Giorno: 3 Febbraio 2021

QUANTO COSTA IL VACCINO?
Gli accordi segreti fra Governi europei e Big Pharma. La proposta del Vaccino Bene Comune Globale

 

La situazione e, di conseguenza, la discussione sui vaccini per contrastare la pandemia si è fatta incandescente.  E, come sempre, si moltiplicano prese di posizioni, comunicati, opinioni, molte volte contrastanti, che rischiano di produrre un’insopportabile cacofonia. Forse, allora, bisognerebbe fissare alcuni punti fermi, magari ponendo domande scomode.

1) Perché si sono costruiti contratti con aziende farmaceutiche prima ancora che arrivasse l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’EMA (Agenzia europea del farmaco)? Nei giorni passati abbiamo assistito ad una polemica rovente tra UE e AstraZeneca sul ritardo delle consegne rispetto al contratto sottoscritto, ma l’EMA ha autorizzato il vaccino solo venerdì scorso.
Allo stato attuale, secondo le comunicazioni ufficiali dell’Unione Europea, sono stati sottoscritti contratti da parte della stessa UE per l’acquisto di vaccini da Biontech-Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Sanofi-GSK, Jansenn Pharmaceutica ( Johnson & Iohnson) e CureVac, ma solo i primi 3 sono stati autorizzati. Non c’è dubbio che ci sia stata una corsa forsennata tra Stati e aziende per arrivare in tempi brevi a somministrare il vaccino, obiettivo in sé più che giusto, ma non è che si siano anteposti interessi commerciali e politici, appunto le definizioni contrattuali, alla verifica della loro sicurezza ed efficacia? E’ solo un pensiero malevolo quello, suggerito da molti, che ci siano pressioni perché l’EMA “si sbrighi” a procedere con le suddette autorizzazioni?

2) Perché i contratti sono segretati? Sempre nella polemica tra UE e AstraZeneca sono volate parole grosse tra chi, la prima, ha denunciato l’azienda di violare i patti sottoscritti e la seconda, che per bocca del suo amministrazione delegato Soriot, avrebbe dichiarato che AstraZeneca non ha alcun obbligo rigido con l’Europa  sulla forniture, ma solo un “best offert”, ossia l’impegno a fare del proprio meglio. Ora, chi ha ragione? Perché non vengono resi pubblici i contratti sottoscritti, negati persino ai parlamentari europei, oltre a quello con CureVac e la stessa AstraZeneca, che peraltro sono pieni di molti omissis? Ci sono forse clausole, come adombrato da diversi organi di stampa, per cui le aziende sono tutelate in caso di mancato rispetto del cronoprogramma e addirittura nel caso di eventuali reazioni avverse prodotte alle persone vaccinate, nel qual caso dovrebbero intervenire i singoli Stati?

3) E’ possibile capire meglio quali sono i costi previsti per i cittadini europei, visto che anche questi non sono chiari e che parliamo di risorse pubbliche stanziate dall’Europa, per affrontare la campagna vaccinale? E anche approfondire i prezzi riconosciuti alle varie aziende per la produzione del vaccino?
A quest’ultimo proposito, siamo addirittura in presenza di una sorta di giallo: a metà dicembre la sottosegretaria UE al Bilancio del Belgio Eva De Bleeker ha postato ‘per errore’ sui social uno screenshot in cui erano riportate tutte le cifre, cancellandolo subito dopo. “Volevo essere trasparente, ma forse lo sono stata un po’ troppo”, ha dichiarato poi la De Bleeker.
Ancora più sconcertante la replica del portavoce della Commissaria UE alla Salute  Stefan de Keersmaecker, nel momento in cui ha affermato che “non possiamo pronunciarci, i prezzi dei vaccini sono coperti da clausole di confidenzialità per buone ragioni”, tra le quali il fatto che la Commissione “sta tuttora negoziando con altri produttori”. Sta di fatto che, secondo indiscrezioni, il prezzo dei vari vaccini sarebbe di circa 15 € a dose per Moderna, 12 € per Biontech/Pfizer, 7,56 € per Sanofi/GSK, 10 € per CureVac, circa 7 € per Johnson & Johnson e 1,78 € per AstraZeneca. Come si giustificano tali differenze di prezzo, che variano in un intervallo quasi da 1 a 10?
Sempre per stare in tema di prezzi, desta una certa preoccupazione sentire la risposta dell’amministratore delegato di Pfizer Italia Kerkola che, a fronte del rilievo dell’intervistatore che chiede la ragione per cui lo stesso vaccino sarebbe venduto a 15 € all’Ue, a 19,5 $ agli USA, a 28 $ a Israele e a 10 $ al Sudafrica. Dice Kerkola laconicamente: “I nostri prezzi rimangono riservati”.

Insomma, mi pare ci siano tanti buoni motivi perché trasparenza e informazione corretta siano dovute ai cittadini e soddisfatti i legittimi interrogativi che si stanno addensando su questa vicenda. Ma c’è qualcosa di più che non torna e attiene proprio al modello di fondo, cioè nel sistema di relazione e decisione nel rapporto tra entità statali e aziende.
Provo ad avanzare un’ipotesi: alla base, a me pare ci stia un intreccio perverso tra ricerca del profitto da parte delle imprese e acquisizione del consenso dei cittadini da parte dei singoli governi, dimostrando di fare presto e bene per uscire dalla pandemia (oltre che far ripartire l’economia). Parlo di intreccio perverso, perché questi sono interessi potenzialmente confliggenti, in cui più forti comunque sono quelli delle grandi aziende farmaceutiche (i dati dei profitti di Pfizer pubblicati dal Sole 24ore fanno strabuzzare gli occhi), che sembra dar luogo a scontri anche pesanti, ma che in realtà stanno dentro un quadro per cui ciascuno di questi soggetti riconosce le ‘ragioni’ dell’altro, determinano regole del gioco comunque alla fine condivise e che provocano una contrattazione continua solo tra di essi, ma, proprio per questo, dovendo escludere le persone destinatarie di tali interventi.
Da qui la riservatezza, meglio dire la segretezza degli accordi e la loro rinegoziazione senza alcuna trasparenza. Siamo dentro un connubio negativo tra potere semimonopolistico delle grandi aziende farmaceutiche e ‘nazionalismo vaccinale’ – di cui è esempio anche il provvedimento dell’Ue di controllo delle esportazioni dei vaccini, giustamente bacchettato dall’OMS, praticato in primo luogo dai Paesi ricchi,

come giustamente denunciato dal presidente del Sudafrica Ramaphosa, le aziende multinazionali realizzano grandi profitti, gli Stati contrattano con le stesse sulla base del loro potere e ricchezza e la salute delle persone arriva come buona ultima e risultante di questi rapporti.
Eppure, un’altra strada ci sarebbe, quella indicata sempre dal Sudafrica e dall’india, sostenuta da un centinaio di Paesi all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Ovvero quella di considerare il vaccino bene comune globale, introducendo una deroga sui brevetti e agli altri diritti di proprietà intellettuale in relazione a farmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi di protezione personale e le altre tecnologie medicali per tutta la durata della pandemia.
Si tratta di un provvedimento possibile e praticabile, previsto dall’art. IX comma 3 e 4 dell’Accordo di Marrakesh che ha costituito l’Organizzazione Mondiale del Commercio e che consentirebbe la produzione di massa in tutti i Paesi di trattamenti e vaccinazioni contro la pandemia e potrebbe ridurre significativamente la durata della stessa. Una proposta più che ragionevole, che, ahimè, ha il difetto di tagliare i profitti di Big Pharma e che trova l’opposizione di Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia e UE.

A maggior ragione, allora, è utile sostenere ICE( Iniziativa dei Cittadini Europei), promossa da un nutrito gruppo di movimenti e soggetti europei e italiani, che va nella medesima direzione: per leggerla clicca [Qui] e per firmarla clicca su sostieni questa iniziativa. Con 1 milione di firme raccolte in tutt’Europa, da raggiungere entro la fine del gennaio 2022, si obbliga la Commissione Europea a discuterla, visto che l’ICE è strumento istituzionale previsto dalla stessa normativa europea.
Forse non sarà sufficiente, ma intanto può essere un segnale importante quello di far scendere in campo movimenti sociali, associazioni, persone, soggetti politici che guardano ad un’alternativa di sistema. Perché, in ogni caso, senza il loro ritorno ad essere protagonisti non riusciremo certo ad evitare di essere prigionieri tra la Scilla del mercato e il Cariddi di una governabilità statuale subalterna e senza progetto, anche quando parliamo della vita e della salute dell’umanità intera.

Un appello a senso unico

Da: Giorgio Fabbri

A proposito del nutrito gruppo di operatori culturali, bibliotecari, professionisti, docenti universitari, musicisti e non meglio qualificati cittadini che ha inviato un accorato appello al ministro della Cultura Dario Franceschini e al presidente dell’UNESCO per «denunciare il biennio deplorevole che l’assessorato alla Cultura eterodiretto da Vittorio Sgarbi sta conducendo a Ferrara», mi sembra che ci troviamo di fronte ad un atteggiamento manicheo e fondato su pregiudizi di natura ideologica da parte di sedicenti “illuminati” che pretendono di avere il monopolio delle scelte culturali

Il biennio citato presenta certamente luci e ombre, ma giudicarlo al 100% “deplorevole” mi sembra francamente esagerato.

