Skip to main content

Abbiamo tutti delle canzoni che, per vari motivi, fanno parte di noi. Ce le portiamo appresso come una cicatrice, una ruga o un tatuaggio. Magari non ci ricordiamo il titolo o l’autore, ma in un modo o nell’altro continuano a farci provare quelle sensazioni di cui non vorremmo mai fare a meno.

Ma perché hanno questo potere su di noi? Cos’è che ci lega visceralmente a delle canzoni? Di risposte credo che ce ne possano essere a bizzeffe, poiché ognuno di noi può avere mille ragioni per affezionarsi a un brano: melodia, testo, ricordi personali, senso di appartenenza a qualcosa.

Mi limiterò quindi a farmi trasportare, ancora una volta, da una di queste canzoni per approfondire la questione. Si tratta, forse, del brano più country del mio personalissimo lotto: si intitola Call It Dreaming, ed è una ballata del cantautore americano Iron & Wine, nome d’arte del barbuto e pacioso Samuel Ervin Beam.

Di Iron & Wine possedevo già l’eccellente Ghost On Ghost, quando nell’autunno del 2017 mi decisi ad acquistare il suo ultimo album, Beast Epic. Lo comprai allo storico Disco D’Oro di Bologna, e iniziai ad ascoltarlo durante il viaggio di ritorno a Ferrara con quell’aggeggio novecentesco chiamato lettore CD.

Ebbene, ci vogliono più o meno 50 minuti, no? La metà di questi li ho trascorsi con la traccia numero 6, che di minuti non ne dura neanche quattro. Fate voi i conti di quante volte l’ho ascoltata.

È così che funziona: al primo colpo sai già che quella voce, quell’andamento e quell’arpeggio ti stanno portando da qualche parte. Non sai bene dove, e forse non lo saprai mai, ma è un posto in cui – come canta lo stesso Sam Beam – il sole non tramonta così facilmente e la luna è sempre pronta a splendere.

Call It Dreaming è una di quelle dolcissime road song che danno un senso a tutto ciò che osservi dal finestrino. Ne vuoi sempre di più perché ogni volta che l’ascolti ti immagini un pezzo di vita che hai già vissuto, che potresti vivere o che non vivrai mai. Ed è un pezzo di vita che, nonostante tutto, vuoi assaporare per almeno quattro minuti.
Battisti ci suggeriva di chiamarle emozioni, Iron & Wine le fa diventare dei sogni a occhi aperti.

“Where the time of our lives is all we have
And we get a chance to say, before we ease away
For all the love you’ve left behind
You can have mine”

tag:

Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

Comments (1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it