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L’epopea di Roy of the Rovers, il fumetto più longevo d’Inghilterra

Alcuni telecronisti inglesi hanno l’abitudine di enfatizzare il racconto di un gol o di una vittoria citando il fumetto calcistico più conosciuto dal pubblico d’oltremanica: si tratta di Roy of the Rovers, ideato negli anni ’50 dalla casa editrice Fleetway e incentrato sulle vicende di Roy Race, attaccante del fittizio Melchester Rovers.

L’esclamazione “Real Roy of the Rovers’ stuff!” è usata perlopiù per descrivere le vittorie inaspettate – e per questo ancora più entusiasmanti – dei cosiddetti underdog, ossia delle squadre che, contro ogni pronostico, battono avversari ben più quotati. D’altronde, è più o meno ciò che succede nel fumetto: grazie all’apporto di Roy Race, lo stesso Melchester Rovers passerà dall’essere una squadra di metà classifica a vincere trofei con una certa regolarità.

Dopo aver fatto parte di un magazine per circa vent’anni, Roy of the Rovers divenne una rivista a sé stante nel 1976, seguendo peraltro la scia dei primi due comics calcistici del Regno Unito: Scorcher e Score ‘n’ Roar, entrambi pubblicati dalla suddetta Fleetway. Il successo più o meno immediato del fumetto di Roy Race fu dovuto al fatto che, a differenza dei suoi predecessori, raffigurava una realtà in cui ciascun lettore inglese poteva identificarsi, specialmente negli anni ’70 e ’80. Roy of The Rovers, infatti, raccontò i cambiamenti socio-economici del calcio d’oltremanica attraverso ricostruzioni sufficientemente fedeli dell’hooliganismo, del rinnovo degli stadi e dell’avvento degli sponsor.

Tuttavia, in una saga lunga quarant’anni è facile trovare delle incongruenze che varcano il confine della razionalità: dall’età dello stesso Roy Race – il quale pare invecchiare più lentamente degli altri – alle sue tormentate vicende personali, tra cui spiccano un rapimento, un attentato e un incidente in elicottero che comporterà l’amputazione del suo piede sinistro. Questo, ovviamente, è l’ultimo atto della carriera professionistica di Roy e della serie a lui dedicata, conclusasi nel marzo del 1993 dopo 853 numeri.

Senonché, nel 2016 l’azienda produttrice di videogiochi Rebellion ne ha acquistato i diritti di riproduzione, rilanciando il fumetto durante gli ultimi Mondiali in Russia: il “nuovo” Roy Race è sedicenne, sfoggia un taglio moderno e gli sponsor del suo Melchester Rovers sono la Hummel e il podcast The Totally Football Show. Inoltre, in occasione del Mondiale femminile del 2019 la stessa Rebellion ha pubblicato il fumetto Rocky of the Rovers, la cui protagonista è la giovane sorella di Roy. Di seguito, le parole pronunciate dal CEO della Rebellion Jason Kingsley, ossia il fondatore dell’azienda assieme al fratello Chris, in occasione dell’atteso rilancio di Roy of the Rovers.

“Roy of the Rovers is a legend of British comics, a national icon that has been in the public consciousness since 1954. The new Roy Race might look different to his predecessors, but rest assured the core of the character, from his talent to his sportsmanship and, of course, his blonde mop remain.

Di recente, lo scrittore e fumettista Barrie Tomlinson ha ripercorso la lunghissima saga di Roy of the Rovers e l’impatto di tale fumetto sulla cultura britannica degli anni ’70 e ’80 in due libri: il primo nel 2016, il secondo nel 2019. In questo video [Qui], invece, c’è il sorridente allenatore del Bristol City Lee Johnson che, dopo aver battuto il Manchester United di José Mourinho nella Coppa di Lega inglese 2017/2018, usa l’espressione di cui sopra.

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Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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