Tanto per dire, sui media nazionali mai si era parlato tanto, negli anni precedenti, del Teatro Comunale di Ferrara (e la pubblicità fa sempre bene).

E la scelta di Moni Ovadia non mi sembra certo un evento da deplorare.

Noto inoltre, tra i sottoscrittori della denuncia (che mi ricorda tanto gli appelli degli intellettuali a favore dei vietcong e contro gli USA) la presenza del chiarissimo prof. Giangi Franz, che pronunciò parole invero deplorevoli contro Venezia e i veneti.

Nell’attesa che l’appello venga inviato anche al Papa, a Joe Biden e al Dalai Lama, mi piacerebbe sapere se Piero Stefani,Fiorenzo Baratelli o Gianni Venturi (tanto per citare qualcuno dei firmatari più noti) abbiano mai “deplorato” pubblicamente le inaccettabili espressioni usate contro i veneti dal prof. Giangi Franz, loro compagno di cordata nel fervente appello inviato a Dario Franceschini (che spero si interessi,in questi giorni,di cose ben più importanti per il bene dell’Italia).

Giorgio Fabbri

“Oltre” concorso

Da: Prof.ssa Simona Rondina, Referente Sala Espositiva, Addetta Stampa, Commissione orientamento, Liceo Artistico Dosso Dossi

SETTIMA EDIZIONE per il Concorso OLTRE dedicato agli ex-studenti del Liceo Artistico

Il Liceo Artistico “Dosso Dossi” bandisce la Settima Edizione del concorso OLTRE dedicato ad ex-studenti del Liceo ed Istituto d’Arte Dosso Dossi di Ferrara, al di sotto dei 35 anni compresi.

Il Concorso, curato dalla Commissione Sala Espositiva Dosso Dossi, intende individuare e promuovere il lavoro di una, o di un giovane artista/creativo che, a seguito del conseguimento della Maturità Artistica presso il suddetto Liceo, abbia saputo proseguire la propria attività maturando una personale poetica espressiva e un originale percorso professionale.

La o il giovane selezionato avrà in premio la possibilità di realizzare una mostra personale presso la Sala Espositiva del Liceo Artistico, in via Bersaglieri del Po, durante lo svolgersi del Festival Internazionale a Ferrara 2021, evento che ogni anno conclama Ferrara come il punto d’incontro tra giornalisti, scrittori e artisti provenienti da tutto il mondo.

La possibilità di esporre fisicamente nel periodo indicato, resta soggetta a quelle che saranno le disposizioni future in termini di contenimento della pandemia; Qualora siano sospese le attività espositive e museali di varia natura, si posticiperà l’evento a data da destinarsi.

Iscrizioni entro il 01/05/2021.

www.aleottidosso.edu.it

Agricoltura. Rimborsi per i danni da cimice asiatica

Agricoltura. Rimborsi per i danni da cimice asiatica, l’assessore Mammi: “L’Emilia-Romagna ha ottenuto 63 milioni di euro per gli imprenditori agricoli, la cifra più alta tra tutte le Regioni. Ora è necessario lavorare sui criteri di ripartizione inadeguati, che dipendono da leggi europee e nazionali, e sulla modifica della legge 102 ormai troppo lenta e antistorica”

Regione disponibile a un confronto con le associazioni di categoria e a portare al tavolo nazionale, voluto dall’Emilia-Romagna, proposte di rilancio del settore dell’ortofrutta insieme al piano dell’Emilia-Romagna in sei punti

Bologna – “La Regione come sempre c’è, al fianco degli agricoltori e del loro lavoro che, specialmente in questo periodo di emergenza sanitaria, si è rivelato ancor più imprescindibile. Ed è proprio grazie a questo nostro impegno che abbiamo ottenuto 63 milioni di euro, la cifra più alta tra tutte le Regioni italiane, per rimborsare gli imprenditori dai danni provocati dalla cimice asiatica. È necessario non dimenticare questo risultato che è la nostra base di partenza”.

Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, torna sui contributi statali erogati dall’Emilia-Romagna per compensare gli agricoltori, in particolare del settore dell’ortofrutta, che hanno visto i loro raccolti colpiti dalla cimice asiatica.

“Le risorse arrivate sono ossigeno importante per dare fiducia- prosegue Mammi-, siamo però consapevoli che non ripagano tutti i danni avuti dagli agricoltori. I criteri di riparto degli indennizzi che, ricordo, derivano da norme europee e nazionali, vanno rivisti perché inadeguati, così come è da rivedere la legge 102 ormai troppo lenta e antistorica. È necessario, perciò, trovare nuove forme di indennizzo e di assicurazione dei prodotti e la Regione Emilia-Romagna si è da tempo resa disponibile a farsi parte attiva, insieme alle associazioni, a portare un miglioramento del quadro normativo, insieme a maggiori interventi sull’ortofrutta, un settore strategico per il presente e il futuro dell’agroalimentare”.

Proprio su questo punto, l’assessore Mammi ha ottenuto presso il ministero delle Politiche agricole, l’attivazione di un tavolo nazionale cui l’Emilia-Romagna ha contribuito anche portando un documento sul piano di rilancio ortofrutta in sei punti – Filiera competitiva, Lavoro sostenibile e di qualità, Adattamento al cambiamento climatico, Gestione del rischio, Ricerca e innovazione, Promozione ed export.

“Appena potremo confrontarci col nuovo ministro- spiega Mammi– chiederemo subito la riattivazione del tavolo perché in quella sede molti problemi possono essere affrontati. Peraltro, siamo stati l’unica Regione a formulare al ministero proposte concrete su cui lavorare rispetto agli investimenti e pensando a una modifica della 102, alla necessità di investire di più sulla ricerca e di ottenere flessibilità e ragionevolezza in campo fitosanitario e sulla promozione. E siamo anche pronti ad appoggiare un piano di rilancio per la pera, se condiviso e unitario”.

“Voglio ringraziare gli uffici per l’importante lavoro fatto nell’erogare le risorse il più rapidamente possibile- chiude Mammi-, un risultato non scontato per la pandemia mondiale con cui ancora adesso dobbiamo fare i conti e che ha rallentato tutte le attività e aperto molti nuovi fronti sui quali dovremo intervenire. Sono comunque disponibile, come sempre, a raccogliere le proposte delle associazioni e a sottoporle al Governo e alla commissione europea per migliorare il lavoro quotidiano delle nostre imprese e consentire loro di avere quel reddito indispensabile a continuare. Anche per questo usiamo tutte le risorse europee e nel prossimo biennio avremo quasi 400 milioni di euro a disposizione nel Programma di sviluppo rurale, la cifra più alta degli ultimi 7 anni”.

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: 3 febbraio

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: su oltre 23.800 tamponi effettuati, 1.047 nuovi positivi. 1.875 i guariti, diminuiscono ancora i casi attivi (-904) e i ricoveri (-57). Vaccinazioni: 223mila somministrazioni, più di 90mila immunizzati

Quasi il 95% dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media nei nuovi positivi è di 45,7 anni. 76 decessi. Online anche il report settimanale sull’andamento dell’epidemia in regione

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 221.615 casi di positività, 1.047 in più rispetto a ieri, su un totale di 23.806 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi, rispetto al numero di tamponi fatti da ieri, è del 4,4%.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa prima fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, per poi proseguire con gli ultraottantenni assistiti a domicilio: il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid. Con la nuova versione aggiornata è possibile sapere anche quante sono le seconde dosi somministrate.

Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 223.267 dosi, di cui 5.786 oggi; sul totale, 90.285 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale e sono perciò immunizzate.

Si ricorda che, alla luce delle nuove forniture di dosi di Moderna e Pfizer-Biontech previste in Emilia-Romagna per questa settimana, anche per i prossimi giorni proseguiranno in via prioritaria i richiami, con la somministrazione della seconda dose a chi ha ricevuto la prima, e ai degenti delle Cra.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 487 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 313 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 532 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 45,7 anni.

Sui 487 asintomatici, 329 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 62 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 6 con gli screening sierologici, 8 tramite i test pre-ricovero. Per 82 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 195 nuovi casi, poi Rimini (147) e Reggio Emilia (120). Seguono Piacenza (94), Forlì (89), Ferrara (83), Ravenna (81), Modena (75), Cesena (74), Parma (62) e infine Imola (27).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Il report settimanale sull’andamento dell’epidemia in regione è disponibile al link https://bit.ly/2NTqpSG.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 13.536 tamponi molecolari, per un totale di 3.024.793. A questi si aggiungono anche 298 test sierologici e 10.270 tamponi rapidi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.875 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 167.556.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 44.402 (-904 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 42.086 (-847), il 94,8% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 76 nuovi decessi: 6 a Piacenza (4 donne – rispettivamente di 72, 78, 90, 96 anni – e 2 uomini, di 54 e 88 anni); 1 a Parma (un uomo di 64 anni); 6 in provincia di Reggio Emilia (3 donne, di cui 2 di 89 e 1 di 91 anni, e 3 uomini, di cui 1 di 75 e 2 di 77 anni); 6 nella provincia di Modena (4 donne – rispettivamente di 76, 80, 81, 97 anni – e 2 uomini, di 74 e 86 anni); 29 in provincia di Bologna (16 donne: 51, 76, 79, 83, 85, 86, 3 di 88, 2 di 89, 90, 2 di 91, 92, 96 anni; e 13 uomini: 56, 67 anni – quest’ultimo deceduto a Imola – poi 73, 74, 79, 82, 85, 2 di 86, 2 di 90, 93, 94 anni); 5 nella provincia di Ferrara (tutti uomini, di 64, 66, 71, 80, 91 anni); 5 in provincia di Ravenna (4 donne – rispettivamente di 72, 88, 90, 92 anni – e un uomo di 81 anni); 15 in provincia di Forlì-Cesena (5 donne, di cui 2 di 82, 1 di 91, 1 di 95 e 1 di 97 anni, e 10 uomini: 71, 2 di 73, 78, 83, 84, 87, 91, 92, 94 anni); 3 nel riminese (tutti uomini, di 77, 80, 81 anni).

