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La padronanza lessicale e la varietà dei registri linguistici hanno consentito a Peverati di esprimersi in liriche, prose, ricordi, favolette, zirudeli, giochi di parole. Fin dalla prima silloge del 1972 l’autore porge i suoi versi in dialetto e riscrive poeticamente la traduzione in lingua.

L’istà

Int i méś cald dl’ista, s’a ruź al trón,
al mond intiér l’am par imbalsamà;
il bèsti il s’ferma a bóca spalaηcà
e al caη ligà iη custiéra al tira al śgón! (1)

L’erba int al prà l’è tuta uη graη bruśón,
aη sa sta beη né fóra e gnaηch in ca’,
al foss al crèpa, i lòt jè tut arsià (2)
e quand a pióv, l’è na liberazión!

Qualch d’un al perd la scrìmia, l’è iηsamnì; (3)
che stòfagh, che fadìga lavuràr!
E spèzia là iη basóra, al dop-meźdì,

as véd int al canàl a sguataràr
i źùvaη, mói fin ‘d sóra di cavì.
Beàt chi sa spavàna ai mont e al mar!

L’estate
Quando, d’estate, impazza il solleone / e la natura pare imbalsamata / stanno le bestie a bocca spalancata; / povero cane al sole, che fiatone! 
Un po’ di brezza – che disperazione! / invano in casa o fuori è ricercata; / già screpola la terra bruciacchiata ? e quando piove è una liberazione!
Qualcuno perde il senno, si dispera; / che caldo, che fatica lavorare! / Nel pomeriggio, fino a tarda sera
lungo il canal si vedono nuotare / i giovani dall’umida criniera. / Beato chi si reca ai monti e al mare!

NOTE
(1)Tiràr al śgón, ansimare – (2) Arsià, assetato – (3) Scrìmia, ragione.

 

Tratto da:
Iosè Peverati, Quarantaquatar quadrit : poesie dialettali ferraresi, Bologna, Ponte Nuovo, 1972.

 

Iosè Peverati (Modena 1927)
Medico condotto e pediatra, nato casualmente a Modena, risiede da sempre a Portomaggiore. Socio fondatore e primo presidente del “Tréb dal Tridèl” ne è ora il Presidente Onorario. È il più prolifico degli autori dialettali ferraresi. Numerose le sue pubblicazioni, anche in antologie e periodici. Innumerevoli i riconoscimenti e le segnalazioni per poesie e prose in dialetto e in italiano. Frequenti le partecipazioni a serate culturali, letture di poesie, zuàdghe, trebbi, presentazioni. La sua ultima raccolta (80 copie numerate) è L’è mej rìdar… : barzléti in frareś (2015).
Gli interessi che lo caratterizzano a tutt’oggi sono ben sintetizzati nella poesia, scritta dal nostro, per festeggiare se stesso e i suoi novant’anni,
Da Nuvanta
[…]
Hobby agh n’ò tanti e tuti i fagh luntiéra:
al dialet l’am piaś propria come al pan
e na qualch volta a scriv in italian,
filatelia, dipiηźar e viaźàr
truvàras coi amigh, iηsiem magnàr
źugàr all cart, andàr in bicicleta,
star al computer, scultàr na caηzunéta
par èsr alègar ed evitàr i guai
e po’ balàr seηza stufàras mai.
[…] Hobby son tanti molto volentieri: / il dialetto mi piace come il pane / ma qualche volta scrivo in italiano, / filatelia, la pittura, viaggi, / le cene con amici, fare assaggi / giocare a carte, andare in bicicletta, / stare al computer, qualche canzonetta / essere allegro ed evitare guai / e poi ballare e non stancarsi mai.
Peverati sta lavorando alla sua prossima pubblicazione che ha come titolo provvisorio  Su la porta ad ca’…

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica settimanale curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce regolarmente ogni venerdì mattina.
Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui]

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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