mi svegliano improvvisamente.
Saprò di mattina dall’amico edicolante la storia infame del pugile suonato. Fa parte degli pseudo-eroi di un giorno, quelli che, come molti ragazzetti incontrati sul viale, esasperano la loro ormonalità tra puzze di piedi, urli scomposti, deliranti maneggi dei telefonini. Non meno da loro le compagne rivestite dalla doppia pelle dei tatuaggi, col ‘lato b’ erto e l’occhio bistrato a richiedere attenzione.
Ma non sono soli. Frotte di ragazze e ragazzi composti si trovano sulla spiaggia, leggono, flirtano, giocano. Come noi un tempo; anche se a loro manca qualcosa che per la mia generazione e quella successiva era essenziale: una attenzione al mondo e al sociale/politico che ha fatto parte del nostro esserci. Ma questo è un altro capitolo del diario.
La mattina seguente finalmente si affronta il viale con i negozi invitanti e la consueta voglia di compere. Entriamo nei negozi, ma in tutti veniamo sbrigativamente serviti con un modo di fare che rasenta la villania. E tra i miei commenti fatti ad alta voce ricorre questo vocabolo, come nuovo titolo del Laido: la città dei villani. E’ solo un attimo, immediatamente fugato dal civile comportamento di tanti fornitori, che si adoperano a farci sentire a nostro agio.
Ma, nel lento svolgersi della mattinata, dopo una coda chilometrica in farmacia, mi accade di perdere un oggetto per me prezioso. Il paio di occhiali Ray-Ban [Qui] comprati negli anni ’80 del secolo scorso alle cascate del Niagara, dove sorgeva la fabbrica di questi occhiali. Mi è stato strappato un ricordo importante. E me ne duole.
Tutto ha un fine; ma perdere i ricordi risulta col tempo sempre più doloroso.
Cover: foto di Gianni Venturi
Per leggere gli altri interventi di Gianni Venturi nella sua rubrica Diario in pubblico clicca [Qui]
Gianni Venturi
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
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