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Le scarpe rosse

Le scarpe rosse

*1*

Mi sono decisa, finalmente.
Ho comprato un paio di scarpe rosse. Rosse, col tacco alto, décolleté e, decisamente, molto, molto femminili.
Le guardo avvolte nella velina dentro la loro scatola e, soddisfatta, le ripongo sullo scaffale.
Aspetto l’occasione giusta.

*2*

Quando sono giù di corda, metto a posto gli armadi. Mi accorgo che sono depressa perché mi prende la smania di fare ordine tra i vestiti.
Repulisti: eliminare, fare spazio, selezionare.
E così svuoto i cassetti, tolgo tutti i vestiti dalle grucce e, meticolosamente, provo ogni indumento, lo abbino con altri e cerco, con occhio critico, di arrivare a un responso: lo tengo! no, lo elimino!
É un’operazione che mi sfinisce.
Gli armadi svuotati, poco a poco si riempiono di ogni cosa. Al solito non ho avuto il coraggio di eliminare un bel nulla.

*3*

Sto passando in rassegna i miei vestiti. Non so come passare questo lungo tempo vuoto che ho davanti.
Però! Quante cose nuove, mai messe, tenute d’acconto chissà perché.
E questa? Apro la scatola. Ah! Le mie scarpe rosse.
Le tiro fuori dalla scatola. Quanto le ho desiderate! Mi viene da piangere.

Ho un tumore al seno, sono giovane e lui se ne approfitta per invadere tutto il mio corpo. E sai cosa penso?
Che non ho paura di morire, è che mi dispiace”.
Mi dispiace di aver aspettato e perso tante occasioni per indossare le mie scarpe rosse. Mi dispiace soprattutto che non avrò più altre occasioni.

*4*

Non ho più la forza di alzarmi, le terapie mi devastano. La mia è una guerra persa. Adesso, che sono ricresciuti, ho degli strani capelli ricci ricci, sono così magra, due occhi enormi mi guardano allo specchio. Respiro a fatica, il mio naso è sottile e affilato come le mani, sono di carta velina.

Indosso perennemente il pigiama, non è molto glamour! Le ante degli armadi sono aperte e mettono in bella vista i vestiti colorati e di bella foggia che ho collezionato, troppo timida per indossarli.

La seta, i ricami, i volant, le morbide stoffe, il fresco cotone.

Voglio essere bella, bellissima il giorno della mia morte. Voglio sguardi ammirati e invidiosi.

Scelgo il vestito più bello, gli accessori più fashion. Non possono mancare loro, le mie eleganti e molto femminili scarpe rosse.

Non ho più il seno, le mie forme sono sparite, divorate dalla malattia, ma io sono una donna e giovane.

Ho trovato la mia occasione, mi presenterò alla mia cerimonia non con un corpo di cera tirato a lucido, un santino grigio che sa di incenso.

Ci andrò vestita a festa. Mi farò bella e i miei piedi non saranno nudi o dentro tristi pantofole, calzeranno scarpe nuove, rosse, col tacco alto, décolleté e, decisamente, molto, molto femminili.

A mia sorella Claudia oggi che posso ricordare senza piangere.

Cover: Foto di <a href=”https://pixabay.com/it/users/espressolia-208511/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=2086260″>Espressolia</a> da <a href=”https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=2086260″>Pixabay</a>

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Giovanna Tonioli

Giovanna Tonioli da molto tempo si occupa di Dipendenze Patologiche nel servizio pubblico. A lungo, come educatrice, ha pensato di fare uno dei mestieri più belli perchè coraggioso, avventuroso, “stupefacente” come le storie delle persone. Il battesimo lo deve a Marco Cavallo e, sull’onda del pensiero della Psichiatria Democratica, le piace abbattere le porte chiuse e lottare contro tutte le forme di stigma; è testimone delle più svariate umanità. Si è laureata in Psicologia clinica, si è specializzata presso l’Istituto di Psicoterapia Espressiva di Bologna ed è socia di Art Therapy italiana. Lavora a Ferrara. L’incontro con l’arte terapia è stata una svolta importante sia personale che professionale – ma Marco Cavallo lo sapeva già – e così come libero professionista svolge l’attività di Psicoterapeuta Espressiva, dove l’arte, la creatività e l’estetica si sposano con la psicoanalisi, le neuroscienze, la mente con il cuore delle persone. Una terra di mezzo, uno spazio transizionale in cui le parole possono incontrarsi con tutte le forme espressive, il rigore con la curiosità e il gioco, la disciplina con l’immaginazione. Giovanna è anche un mezzo (e sottolinea “mezzo”) soprano, una sfocata fotografa, un’artista naif. Vive in provincia di Ferrara, precisamente alla Cuccia, una piccola casa in uno sperduto borgo di campagna, con i suoi cani che nel tempo si avvicendano, ma che, sempre, sono a loro modo grandi maestri di vita.

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