Il numero alto di decessi nel bolognese comunicati oggi, e questo vale anche per quelli annunciati ieri, risente dell’allungamento dei tempi necessari per la conferma della causa di decesso nel territorio di competenza della Azienda sanitaria. Alcuni di essi, infatti, sono avvenuti nei giorni scorsi.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 9.657.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 194 (-4 rispetto a ieri), 2.122 quelli negli altri reparti Covid (-53).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 16 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 14 a Parma (invariato), 15 a Reggio Emilia (-1), 38 a Modena (-1), 41 a Bologna (-1), 13 a Imola (invariato), 26 a Ferrara (-2), 7 a Ravenna (+1), 2 a Forlì (invariato), 2 a Cesena (invariato) e 20 a Rimini (+1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 18.568 a Piacenza (+94 rispetto a ieri, di cui 33 sintomatici), 15.495 a Parma (+62, di cui 46 sintomatici), 29.426 a Reggio Emilia (+120, di cui 44 sintomatici), 38.945 a Modena (+75, di cui 54 sintomatici), 43.840 a Bologna (+195, di cui 115 sintomatici), 7.062 casi a Imola (+27, di cui 16 sintomatici), 12.913 a Ferrara (+83, di cui 10 sintomatici), 16.730 a Ravenna (+81, di cui 50 sintomatici), 8.396 a Forlì (+89, di cui 57 sintomatici), 9.575 a Cesena (+74, di cui 55 sintomatici) e a 20.665 Rimini (+147, di cui 80 sintomatici).

Rispetto a quanto comunicato nei giorni scorsi sono stati eliminati 4 casi: erano positivi al test antigenico ma non confermati successivamente dal tampone molecolare. Sono stati eliminati altri 3 casi, poiché giudicati non riconducibili al Covid-19. Infine, in seguito a una verifica sui dati comunicati nei giorni passati, è stato eliminato 1 decesso (uomo) nel modenese, in quanto deceduto non a causa del Covid.

Contrassegni disabili prorogati fino al 29 luglio

Da: Cristina Romagnoli, Comune di Copparo

CONTRASSEGNI DISABILI PROROGATI FINO AL 29 LUGLIO
I cittadini titolari non sono tenuti ad alcun adempimento ai fini della
proroga

La validità di tutti i contrassegni disabili, scaduti o in scadenza tra
il 31 gennaio 2020 e il 30 aprile 2021, è da considerarsi prorogata fino
al 29 luglio 2021.
Infatti secondo la normativa relativa alle disposizioni anticovid, tutti
i certificati, gli attestati, i permessi, le concessioni, le
autorizzazioni e gli atti abilitativi in scadenza tra il 31 gennaio 2020
e la data della dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza
epidemiologica conservano la loro validità per i novanta giorni
successivi alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza.
Poiché il decreto legge 2/2021 ha introdotto la proroga dello stato di
emergenza sanitaria fino al 30aprile 2021, i contrassegni disabili
(autorizzazioni in deroga per la circolazione e sosta dei veicoli al
servizio delle persone invalide) conservano la loro validità fino al 29
luglio 2021.
I cittadini titolari di contrassegno disabili rilasciati dal Comune di
Copparo non sono tenuti ad alcun adempimento ai fini della proroga.

San Biagio nel cuore del territorio rionale del crusar

Da: Cristina Romagnoli, Comune di Copparo

SAN BIAGIO NEL CUORE DEL TERRITORIO RIONALE DEL CRUSAR
I festeggiamenti del patrono sono iniziati nella chiesa dell’antica
tenuta, aperta per l’occasione

Si è festeggiato, mercoledì 3 febbraio, san Biagio, patrono del Rione
Crusar. La giornata è iniziata con la più funzione religiosa più
suggestiva e tradizionale nella chiesa all’interno dell’antica tenuta di
Zenzalino, aperta per l’occasione dalla famiglia Viani.
Un’occasione particolarmente sentita che ha il suo cuore in quello che
era un borgo popoloso e laborioso. «Ancora oggi – spiega Antonio Viani –
questa ricorrenza rappresenta un modo per reincontraci fra gli ormai
figli e nipoti di coloro che abitavano a Zenzalino, che orano soliti
giungere anche da varie città d’Italia prima dell’emergenza sanitaria.
Un modo per rinsaldare legami all’insegna del patrono».
La messa, a cui ha partecipato l’assessore all’Associazionismo Bruna
Cirelli, è stata presieduta da don Piergiorgio Mancin, che ha ricordato
la pandemia «C’è la malattia certo, ma non disgiunta dalla speranza:
nella malattia troviamo la conferma della nostra fragilità, ma non la
disperazione. Abbiamo bisogno di cure al corpo e all’anima, per avere
guarigione e salvezza». Ha affermato il parroco, che ha invocato la
mediazione di san Biagio.
In chiusura la contrada gialloblu ha dato appuntamento al pomeriggio,
per la messa nella chiesa parrocchiale di Copparo, seguita dalla
benedizione delle gole. «Sono ormai 15 anni che ci riuniamo nella chiesa
di Zenzalino, che fa parte del territorio rionale – spiegano -. Siamo
stati il primo rione di Copparo a riscoprire la tradizione del patrono.
Solitamente alla cerimonia religiosa seguiva il grande raduno giovanile
di sbandieratori e musici e la festa in sede. Quest’anno non sarà
possibile proseguire organizzare tali eventi per l’emergenza sanitaria,
ma la contrada non rinuncerà sabato alla donazione di sangue ‘Crusar per
Avis’, nella speranza di tornare quanto prima alla normalità».

“Laurea e Imprenditorialità. Il Rapporto Almalaurea”

Da: Ufficio Stampa Unife

Laurea e Imprenditorialità. Il Rapporto Almalaurea

Sono 2.576 le/i laureate/i Unife che hanno fondato un’impresa tra il 2004 e il 2018, 3.015 le imprese fondate e 863 i joiner, cioè i laureati che hanno acquisito quote di capitale maggiore o uguale al 10% in un’impresa.

Sono alcuni dei dati positivi che emergono dal Rapporto 2020 “Laurea e Imprenditorialità” realizzato da Almalaurea in collaborazione con Università di Bologna e Unioncamere, considerando i dati di 2.891.980 laureati tra il 2004 e il 2018 su tutto il territorio nazionale.

“Siamo molto soddisfatti di questi dati che dimostrano la vitalità dell’Ateneo ferrarese, e in particolare delle sue studentesse, dei suoi studenti e laureate/i, anche nel contesto della creazione di nuove imprese – afferma il Prof. Michele Pinelli, Delegato del Rettore alla Terza Missione – Sono convinto che questo risultato sia stato conseguito anche grazie al costante lavoro di supporto e all’attenzione che le strutture del nostro Ateneo (in particolare la Ripartizione Terza Missione) hanno nel promuovere queste iniziative”.

 

Laureati Unife fondatori di impresa

Il 7,3% dei laureati dell’Università di Ferrara (2.576) è fondatore di impresa, cioè al momento della creazione, possiede una quota di capitale e ricopre una carica di amministratore o titolare nell’impresa stessa. Una percentuale in linea con il dato complessivo nazionale del 7,1%.

 

Caratteristiche dei laureati fondatori di impresa

Tra i laureati fondatori di impresa il 55,7% ha una laurea di primo livello e il 44,3% ha una laurea di secondo livello. I gruppi disciplinari più rappresentati sono: economico-statistico (13,5%), giuridico (12,7%) e politico-sociale (12,0%).

Ulteriore caratteristica analizzata riguarda il genere. I laureati fondatori sono per il il 56,6% uomini, mentre le donne sono il 43,4%.

Il 53,4% dei fondatori ha padre imprenditore o libero professionista, il 13,1% ha padre dirigente o direttivo/quadro, il 18,8% impiegato e il 14,4% operaio. La tendenza è confermata se si prende in considerazione la professione della madre.

 

Laureati fondatori per caratteristiche dell’impresa fondata

Il 32,7% dei fondatori ha creato la propria impresa prima di conseguire la laurea (il 13,6% prima di iscriversi all’università), il 29% entro il terzo anno dalla laurea. Dopo il terzo anno dalla laurea sono il 38,3% i fondatori che hanno creato un’impresa.

L’84,5% dei fondatori ha avviato una sola attività imprenditoriale, mentre il 15,5% ha fondato più imprese. Tra i fondatori, il 37% ha fondato una società di persone o di capitale e tra questi, il 6,1% ha fondato l’impresa con compagni di università e il 3,7% con compagni di corso.

