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La Sipro spa, l’agenzia pubblica ferrarese per lo sviluppo, ha un suo portale web ricco di cose e ben fatto. Si legge con interesse, e allora proviamo ad entrarci dentro.
La home page ci dà il benvenuto con un “Conosci davvero il territorio Ferrarese e le sue opportunità? Affidati a noi, da più di trent’anni uniamo territorio e impresa” proponendoci sei icone su cui cominciare a navigare: conosci il territorio; catalogo aree produttive; rete incubatori Sipro cube; Apea e vetrine aziende insediate; incentivi e non solo; pacchetto localizzativo.
Si passa poi ai progetti speciali che spaziano da ambiti legati a salute, sicurezza e prevenzione come il progetto Apea Ferrara, a temi quali la riqualificazione di edifici e delle aree dismesse, e ancora al risparmio energetico con EnSure, fino ad entrare nel campo della riqualificazione delle figure manageriali con il programma Cobra man e con Icon che mira a sviluppare reti transfrontaliere a supporto delle imprese; non mancano nemmeno il turismo con T-Lab, opportunità turistiche Italia-Slovenia, e il restauro Macc (coordinamento restauro arte moderna e contemporanea); e per finire il progetto Pitagora che si occupa di Tlc telecomunicazioni area adriatica, e ancora internet, web, ict e wi-fi.
Poi ci sono le news e gli appuntamenti degli ultimi cinque anni che evidenziano date, luoghi, argomenti, seminari, workshop, viaggi all’estero, partnership, relazioni industriali e molte ricchezze di contenuti, idee, progetti, obiettivi e risultati.
Una lettura che ci pare di grande interesse e spessore, dalla quale emerge un respiro ampio, uno sguardo che va oltre il perimetro dell’area ferrarese e che coinvolge diversi interlocutori, locali e non.

Alla fine, dopo una lunga navigazione, ci siamo soffermati sui link e da questi su altri link, da questa serie di incroci non abbiamo potuto fare a meno di pensare alla “spending review”, cioè la revisione della spesa pubblica (anche quella allargata ed indiretta).
A occhio e a spanne (pur consapevoli che la misura ha delle falle) abbiamo rilevato fra i tanti (troppi?) enti che si occupano del territorio sovrapposizioni per competenze e funzioni, obiettivi comuni e stesso ambito territoriale, tantissimi partner e collaborazioni sovrapposte, forti spezzettamenti di risorse, scarse economie di scala, organici non leggeri, stessi soggetti e stakeholder, comuni obiettivi e pochi riscontri sui risultati.
Quello che ci pare di rilievo, per i nostri territori, è soprattutto lo scarto tra obiettivi e risultati, come per esempio sulla formazione e la costruzione della ricchezza e del reddito, sulle nuove imprese, il rafforzamento delle reti fra imprese e loro consolidamento strutturale, nuova occupazione e lavoro, export, qualità delle produzioni e dei servizi, specialità ed innovazione, sviluppo e crescita.
Da noi, ma anche in non poche realtà provinciali e regionali italiane, si presentano e si vedono troppi strumenti e luoghi di mini-governance come Camere di commercio, Agenzie di sviluppo, Centri studi e ricerche, Fondazioni e Facoltà di economia e simili, Parchi e Gal, e ci fermiamo qui per non cadere solo nell’additare.
Tutte queste sovrastrutture (chiamiamole così) per lo sviluppo possibile dei territori ci sembrano troppe e non sempre sono in rete e dialoganti, c’è molta autonomia ma anche molta confusione, sperpero di risorse, diversità di scelte e di vedute sempre in evidenza ma scarse di risultati, consiglieri e imprenditori che scoprono, sempre dopo, le distorsioni.
Lascio ad altri la recente polemica del Direttore di Confartigianato Ferrara e l’uscente Presidente della Camera di commercio; di alcune sigle sindacali ferraresi e l’entrante camerale e, poi, sempre dopo e sempre tardi, si aprono i cassetti delle incomprensioni ridondanti (solo per pochi giorni) e del poco fare.
Ma se si cominciasse a fare ordine, a snellire (pensiamo al Cnel per ora), a scegliere anche contro, a farsi dirompenti, forse avremmo contribuito ad uscire da un certo grigiore.
Ci è parso, infine, di aver offerto un buon focus, ma anche una riflessione che potrà coinvolgere il lettore che, comunque, conosce le criticità dell’area ferrarese e che da troppo tempo si esprime sullo sviluppo che non c’è, meglio ce n’è troppo poco, e continua a dire e ridire: “quando si cresce, noi cresciamo sempre dopo, e quando si decresce, noi abbiamo anticipata la decrescita”.
Ma dobbiamo aspettare ancora molto e rimanere sempre dentro il tunnel?
Speriamo di no.

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Enzo Barboni


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

La redazione e gli oltre 50 collaboratori scrivono e confezionano Periscopio  a titolo assolutamente volontario; lo fanno perché credono nel progetto del giornale e nel valore di una informazione diversa. Per questa ragione il giornale è sostenuto da una associazione di volontariato senza fini di lucro. I lettori – sostenitori, fanno parte a tutti gli effetti di una famiglia volonterosa e partecipata a garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano che si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori, amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato 10 anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato Periscopio e naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale.  Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 

Oggi Periscopio conta oltre 320.000 lettori, ma vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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