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Padri e figli, eterno conflitto

Girato nella campagna laziale, candidato al David di Donatello 2023 come miglior sceneggiatura non originale, Brado, di Kim Rossi Stuart, mette in scena il forte contrasto padre-figlio, in un universo dominato dalla natura, dalla libertà e dalla ribellione.

Un padre indomabile (Renato-Kim Rossi Stuart) come i suoi cavalli e un figlio, Tommaso (Saul Nanni) non si parlano da tempo. Il primo, scorbutico e sognatore, vive, isolato da tutti, in un ranch, Brado, dove gestisce una scuola di equitazione rustica e sgangherata. In quel luogo Tommaso è cresciuto, insieme alla sorella Viola (Sofia Betti), ma entrambi se ne sono poi allontanati.

Il soprannome dato al ranch potrebbe essere tranquillamente quello di Renato. Anche la moglie Stefania (Barbora Bobulova) ha lasciato la famiglia e quel marito testardo ha cresciuto i due figli con l’intento di farli diventare “più forti di lui”. Ora Tommaso viene richiamato al ranch per aiutare il padre, che ha subito alcune fratture, a domare un “cavallo matto” che Renato, arrabbiato con il mondo, considera il suo veicolo di riscatto. Ma per il figlio quel cavallo è solo un’altra delle scommesse perse in partenza da quel genitore burbero e dispotico.

I due si ritrovano per addestrare un cavallo bizzoso e recalcitrante e portarlo a vincere una competizione di cross-country, ma allo stesso tempo provano a sciogliere la rabbia, l’ostilità e il rancore che avevano impedito loro per tanto tempo di essere vicini.

È un difficile percorso a ostacoli quello che deve compiere il cavallo, ma anche quello che padre e figlio devono affrontare per ricostruire l’amore e la vicinanza perduti.

Molti passaggi degni di western alla Clint Eastwood riportano a protagonisti che vivono la vita come una sfida continua, da guerrieri indomiti dove ogni rapporto umano è un duello.

La ricerca continua di un’identità, soprattutto per il figlio, porta a scelte drastiche e a confronti che mettono di fronte a dubbi, interrogativi e spesso, a ben poche risposte.

Un film che getta addosso, con impeto, tutti i sentimenti, tutto quello che si prova, che si vorrebbe dire e che non si dice. Ma che, alla fine, va detto.

Qualche tono cupo e scuro, colori che ricordano i temporali di fine estate, ma anche tramonti crepuscolari e romantici e la fotografia di Matteo Cocco contribuiscono a concretizzare, attraverso immagini contrastanti, la visione del regista. A sostenere la narrazione le musiche di Andrea Guerra.

Segni del tempo, quello passato e quello che passa, quello che si cerca di recuperare. Alla ricerca di sé stessi, lontani ma vicini.

Cavalli selvaggi, regista e attore, che non sopportano le imposizioni, da sempre.

 

Brado, di Kim Rossi Stuart, con Kim Rossi Stuart, Barbora Bobulova, Saul Nanni, Sofia Betti, Federica Pocaterra, Alma Noce, Paola Lavini, Rinat Khismatouline, Alida Calabria, Achille Marciano, Italia 2022, 116 mn.

 

 

Backstage

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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