Il 45,2% dei fondatori ha creato un’impresa nella regione sede dell’ateneo di conseguimento del titolo, il 42,6% in una regione differente ma nella medesima ripartizione geografica dell’ateneo, mentre il 12,2% in una ripartizione geografica differente rispetto a quella degli studi universitari.

 

Le imprese fondate dai laureati Unife

Tra le 3.015 imprese fondate dai laureati dell’Università di Ferrara, oltre la metà è una ditta individuale (62,5%, contro il 60,2% del totale delle imprese analizzate), il 20,6% una società di capitale (24,8% il dato complessivo) e il 16,9% una società di persone (15% il totale).

Considerando le società di capitale fondate dal 2013 al 2019, il 7,2% è una start-up innovativa e le imprese femminili sono il 37,8%.
Risulta cessato il 45,3% delle imprese.

Per quanto riguarda l’area geografica dell’impresa, l’87,6% ha sede al Nord, il 3,5% ha sede al Centro e l’8,9% al Sud.

 

Laureati Unife che hanno acquisito quote di capitale in impresa maggiore o uguale al 10% (joiner)

Dai dati emerge che i joiner rappresentano il 2,5% dei laureati dell’Università di Ferrara, complessivamente 863 laureati, contro il 2,3% del complesso dei laureati esaminati da Almalaurea (corrispondenti a 66.098 laureati).

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Caratteristiche dei joiner Unife

Tra gli 863 laureati joiner di Unife, il 48,9% ha una laurea di primo livello, mentre il 51,1% una laurea di secondo livello. I gruppi disciplinari più rappresentati sono: economico-statistico (15,4%), giuridico (14,0%) e ingegneria (13,1%).

Gli uomini rappresentano il 51,9%, le donne il 48,1%.

Cooperazione internazionale. Il sostegno della Regione ai Paesi in via di sviluppo

Cooperazione internazionale. Il sostegno della Regione ai Paesi in via di sviluppo: nel biennio 2018-2019 stanziati oltre 2 milioni per 61 progetti realizzati da Organizzazioni non governative, soggetti del Terzo settore ed Enti locali. Supporto a oltre 200mila persone, soprattutto donne e bambini. Schlein: “In due anni sostenute oltre 200mila persone, con la cooperazione internazionale la Regione contribuisce all’Agenda 2030”

L’informativa della vicepresidente oggi in Assemblea legislativa. Tra gli interventi principali, quelli per l’educazione sanitaria di bambini, genitori, insegnanti, la formazione dei medici nei loro Paesi di origine, la prevenzione del disagio minorile e il supporto allo sviluppo economico, anche attraverso la promozione di piccole imprese. Cinque progetti per portare aiuti rapidi ed efficaci in zone colpite da catastrofi o da conflitti

Bologna – La Regione Emilia-Romagna a fianco dei Paesi in via di sviluppo per combattere povertà, mortalità, diseguaglianze. In linea con gli obiettivi previsti dall’ Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che rappresenta il nuovo quadro strategico delle Nazioni Unite.
Tra il 2018 e il 2019 le risorse stanziate hanno superato i 2,4 milioni di euro, per sostenere, fino al 55% del costo complessivo di ciascun intervento, 61 progetti – in campo sanitario, educativo, sociale, ambientale e dello sviluppo economico e rurale- realizzati da Organizzazioni non governative, soggetti del Terzo settore ed Enti locali del territorio emiliano-romagnolo; cinque dei quali di ‘emergenza umanitaria’, per portare aiuti rapidi ed efficaci in zone colpite da catastrofi o da conflitti. E sono state oltre 200mila le persone, soprattutto donne e bambini, che hanno potuto contare su un aiuto concreto grazie alle iniziative messe in campo.

A fare il punto oggi in Assemblea legislativa, con un’informativa sugli interventi sostenuti dalla Regione nel biennio 2019-2109, è stata la vicepresidente della Regione con delega alla Cooperazione internazionale allo sviluppo, Elly Schlein.

“La Regione- ha sottolineato la vicepresidente- da anni porta avanti una politica di cooperazione internazionale con il preciso obiettivo di contrastare le disuguaglianze e sostenere le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo nel loro percorso di crescita economica, sanitaria e sociale, guardando in modo particolare alle donne e ai bambini, i più vulnerabili di fronte a malattie e povertà. L’Agenda 2030 è parte integrante delle politiche di cooperazione e lo sarà maggiormente nel nuovo documento che stiamo elaborando”.

“A questo proposito- ha aggiunto Schlein– va ricordato il lavoro sulla sensibilizzazione dei cittadini sui temi dell’Agenda 2030 a livello locale, che stiamo portando avanti con il progetto Shaping Fair Cities: un progetto europeo che coinvolge diversi Comuni del territorio con i quali stiamo collaborando assiduamente, e che per questo ringrazio. Il nostro impegno è quello di continuare ad investire nel futuro di chi ha più bisogno, attraverso la partecipazione di tutte le realtà del territorio e nazionali e in stretta collaborazione con i partner in loco”.

La Regione, oltre ad organizzare attività e gestire fondi sul territorio, partecipa attivamente a Tavoli e reti nazionali presieduti dal Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale e dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo; nel biennio 2018-2019 ha inoltre collaborato con i gruppi di lavoro per l’organizzazione della Conferenza sulla Cooperazione Internazionale che si è svolta a Roma a gennaio 2018 e ha partecipato alla Fiera della Cooperazione Exco di maggio 2019, sempre nella capitale.

Alcuni progetti realizzati (dal Comune di Ravenna, Parma e dall’associazione Chernobyl)

Tra i progetti più significativi messi in campo e finanziati, quello del Comune di Ravenna nei campi profughi Saharawi: tutto sanitario l’intervento realizzato in Algeria, nella zona occupata tra il 1975 e il 1976 da parte della popolazione Sahrawi in fuga dalle forze armate marocchine. Il progetto, costato complessivamente 84 mila euro, 37 dei quali di contributi regionali, ha consentito di attivare una commissione sanitaria scolastica e ostetrica nei cinque distretti dei campi, per monitorare la salute di circa 18 mila bambini e numerose donne, svolgendo anche attività di sensibilizzazione ed educazione sanitaria di base, che hanno coinvolto genitori e insegnanti; oltre a finanziare una missione chirurgica emiliano-romagnola che ha svolto la formazione di medici locali attraverso 70 interventi.

Inoltre, Uil Comune di Ravenna ha anche realizzato percorsi di formazione ed interventi di costruzione del reddito (supporto a piccole cooperative di donne per la trasformazione agroalimentare), attivazione di borse di studio per promuovere la scolarizzazione di ragazze svantaggiate. Di 93mila euro il costo complessivo del progetto cofinanziato per quasi la metà dalla Regione.

Il Comune di Parma ha realizzato, con 42mila euro di cui 25mila di contributi regionali, il progetto GeneraBurundi nel Paese africano, finalizzato a sostenere il potenziale produttivo di piccole aziende burundesi e diversificare le attività agricole con l’introduzione di tecnologie innovative e sostenibili. Le attività realizzate hanno riguardato la formazione tecnica di campo, l’organizzazione e la gestione, l’attività di piccoli fondi di microcredito, la fornitura di piccoli ausili quali sementi, supporto alla loro conservazione, stoccaggio, distribuzione nei mercati locali.

Altro progetto significativo, quello dell’associazione Chernobyl in Bielorussia, realizzato dalla Onlus che da anni promuove la tutela della salute dei bambini che vivono nelle aree colpite dal disastro nucleare, accogliendoli presso le tante famiglie disponibili a dare ospitalità, assistenza medica e affetto. L’Associazione accoglie ogni anno in Emilia-Romagna centinaia di bambini provenienti dalle regioni della Bielorussia, Russia ed Ucraina. In particolare, con il progetto finanziato dalla Regione con un contributo di oltre 7 mila euro su un costo totale di 17 mila, si è voluto intervenire sulla prevenzione del disagio minorile, promuovendo modelli di “Casa famiglia” per accogliere bambini in difficoltà e dotare di nuovi spazi l’orfanotrofio locale. Sono state anche realizzate attività formative per operatori sociali bielorussi.

Rispetto ai 5 progetti di emergenza finanziati dalla Regione con quasi 213mila euro complessivi, nel 2018 è stato realizzato l’intervento in risposta all’emergenza sanitaria nella Repubblica di Haiti, e 4 progetti sono stati finanziati nel 2019: in Niger per sostenere i minori non accompagnati provenienti dai centri di detenzione libici, in Somalia per prevenire malattie legate alla malnutrizione per effetto della grave siccità che ha colpito il Paese, in Myanmar per portare aiuti alimentari alle comunità degli sfollati dai villaggi devastati dai conflitti interni, e in Mozambico per fornire supporto alle famiglie delle vittime del ciclone Idai.

