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Il capitalismo, l’ondata cinese, il commercio per nulla equo e sostenibile, lo sfruttamento dei bambini indiani per la produzione delocalizzata, la vendita sulle bancarelle del mercato nero dei prodotti finti griffati, la bassa qualità degli oggetti prodotti, insomma la lavatrice che ho comprato 20 anni fa che è durata di più di quella comprata 2 anni fa. Stessa cosa per le scarpe e per i vestiti.

Non c’è dubbio che i dubbi aumentano, di anno in anno. La guerra delle religioni, quella delle pandemie, quella del mercato che regna su tutte. Quella dei diritti umani sempre in prima linea, ma non abbastanza quando si scontra con le istituzioni, di sicuro non sempre al passo con i tempi. E ci sono giudici lungimiranti in Slovenia che cancellano il divieto a coppie dello stesso sesso di sposarsi e adottare figli. Quando in Jugoslavia negli anni Ottanta l’omosessualità veniva punita per legge; ora vengono cancellate due discriminazioni evidenti, e una terza che prevede la fecondazione assistita per le coppie dello stesso sesso e per i single.

Poi ci sono sentenze Torinesi che cancellano i diritti di una ragazza di vent’anni di potersi “sbronzare” o portare indumenti più corti o con cerniere non abbastanza resistenti da evitare uno stupro. A detta di questi signori e signore, il diritto ad “osare” di un ragazzo di venticinque anni è maggiormente tutelabile che non quello di una ragazza di vent’anni di dire “no” e di poter lasciare aperta (per sbaglio) la porta di un bagno; senza che questo possa costituire un fraintendimento o un’aggressione.

In tutto ciò non è la punizione data, gli anni o meno da scontare per un grave errore commesso; ma le scuse, le leggerezze, le motivazioni a sostegno di certi comportamenti, portate come prove durante il processo. Un revival degli anni 50? O del medioevo?

Ci chiediamo se dopo la sentenza di ieri, le donne possano finalmente ritornare a portare la cintura di castità per poter meglio ovviare a queste spiacevoli equivocazioni. Intanto io inviterei i maggiori produttori di jeans a cucire cerniere più resistenti che tengano in questi momenti critici. Sperando non facciano tendenza!

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Ambra Simeone

Ambra è nata in un paese di mare e ogni volta che si trova in un posto nuovo, lì lascia qualche goccia salmastra. Quando scrive si lascia trasportare dalle brezze marine, quando disegna non usa squadre o righelli, e per entrambe le cose la bussola fa più di un giro. Quello che legge e ascolta non è assimilabile ad un solo genere, perché per lei le parole e la musica non seguono nessuna corrente.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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