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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


Un cinquantenne e affascinante pittore parigino di successo (Daniel Auteil), torna alle sue radici nella casa d’infanzia della tranquilla e verde provincia francese. Ha un terreno immenso, un giardino meraviglioso che sua madre curava teneramente ma che ora non ha né la voglia né la capacita né tantomeno il tempo di occuparsene. Per evitare il degrado di quel gioiello materno tanto amato, eccolo allora alla ricerca di chi possa aiutarlo, un annuncio che lo porta a rincontrarsi con un vecchio compagno di scuola. Un amico d’infanzia che diventerà il suo giardiniere (Jean-Pierre Darroussin). Ma non solo: un consigliere, un ascoltatore attento, una costante presenza quotidiana che spesso lo farà riflettere e rivedere le cose nella loro reale dimensione. Una storia d’amicizia intensa e profonda.

Due vecchi amici che si inventano due soprannomi, Del Quadro e Del Prato, che evidenziano la loro diversità culturale e sociale, e che ritrovano la antica e gioiosa complicità che da ragazzi li ha tanto uniti. In una delicata dimensione bucolica, in un quadro degno di un pittore impressionista, i due compagni si ritrovano e, trascorrendo molto tempo insieme, si riscoprono nella loro rispettiva complessità e semplicità, ridendo, scherzando, facendo discorsi seri e semiseri e svelandosi il vero valore della vita. L’amico giardiniere ha una visione semplice e onesta del mondo, il pittore, senza grande talento e ispirazione, è più disilluso e aspro. Vedendo ogni cosa attraverso gli occhi dell’altro, ognuno scopre, rivalutandolo, un mondo nuovo. E’ un dialogo (il titolo originale, migliore, è “dialogo con il mio giardiniere”) fra amici, fra un cittadino stressato dalla grande metropoli, e per questo quasi depresso, e un uomo semplice che non si è mai mosso dal suo villaggio d’origine, se non per alcune settimane di vacanza sempre negli stessi posti, con l’amata moglie di sempre. L’uno colto, ricco, sofisticato ma insoddisfatto e sempre alla ricerca di nuove donne, storie e avventure, l’altro semplice, abitudinario ma saggio e sereno. Una storia essenziale, in un’atmosfera minimalista, con una fotografia eccellente e dei colori sgargianti, cullando l’armonia della natura e di conversazioni a volte inattese ma profonde, pacate e coerenti.

Un confronto fra la città trafficata e concitata (e spesso piena di cose futili e inutili) e la vita tranquilla di campagna, con i valori del quotidiano che si scelgono, quelli che contano.Una bella storia di cuore e musica, ma anche di solitudine. Un racconto di tante diversità che convergono, di parole dette e non dette, di sogni sognati e solo sussurrati, di punti fermi che si rivelano fragili e fugaci. Con una fine, però, che non è tanto lieta. Perché la malattia che non perdona colpisce chi meno se lo aspetta, senza scampo, perché le stagioni si chiudono e la fragilità della vita si conferma in tutta la sua terribile e temibile forza.

Malinconico ma intenso e coinvolgente. Da vedere.

 

Il mio amico giardiniere, di Jean Becker, con Alexia Barlier, Daniel Auteuil, Fanny Cottençon, Jean-Pierre Darroussin, Francia, 2007, 110 mn.

 

Ferrara film corto festival

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dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it