Progetti e finanziamenti regionali 2020

Per il 2020 la Regione ha approvato 40 progetti finanziati con 1,4 milioni di euro, destinati ai Paesi dell’area Mediterranea, Medio Oriente e Africa sub sahariana per far fronte alle necessità immediate, sia a livello umanitario che in ambito sanitario, e alle conseguenze economiche e sociali causate dal diffondersi della pandemia

Dal 15 febbraio riaprirà per 6 giorni alla settimana l’Ufficio Postale di Mezzogoro

Da: Katia Romagnoli, Comune di Codigoro

Da lunedì 15 febbraio prossimo l’Ufficio Postale di Mezzogoro tornerà ad essere operativo dal lunedì al sabato e quindi per sei giorni alla settimana (anzichè per 3 giorni). Dopo colloqui telefonici e lettere di sollecito inviate dal Sindaco Sabina Alice Zanardi alla Direzione Generale di Poste Italiane è giunta, oggi, l’attesa comunicazione della riapertura. “Esprimo viva soddisfazione – dichiara il sindaco Sabina Alice Zanardi -, per la decisione assunta da Poste Italiane di riaprire l’ufficio postale di Mezzogoro per sei giorni alla settimana. Si tratta di un servizio fondamentale per la comunità di una piccola frazione che, oltre agli inconvenienti dovuti alla pandemia, in questi mesi, ha affrontato anche i disagi derivati dalla riduzione dell’operatività dell’ufficio postale. Non era piu’ tollerabile assistere a file di utenti, soprattutto anziani, in attesa all’esterno dell’ufficio, esposti, tra l’altro, a temperature invernali rigide, a pioggia o vento. Colgo l’occasione – prosegue il Sindaco -, per ringraziare l’Assessore regionale Paolo Calvano, per l’interessamento e per l’opera di mediazione portata avanti proficuamente. Infine un ringraziamento è rivolto a Poste Italiane, per aver saputo cogliere le istanze provenienti dal territorio, interpretando a fondo lo spirito di collaborazione sotteso ai miei solleciti.”

Coldiretti: risarcimenti danni cimice, erogati i contributi alla maggior parte delle aziende ferraresi

Da: Riccardo Casotti, Coldiretti Ferrara

COLDIRETTI: RISARCIMENTO DANNI CIMICE, EROGATI I CONTRIBUTI ALLA MAGGIOR PARTE DELLE AZIENDE FERRARESI

Importante l’arrivo delle risorse per le imprese agricole colpite nel 2019 dalla cimice asiatica. Interventi decisivi per la continuità dell’attività frutticola di molti soci, grati alla Regione per quanto fatto.

“Siamo lieti che in questi primi giorni del 2021 a molte aziende frutticole che avevano subito pesanti danni dalla infestazione di cimice asiatica, siano stati accreditati i ristori che la legge ha consentito di ottenere, anche se quanto ottenuto in ragione dell’applicazione del decreto legge 102 del 2004 è sempre parziale, e che alcune aziende non hanno potuto accedervi – osserva Alessandro Visotti, direttore di Coldiretti Ferrara – ma altrettanto vero che si tratta di una questione nota da tempo e che la nostra associazione ha affrontato da moltissimi anni il tema dei risarcimenti ai produttori colpiti da calamità, ben consapevole che lo strumento degli indennizzi a posteriori e con criteri non sempre adeguati al danno realmente subito ha grossi limiti”.

Limiti che Coldiretti in occasione proprio della calamità provocata in special modo nella nostra provincia, ha cercato di superare mettendo in campo le proprie energie per velocizzare le procedure e consentire una dotazione finanziaria più adeguata a dare un sostegno alle aziende più colpite.

Iniziative che hanno trovato un anno fa a Verona il loro punto di arrivo, con il coinvolgimento di assessori di numerose regioni italiane, dei presidenti delle Regioni Emilia-Romagna e Veneto, del Ministro dell’Agricoltura e di deputati europei, con il supporto di tanti sindaci dei nostri territori di fronte a migliaia di associati in occasione della Fieragricola.

Il risultato in termini di tempistiche, di procedure e di entità dei ristori è stato sicuramente diverso dal passato.

“Non certo l’ottimale, non certo la soluzione per tutti – evidenzia a sua volta Floriano Tassinari, presidente provinciale di Coldiretti – ma un forte segnale che ha permesso percentuali di risarcimento per le aziende più colpite ad un livello mai riscontrato in precedenza, grazie agli aumenti delle dotazioni finanziarie del Fondo di Solidarietà Nazionale ed all’attività di sprone fatta anche dalla Regione Emilia-Romagna per arrivare in tempi più brevi possibile, nonostante i problemi della pandemia, a poter presentare le domande e poter pagare le somme dovute, nel limite delle dotazioni del Fondo”.

“È evidente che la perdita di prodotto, a causa di una qualunque calamità (siccità, grandine, fitopatie, ecc.) – conclude il direttore Visotti – innesca dinamiche non solo di minor reddito per le aziende agricole, ma anche di criticità in tutta la filiera, con tutte le conseguenze collegate all’indotto (manodopera, trasporti, logistica) e che attendere due anni e più dall’evento per poter avere un risarcimento espone gli agricoltori a grossi rischi, chiusura dell’attività compresa, ed è quindi necessario portare avanti proposte innovative a favore del settore per poter continuare la conduzione, migliorando ad esempio lo strumento assicurativo, attuando le forme di mutualità che già la legge prevede. Siamo quindi disponibili a confrontarci nelle sedi opportune, confidando nell’attenzione e nelle capacità dell’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi, che ha ben operato ed al quale siamo riconoscenti per aver dimostrato di essere al fianco del mondo agricolo ed aperto a tracciare nuovi percorsi sui quali saremo pronti a ragionare”.

detenuto

Dalla sua cella

Dopo aver appreso la notizia dell’ennesima proroga della detenzione preventiva, immotivata, brutale di Patrick Zaki nelle carceri egiziane, ospitiamo una frase che può suonare come una inadeguata e facile iniezione di fiducia, se non fosse che l’ha scritta, dalla sua cella, un uomo che in carcere ha trascorso otto anni della sua breve vita, influenzando con la potenza del suo pensiero la vita di milioni di persone.

“Vado convincendomi di essere molto piú forte di quanto mai potessi credere, perché, a differenza di tutti, me la sono cavata con la semplice stanchezza. Ti assicuro che, eccettuate pochissime ore di tetraggine una sera che hanno tolto la luce dalle nostre celle, sono sempre stato allegrissimo; lo spiritello che mi porta a cogliere il lato comico e caricaturale di tutte le scene era sempre attivo in me e mi ha mantenuto giocondo nonostante tutto.”

Antonio Gramsci

 

 

Comacchio: S. Agostino, approvato il progetto definitivo

Da: Lucia Felletti, Comune di Comacchio

Complesso monastico di S. Agostino

Approvato il progetto definitivo

Il progetto di recupero del Monastero di Sant’Agostino continua il suo percorso.

A seguito della positiva conclusione della Conferenza dei Servizi e all’ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie all’esecuzione dell’opera, la Giunta Comunale di Comacchio il 29 gennaio scorso ha approvato il progetto definitivo dell’intervento.

L’approvazione consentirà al Comune di procedere alla richiesta del mutuo, per la quota parte, pari a 3.500.000 euro che, insieme al contributo Ministeriale CIPE di 2.500.000 euro, concorrerà a finanziare l’intervento complessivo di 6.000.000 di euro, di cui 4 milioni e 600 mila per lavori.

L’intervento intende preservare la “memoria” di un luogo della città di Comacchio, che ha subito numerose e importanti trasformazioni nel corso del tempo e restituirlo alla comunità rendendolo fruibile.

L’amministrazione Comunale di Comacchio si è riservata di dettare alcuni indirizzi finalizzati a consentire una maggiore flessibilità sull’utilizzo del corpo di fabbrica centrale “Teatro auditorium“ e degli spazi ad esso attinenti e pertinenti.

L’obiettivo è quello di garantire la realizzazione di un’opera che coniughi il recupero di un edificio dall’enorme valore simbolico per la comunità ed il suo utilizzo continuativo in ambito culturale, artistico, sociale ed educativo.

Per l’Amministrazione l’ attuale destinazione, rigida ed esclusiva, di un classico teatro appare limitativa non solo rispetto all’entità dell’investimento in sé ed ai conseguenti pesanti costi di gestione, ma anche in relazione alla valenza sociale e aggregativa che il sito deve trasmettere alla comunità.

“Sant’Agostino – sottolinea il Sindaco Pierluigi Negrideve essere un luogo costantemente aperto, vitale ed accessibile tutto l’anno, non solo alcuni giorni: un laboratorio di innovazione e di creatività, uno spazio di incontro e aggregazione.
Penso non solo a rappresentazioni teatrali, ma ad un ambiente aperto ad ogni forma di espressione artistica, culturale ed educativa, che facciano di Sant’Agostino il cuore pulsante della città”
.

CiboAmico: dalle mense aziendali del Gruppo Hera recuperati in 12 anni circa 110mila pasti e beneficio di enti no profit del territorio

Da: Francesco Reggiani, Hera

CiboAmico: recuperati in 12 anni circa 110.000 pasti

L’iniziativa di lotta allo spreco del cibo è nata nel 2009 grazie alla collaborazione del Gruppo Hera con Last Minute Market. Riguarda i pasti non consumati nelle mense aziendali della multiutility e donati a enti no profit del territorio che assistono persone in difficoltà. Dall’inizio del progetto, il valore economico di risparmio supera complessivamente i 450.000 euro; 48 le tonnellate di cibo non sprecato, equivalenti alla capienza complessiva di oltre un centinaio di cassonetti. Ferrara, dal 2009 ad oggi, ha contribuito al progetto con il recupero di oltre 19.000 pasti

Circa 110.000 pasti recuperati, per un valore totale che supera i 450.000 euro; sono questi i dati complessivi che riguardano CiboAmico, il progetto nato 12 anni fa dalla collaborazione tra il Gruppo Hera con Last Minute Market – Impresa sociale e società spin off dell’Università di Bologna che promuove la lotta allo spreco e la sostenibilità ambientale.
I dati vengono resi noti in occasione della ricorrenza del 5 febbraio: giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. CiboAmico, nato nel 2009 per recuperare i pasti preparati, ma non consumati, nelle mense aziendali della multiutility, ha permesso finora di non sprecare 48 tonnellate di alimenti, pari alla capienza di oltre 100 cassonetti stradali per la raccolta dei rifiuti. Non solo cibo: grazie all’iniziativa si sono risparmiati acqua, energia e consumo di terreno necessari al confezionamento di quei pasti. Nonostante l’emergenza in corso, che ha portato a un maggiore utilizzo del telelavoro da parte dei dipendenti, lo scorso anno, rispetto al 2019, il numero dei pasti recuperati dalle mense ha subito una flessione contenuta, di circa il 16%.

