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Ho sempre diffidato delle facilonerie da quattro soldi e delle semplificazioni all’etto di chi non si confronta con la complessità. Italiane e italiani, un popolo di mafiosi, indisciplinati e… Ignoranti!

Il 22 luglio l’Istat, Istituto di Statistica, pubblicava un suo report dal titolo ‘Livelli di istruzione e ritorni occupazionali[vedi qui], reso noto al pubblico tramite un comunicato stampa. Il giorno stesso, la notizia ha iniziato a girare nella mediasfera, con titoloni degni da far vergognare anche il più convinto patriota nostrano. Prendiamo come esempio il sito Bufale.net, dedicato allo sbufalamento altrui nei ritagli di tempo in cui non sforna esso stesso ricostruzioni mistificate: ”Il Paese più ignorante in Europa è l’Italia: pessimi dati sul nostro livello d’istruzione”. L’articolo, catalogato come “notizia vera”, citando l’indagine statistica consegna all’Italia un premio che in verità non merita. Più volte viene ripetuto il concetto iniziale, ma nonostante si dica che la fonte è autorevole ed è artefice dell’affermazione riportata, mai nelle 17 pagine Istat compare una dichiarazione del genere. Il termine “ignoranza” è sconosciuto ai grafici e alle descrizioni presentate dall’istituto, e non si fa fatica a comprenderne le motivazioni, essendo questo una nozione impossibile da delimitare con rigore e precisione. Si parla, piuttosto, di Paesi più o meno istruiti, cioè con più o meno persone in possesso di titoli di studio – e ciò non è direttamente proporzionale al grado di “ignoranza” nella popolazione, le due cose non camminano a braccetto – , ma pur prendendo per buona la banalizzazione giornalistica, è il dato fornito a non corrispondere ai risultati dello studio. L’Italia, infatti, non è l’ultima in Europa: semmai, la sua quota di individui diplomati è inferiore, per l’anno considerato, il 2019, alla media europea, e non è la peggiore. Dopo di lei, troviamo la Spagna, Malta e il Portogallo. Non in note minuscole a piè di pagina, ma è in apertura del documento che è possibile leggere questi dati, anche correttamente riassunti nel titolo del paragrafo ‘Italiani fra gli ultimi in Europa per livello di istruzione’. Ma a dimostrazione del fatto che tale sezione sia stata davvero consultata dal sito, basti considerare i numeri riportati in conclusione. Dunque, l’articolista ha sì compreso il significato dello studio, eppure ha volutamente preferito una esagerazione non supportata dai fatti.

E come interpretare, inoltre, l’evidente italiano zoppicante che accompagna la lettura dall’inizio alla fine? Tra congiuntivi problematici, ridondanze lessicali e accenti di troppo, tutto ciò appare come un degno scherzo del destino ai danni di chi ama puntare il dito contro chi reputa ignorante. Dimenticandosi che così facendo, altre tre dita sono puntate verso di sé.

BUFALE & BUGIE, la rubrica di controinformazione di Ivan Fiorillo esce ogni mercoledì su Ferrraraitalia. Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui]

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Ivan Fiorillo

“Lo Scettico”: un divulgatore non convenzionale alla ricerca della verità.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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