Le mense di Hera che partecipano al progetto
Attualmente CiboAmico vede coinvolte cinque mense aziendali emiliano-romagnole di Hera: Bologna, Granarolo dell’Emilia, Imola, Rimini e Ferrara. I pasti vengono recuperati nel rispetto di tutte le norme igieniche e sanitarie previste e donati a enti no profit del territorio che danno ospitalità e assistono quotidianamente persone in difficoltà. Il progetto è pensato nell’ottica della lotta allo spreco alimentare e della transizione verso un’economia circolare, con la garanzia di benefici di tipo sociale, economico e ambientale.

A Ferrara in 12 anni, recuperati oltre 19.000 pasti
È notevole il contributo della mensa Hera di Ferrara alla lotta allo spreco alimentare: nei 12 anni di attività di CiboAmico, è stato possibile recuperare oltre 19.000 pasti, per un valore complessivo che supera gli 81.000 euro.
Si è evitato, così, di produrre quasi 8 tonnellate di rifiuti, recuperando cibo fresco, che è andato a buon fine, senza che andassero sprecate anche tutte le risorse utilizzate per confezionarlo.

I partner di CiboAmico
Alla riuscita del progetto partecipano gli enti no-profit del territorio coinvolti: Fraternità Cristiana Opera di Padre Marella (OPM) a Bologna e Granarolo, l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23) a Rimini, l’ Associazione Viale K di Ferrara e, dal 2020, la Cooperativa Sociale Mano Tesa che ha sede a Imola. Numerose, inoltre, le strutture partner dell’iniziativa presso le quali avviene la consumazione dei pasti recuperati: Pronto Soccorso Sociale di Bologna, Comunità Terapeutica di Cadriano, Capanna di Betlemme di Rimini, Casa delle Donne, Casa Mambro e Mensa di via Gaetano Pesci a Ferrara, la residenza di co-housing per anziani che ha sede a Sesto Imolese.

“In Italia lo spreco alimentare vale quasi 12 miliardi di euro l’anno – commenta Filippo Bocchi, Direttore valore condiviso e sostenibilità del Gruppo Hera -. Hera fornisce il suo contributo al contrasto di questo fenomeno grazie al progetto CiboAmico che da 12 anni permette di recuperare cibo non consumato nelle cinque mense presenti nelle proprie sedi. Anche in un anno difficile come quello appena trascorso, con CiboAmico siamo riusciti a garantire ogni giorno un pasto per circa 120 persone in difficoltà economica. Abbiamo messo in campo anche altre iniziative volte a prevenire la produzione di rifiuti, e che mirano a ridurre lo spreco, alle quali tutti i cittadini possono contribuire e che permettono di creare una rete solidale sul territorio: ‘Cambia il Finale’ per l’avvio al riutilizzo di rifiuti ingombranti ancora in buono stato e ‘FarmacoAmico’ per la raccolta e il riuso di farmaci non scaduti”.

Alcuni consigli per ridurre gli sprechi alimentari
È importante agire alla fonte, cercando di ridurre al minimo la produzione dei rifiuti, in primo luogo lo ‘scarto’ del cibo.
In occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, si propongono alcuni consigli per modificare in modo virtuoso le proprie abitudini quotidiane:

-comprare solo il cibo essenziale, nella giusta quantità e pianificando i pasti della settimana;
-distinguere le date (la data di scadenza si riferisce alla sicurezza dell’alimento, mentre la data di consumo consigliata si riferisce alla qualità dell’alimento);
-quando possibile, è preferibile acquistare gli alimenti direttamente dal produttore per evitare gli sprechi dovuti alle lunghe filiere;
-donare i prodotti ancora buoni che non vengono consumati alle associazioni locali che sostengono strutture caritative;
-farsi servire le porzioni giuste per sé, nei locali pubblici come nelle mense
-usare la doggy bag: il sacchetto che si chiede al ristorante per conservare gli avanzi e consumarli a casa nei giorni successivi

Accordo Poste SMA Italia su Ecobonus provincia FE

Da: Vincenzo Sardone, Poste Italiane

POSTE ITALIANE: ANCHE IN PROVINCIA DI FERRARA ACCORDO CON SMA ITALIA PER LA CESSIONE DEL SUPERBONUS 110%

Con l’accordo sarà possibile per i partner di SMA Italia acquisire direttamente i bonus fiscali dai cittadini attraverso il meccanismo dello “sconto in fattura” sugli interventi di efficientamento energetico con il fotovoltaico

Roma, 3 febbraio 2021 – Poste Italiane conferma il suo ruolo sociale a supporto dello sviluppo sostenibile del Paese, coniugando il sostegno al tessuto locale delle piccole e medie imprese con l’impegno “green”.

In tale ottica l’accordo con SMA Italia, azienda leader nel settore della produzione di inverter e di soluzioni integrate per il mercato fotovoltaico, consentirà agli installatori partner del gruppo di accedere all’offerta di “Cessione del credito d’imposta” di Poste Italiane a condizioni ad essi dedicate nell’ambito della soluzione SMA 110 Energy Solution.

“Siamo soddisfatti di annunciare questo accordo, che offrirà un ulteriore servizio agli installatori e quindi un vantaggio anche ai clienti finali, che potranno così accedere facilmente alle agevolazioni fiscali. La nostra soluzione SMA 110 Energy Solution, già completa ed efficiente dal punto di vista tecnologico, diventa oggi più integrata e, soprattutto, rende più fattibile per gli italiani prendere in considerazione una risorsa come il fotovoltaico permettendo di superare l’ostacolo del credito. Il fatto che un player dell’importanza di Poste Italiane abbia deciso di collaborare con noi non fa altro che confermare la qualità e serietà della nostra proposta”, afferma Valerio Natalizia, Amministratore Delegato di SMA Italia.

I prodotti compresi nella soluzione recentemente lanciata da SMA Italia consentono sia il risparmio fino all’80% all’anno in bolletta grazie all’autoproduzione di energia, sia il miglioramento della classe energetica di un appartamento. Per questa ragione rientrano quindi tra i principali interventi agevolabili al 110% e cedibili a terzi, secondo quanto previsto dal “Decreto Rilancio” dello scorso mese di maggio.

Per poter usufruire del Superbonus 110%, si dovranno infatti realizzare interventi di efficientamento energetico che, nel loro complesso, assicurino un miglioramento di almeno due classi energetiche oppure, ove questo non fosse possibile, il conseguimento della classe energetica più alta.

Anche nella provincia di Ferrara, i cittadini potranno cedere il credito d’imposta maturato a seguito di tali interventi scontando direttamente l’importo dal corrispettivo dovuto (il cosiddetto “sconto in fattura) ai professionisti partner SMA Italia per l’installazione dell’impianto fotovoltaico.

L’installatore potrà in una seconda fase cedere a sua volta il credito d’imposta ad altri soggetti, tra cui, appunto, Poste Italiane.

Interpellanza Cons. Fusari su telefonia Mobili

Da: Gruppo Azione Civica

Interpellanza sul posizionamento di nuove antenne per la telefonia mobile

PREMESSO
che i servizi di telefonia mobile sono un servizio pubblico fondamentale in un momento in cui
la connettività deve essere garantita per le necessità da chiusura pandemica (si pensi solo allo
smart working e alla didattica a distanza);

che il tema delle antenne telefoniche è stato affrontato dal Sindaco a settembre 2020, quando
ha annunciato lo stop a nuovi impianti in attesa di redigere il “Piano comunale di telefonia
mobile” e sospendendo con una delibera di Giunta fino a febbraio 2021 le nuove concessioni
per l’installazione su aree pubbliche, perché “Pianificare è la strada giusta per garantire lo
sviluppo delle imprese e tutelando l’Ambiente”;

il Sindaco ha dichiarato “Vogliamo che Ferrara implementi le sue potenzialità imprenditoriali
e produttive e sviluppi le potenzialità delle periferie, salvaguardando e tutelando ambiente e
salute e che questo accada nel rispetto delle prerogative urbanistiche tipiche di una città
d’arte patrimonio dell’Unesco”. Per questo a fronte di numerose richieste “abbiamo deciso di
avviare un lavoro di individuazione delle aree più idonee per collocare eventuali nuovi
impianti di telefonia e si tratta di una riorganizzazione che permetterà tra le altre cose di
efficientare la procedura relativa ai rilasci dei permessi e delle concessioni in modo da
renderla, poi, più veloce e semplice”;

RILEVATO
che la sospensione prevista dalla Giunta in vista del nuovo Piano agisce solo sulle aree
pubbliche, e che la grande pressione del mercato degli operatori per il potenziamento di
impianti esistenti e nuove installazioni, in un momento in cui i cittadini hanno avuto necessità
di maggior servizio, ha prodotto moltissime richieste di installazione su aree private, per le
quali è sufficiente una semplice autorizzazione da sportello unico (espressa con un parere
puramente tecnico), mettendo il Comune nelle condizioni di non governare le localizzazioni,
spesso in un contraddittorio con gli operatori privati per poter gestire le richieste (con
conseguenti numerosi ricorsi per il Comune), mentre invece dovrebbe essere una
concertazione pubblico-privato per trovare la collocazione migliore per fornire il servizio
migliore;
che il Comune di Ferrara ha un Regolamento vigente per l’installazione e l’esercizio degli
impianti di telecomunicazione e telefonia mobile, che stabilisce gli obiettivi di minimizzazione
dell’esposizione all’inquinamento elettromagnetico con particolare riferimento ai ricettori
sensibili, e il perseguimento del principio di cautela mediante il razionale inserimento degli
impianti nel territorio dal punto di vista urbanistico, ambientale, sanitario;
nel Regolamento vigente sono specificamente individuati i criteri urbanistici e progettuali per
la localizzazione e la conformazione degli impianti, anche in relazione agli obiettivi di
minimizzazione dei fattori di inquinamento visivo a carico del paesaggio extraurbano e
urbano derivante dai predetti impianti, con particolare riferimento alla tutela degli edifici ed
aree di valore storico architettonico e monumentale;

in particolare l’art.6 punto B prevede: per le aree urbanizzate, a prevalente destinazione
residenziale, agli impianti se previsti su pali o tralicci appositamente realizzati sono da
adottarsi, in via prioritaria, installazioni in area di proprietà pubblica, quali rotonde, aree
cimiteriali, torri faro di impianti sportivi, parcheggi ecc., i cui progetti dovranno essere redatti
in funzione dello specifico contesto urbanistico, in genere caratterizzandosi come
complemento d’arredo urbano; inoltre, la vocazione dell’area pubblica per la localizzazione
oltre a consentire una corretta pianificazione, prevede che il canone di locazione versato
dall’operatore sia a beneficio della collettività, diversamente dalla localizzazione su area
privata;

tra i principi del regolamento è sempre preferibile la soluzione di impianti in co-siting, nel
quale più gestori condividono lo stesso sostegno o supporto, riducendo il numero di pali
presenti sul territorio;

RILEVATO INFINE
che nei giorni scorsi a Quartesana sono iniziati i lavori per il posizionamento di una nuova
antenna, a poche decine di metri da antenne esistenti, senza che i cittadini fossero
minimamente informati;

CONSIDERATO
che dalla notizia del Sindaco di settembre scorso il Piano una volta elaborato avrebbe dovuto
essere sottoposto al vaglio del Consiglio Comunale per una sua adozione e, ad oggi, mese di
scadenza della sospensione di nuove concessioni, nulla è arrivato nemmeno nella
commissione competente per poter poi accedere al Consiglio;

SI CHIEDE AL SINDACO E ALL’ASSESSORE COMPETENTE
che fine ha fatto il Piano Comunale di telefonia mobile,
perché non sono rispettati i criteri del Regolamento comunale vigente,
come il Comune stia gestendo le richieste e relative autorizzazioni per le nuove installazioni in
area privata, in una fase di sospensione delle autorizzazioni in area pubblica e mancanza del
Piano,
se si ritenga opportuno e doveroso informare la cittadinanza preventivamente alle nuove
installazioni, e come si intenda fare.

Roberta Fusari
Azione Civica

GLI SPARI SOPRA
L’invenzione della Sanità Privata e il suo fottuto fallimento

 

Era il secolo scorso, un millennio fa, il lontano 1992, quando il terzo governo nella storia della repubblica non a guida democristiana, con a capo Giuliano Amato e una squadra di quadripartito composto dai morituri DC-PSI-PSDI-PLI emanava il D.lgs 30 dicembre 1992, n. 502. Con quel decreto le USL. vennero trasformate in aziende sanitarie locali, con propria autonomia e svincolate da un’organizzazione centrale a livello nazionale, con responsabilità diretta da parte delle regioni.
No, non ho una così grande memoria, basta cercare minimamente in rete e al primo click appare l’inizio dello sfacelo. I primi importanti sintomi di una repubblica che abbandona la mutualità, la volontà di giustizia, la dignità di tutte le persone nei confronti della malattia per cedere all’idea ultra liberista del privato è bello, a discapito dell’orda di fannulloni che tiene bloccata la Giovine Italia che si annida nell’ ‘orrido’ pubblico. «in funzione del perseguimento dei loro fini istituzionali, le Unità Sanitarie Locali si costituiscono in Aziende con personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale» cita bellamente l’articolo 3 del succitato decreto.

Dall’ultimo governo della buonanima Giulio Andreotti decaduto, il 28/06/1992, si susseguono gli esecutivi di Amato-Ciampi-Berlusconi-Dini-Prodi-D’Alema.
Da li ha inizio la fine. Non sono un fine analista, anzi, sono spesso ripetitivo e monotematico, ma dallo sgretolamento dei partiti tradizionali, giustamente indagati e perseguiti a causa di un sistema di tangenti e corruzioni divenuto legge e Stato, non è nato niente. La ‘politica delle somiglianze’ ha portato uno sconvolgimento sociologico, che ad oggi dopo trent’anni ancora non ha fine. La volontà di perseguire un sistema privatistico, ma basato fondamentalmente su finanziamenti pubblici, ha creato finti imprenditori e finti manager a capo di aziende, che ovviamente perseguono lo scopo di lucro, che gestiscono un bene primario, come la salute pubblica a colpi di marketing.
Meglio creare una sanità d’élite, fondata sui soldi, importanti e costose analisi cliniche, interventi chirurgici all’avanguardia dove il paziente vive o muore ma occupa il letto per il minor tempo possibile, smantellamento della sanità di comunità a discapito di grandi strutture dai costi esorbitanti e magari già vecchie al termine dei lavori di costruzione.
Solidarietà, parola abbandonata, divenuta straccio e spesso associata a termini aberranti, come buonismo. Eppure non sono passati secoli dagli anni ’70, dove la medicina democratica in tante regioni (stranamente rosse) aveva messo al centro la persona umana, la sua dignità, il paziente non era più un numero o uno scarabocchio su una cartella clinica. Poi, in meno di due decenni, l’ondata di luce e di vita è stata spenta dai codici pin delle carte di credito. Ben inteso che questo è avvenuto cavalcando la volontà popolare, non con decreti ferragostani o nascosti nei meandri delle finanziarie, anzi, queste privatizzazioni sono state sventolate da governi di centro destra e di centro sinistra. Ecco che ritorna il male assoluto del moderatismo, altro termine coniato negli ultimi decenni e che nasconde al suo interno un blob di violenza incredibile, nascosta tra le pieghe del neoliberismo e negli slogan de “si vince al centro”.

Oggi, nel primo anno del secondo decennio del XXI secolo, nel bel mezzo di una crisi globale causata da una pandemia mondiale, che non accenna ad abbandonarci, continuando a renderci schiavi di noi stessi, con la morte che ci appare ad ogni telegiornale, ci accorgiamo che il ‘Sistema Lombardia’ e buona parte del sistema Italia, non funzionano.
Nel 2020 abbiamo capito che esistono bisogni fondamentali, che devono essere gratuiti, devono perseguire fini mutualistici, devono curare giovani e vecchi, ricchi e poveri (no Sanremo non c’entra). Ottima lungimiranza direi.
Ma come, Non decantavate che era bello e funzionale il privato, pieno di lustrini, efficiente, in mano a manager illuminati che, con soldi altrui, facevano girare l’economia?
Io mi ricordo di voi, mi ricordo i vostri pensieri appoggiati ai banconi dei bar, secoli prima delle vostre ribellioni omologate sui social. Una volta ci si odiava faccia a faccia, esisteva una sorta di equilibrio e di rispetto dato dalla carne viva e dal respiro, ora le vostre tastiere non respirano, sputano solo. Lasciate stare quelli come me, non datemi ragione, non me ne faccio un cazzo, tanto il mio pensiero non è minoritario: è praticamente estinto.
Non piangete sul “latte macchiato” (cit.), non indignatevi coi tanti Fontana che si strozzano indossando una mascherina, ricordatevi dove eravate voi quando tutto questo bel sistema privato vi ha privato di tutto. Forse eravate a festeggiare la messa al bando e la sconfitta dei fottuti comunisti.
Certo che in Italia esiste ancora, e per fortuna, una sanità pubblica, ma il sistema azienda ha fallito, non ha tolto la corruzione, non ha reso più funzionale il sistema. Il lucro, gli schifosi budget e target, con la salute pubblica non centrano nulla: ai bisogni primari non si accede dallo sportello di un bancomat.

Ai Lidi di Comacchio, McDonald’s e Fondazione Ronald McDonald doneranno, insieme a Banco Alimentare Emilia – Romagna, 50 pasti caldi a settimana fino a fine marzo

Da: Elisabetta Franzetti (Omnicom PR Group)

Ai Lidi di Comacchio, McDonald’s e Fondazione Ronald McDonald doneranno, insieme a Banco Alimentare Emilia – Romagna, 50 pasti caldi a settimana fino a fine marzo

“Sempre aperti a donare”: un’iniziativa a sostegno delle comunità locali partita in diverse città e che porterà entro marzo 2021 alla distribuzione di 100.000 pasti caldi alle strutture che offrono accoglienza a persone in difficoltà

Ferrara, 3 febbraio 2021 – L’iniziativa Sempre aperti a donare arriva ai Lidi di Comacchio, dove McDonald’s e Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald doneranno insieme a Banco Alimentare Emilia – Romagna 50 pasti caldi ogni settimana, fino a marzo a una struttura caritativa del territorio che offre accoglienza a persone e famiglie in difficoltà.

Il ristorante McDonald’s della Strada Statale Romea sarà coinvolto da vicino nel progetto: il team di lavoro del ristorante si occuperà della preparazione dei pasti, ritirati e distribuiti
al Gruppo Car.P. S. Maria In Aula Regia.

Le donazioni dei Lidi di Comacchio si aggiungono a quelle della città di Ferrara, che contano 200 pasti a settimana e fanno parte del progetto Sempre aperti a donare, lanciato da McDonald’s e Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald in collaborazione con Banco Alimentare. L’Iniziativa, partita nel mese di dicembre, vuole portare conforto a chi è in difficoltà; per questo, il progetto prevede la donazione di 100.000 pasti caldi che verranno distribuiti entro la fine di marzo alle strutture di accoglienza che ospitano famiglie e persone fragili in diverse città italiane.

Questa iniziativa conferma e consolida l’impegno che lega McDonald’s e Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald al Paese e alle comunità locali con l’obiettivo di contribuire ad alimentare il circolo virtuoso generato dalle associazioni benefiche con cui collabora, specie nel difficile momento che stiamo attraversando, segnato dall’emergenza Covid.

Il Montalcini analizza Pregi e difetti dello Smart working

Da: Prof. Alessandra Ferlini, addetta stampa IIS RL Montalcini

Gli studenti del Montalcini analizzano LUCI ED OMBRE DELLO SMART-WORKING sotto la guida del Dott. Andrea Cardi

L’emergenza sanitaria che ci ha travolto e ‘stravolto’ ha comportato un radicale sconvolgimento degli equilibri politici, economici, culturali ed esistenziali della nostra società, imponendo una quasi totale reimpostazione del modo di vivere di ognuno di noi.

In tale scenario, il ricorso allo smart-working, già presente in modo più o meno diffuso da diversi anni a questa parte, si è necessariamente imposto come modus operandi in molteplici di contesti lavorativi.

Questo processo ha portato anche evidenti vantaggi, ma, al tempo stesso, ha favorito l’insorgere di diverse problematiche connesse alla vita personale e di relazione.

” Vantaggi e punti deboli dello smart-working” è stato il tema oggetto di analisi e di discussione dell’ incontro che il Dott. Andrea Cardi , esperto di PROMECO e da diversi anni curatore del progetto PUNTO DI VISTA del Montalcini, ha tenuto agli studenti della classe 4°A dell’ Indirizzo Economico di Portomaggiore.

I ragazzi hanno partecipato attivamente alla videoconferenza sottoponendo al relatore domande e incertezze.

In primo luogo la distinzione tra Telelavoro e Smart-Working: l’uno inteso come forma di impiego tutto sommato stabile, già presente negli USA a partire dagli anni 70′; l’altro basato su una maggiore flessibilità organizzativa sia per i quadri orari sia per le sedi da cui collegarsi.

Lo Smart-Working , presenta indubbiamente evidenti vantaggi , tra cui la riduzione degli spostamenti sui mezzi di trasporto, con conseguente effetto benefico sull’ambiente, e la possibilità di lavorare comodamente da casa senza troppi vincoli orari. Se protratto oltre misura, però, può causare seri disagi di natura psicologica, quali il bournout, derivato dall’incapacità di trovare il giusto equilibrio tra la dimensione lavorativa e la sfera privata, fino alla sindrome di HiKikomori, che consiste nell’isolarsi nella propria abitazione, senza aver nessun contatto con il mondo esterno confrontandosi unicamente con lo schermo del PC.

Lo Smart-Working ha cambiato le abitudini di milioni di lavoratori nella loro quotidianità, basti pensare alla quasi totale scomparsa della ” pausa pranzo”, momento di relax e di socializzazione per un breve scambio di opinioni tra colleghi.

La crisi economica di molti segmenti lavorativi e l’emergenza educativa apertasi con la DAD hanno, inoltre, accentuato la diffusione dei NEET ( Not in education, Employment or Training), ovvero quella quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è nè occupata , nè inserita in un percorso di istruzione o di formazione, che vive in una condizione di apatia ed incertezza.

Tale fenomeno rappresenta il triste specchio della situazione di disagio e demotivazione che la pandemia ha portato con sè, soprattutto nelle fasce giovanili.

Questo incontro da remoto ha costituito per i ragazzi del Montalcini un’occasione importante per riflettere sui cambiamenti in atto nella nostra società, offrendo preziosi stimoli per proiettarsi verso il futuro con consapevolezza e maggior serenità.

Intervenire con urgenza e stabilmente sulla Costa di Comacchio

Da: Ufficio Stampa Ascom Ferrara

Intervenire con urgenza e stabilmente sulla Costa di Comacchio – Ascom e Confesercenti sollecitano l’assessorato regionale all’Ambiente

Fare il punto sulla situazione del Master Plan a difesa della Costa: un emergenza ambientale ed economica che si va inasprendo anno dopo anno. Oggi pomeriggio (02/02) una delegazione congiunta coordinata da Gianfranco Vitali (presidente della delegazione di Comacchio di Ascom Confcommercio) e da Roberto Bellotti (presidente della Confesercenti del Delta) affiancati dai rappresentati dei Consorzi dei Lidi ha incontrato, virtualmente, l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo, affiancata da diversi funzionari tecnici. La situazione è nota: le mareggiate che investono periodicamente con violenza l’arenile in specie ai Lidi Nord divorano metri su metri di spiaggia e mettono a serissimo rischio la sussistenza degli stabilimenti balneari e con essi dell’intero sistema turistico. Di qui la richiesta di un ennesimo incontro, inviata a fine dicembre scorso proprio da Ascom Comacchio e Confesercenti del Delta, dopo un ulteriore episodio di maltempo: “Si tratta di un problema cronico che sta mettendo in profonda crisi le nostre attività – commenta Gianfranco Vitali presidente della delegazione di Comacchio di Ascom e vicepresidente provinciale di Ascom Confcommercio Ferrara ha ricordato – Un primo incontro plenario con la Regione, si tenne nel luglio del 2016 in Comune a Comacchio e in quell’occasione venne presentato per la prima volta un progetto complessivo e strutturale di salvaguardia del nostro litorale che in primis Ascom Confcommercio aveva sollecitato. Da allora siamo ancora in attesa della soluzione definitiva che auspichiamo davvero in tempi brevi”. Nicola Bocchimpani di Asbalneari ha delineato un quadro pesante: “Abbiamo perso 2,5 metri di spiaggia in profondità ogni anno e le aziende a questo punto non sono in grado di fare fronte agli impegni economici e finanziari con i fornitori. Per fare un esempio: ogni fila di ombrelloni persi per colpa dal mare significa perdere 600 famiglie da ospitare in ogni Lido”.
Considerazioni alle quali si unisce la voce di Roberto Bellotti presidente di Confesercenti del Delta:”Si tratta di un problema drammatico sui quali abbiamo avuto promesse di interventi milionari. La spiaggia, in particolare ai Lidi Nord, è stata letteralmente mangiata. Serve insomma un piano Marshall di aiuti per la nostra costa. Bisogna lavorare su tre punti: interventi immediati per far partire la la stagione 2021; un piano a medio termine per bloccare le mareggiate ed a lungo termine interventi che mettano in sicurezza anche i centri abitati”. Un grido d’allarme forte perché il rischio è concreto: perdere la costa ed addirittura mettere in condizione gli operatori di dover abbandonare le loro concessioni. E la Regione ha evidenziato il cronoprogramma degli interventi prima sul breve periodo poi sul medio e sul lungo che poi verranno inseriti nel Recovery Plan. Tra i numerosi interventi citati sono in appalto le scogliere da installare alle Nazioni (per un importo da 2 milioni e 300mila euro su un progetto complessivo di 4,5 mln). Entro l’anno poi dovrebbero essere posizionati i tecnoreef (barriere sommerse per un importo di 1.250.000 nella zona di Pomposa e Scacchi), mentre sono previsti nelle annualità dal 2021 al 2023 altri 2 milioni di euro di lavori. Illustrati tra gli interventi ad esempio il ripascimento sull’intera costa (da Volano a Spina per 810mila euro). Nel Recovery Plan per la costa dell’Emilia Romagna sono poi contemplati altri 20 milioni il cosiddetto “Progettone 4”. Dati, numeri e progetti che dovranno poi essere condensati in una relazione aggiornata ed approfondita che la Regione invierà a tutti i soggetti. “L’appuntamento di contatto e verifica come promesso dallo stesso assessore regionale sarà dopo Pasqua a Comacchio ” ha concluso Vitali di Ascom.

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