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Un giornale sicuramente diverso dagli altri.
Come definire sennò un quotidiano che non riporta per tre numeri il disastro causato dall’alluvione in Emilia-Romagna, salvo poi ospitare nel quarto (oggi,19 maggio, ndr) un veemente fondo del direttore contro chi specula politicamente sulle sciagure?

Il richiamo in prima pagina all’intervista a Mélenchon, l’Unità n.2, 17 maggio 2023

E che nei suoi primi quattro numeri dedica ampio spazio a quattro personaggi della sinistra – Massimo d’Alema, Jean-Luc Mélenchon (leader di La France Insoumise), Achille Occhetto e Mario Tronti – per dirci (o insegnarci?) quali sono le strade per far rivincere la sinistra?

Che difende  senza mezzi termini papa Francesco e la sua iniziativa di pace per far cessare il conflitto tra Russia e Ucraina?

Che esordisce nel primo numero con una poesia di Pier Paolo Pasolini in prima pagina che parla di bandiera rossa come vessillo del povero?

Che in ultima mette una foto famosa di Enrico Berlinguer con l’invito ad abbonarsi?

Questa è la nuova Unità, quotidiano fondato da Antonio Gramsci quasi 100 anni fa, tornato in edicola per la terza volta il 16 maggio scorso dopo un valzer di date che ne annunciavano l’uscita. Diretta da Piero Sansonetti (71 anni, ex direttore del Riformista, ex vice direttore e condirettore della “vecchia” Unità, direttore di Liberazione e de Il Dubbio, opinionista politico e molto altro), 12 pagine, grafica un po’ retrò, 100 mila copie dichiarate.

Il primo numero de l’Unità tornata in edicola,16 maggio 2023

Il giornale, la cui testata è stata comprata all’asta fallimentare dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo per 910 mila euro, sarà, come ha scritto Sansonetti nell’editoriale del primo numero, “socialista, garantista e cristiano. Che cercherà di tenere insieme Gramsci, Rosa Parks (la donna di colore di Montgomery, Alabama, che nel 1955 rifiutò di cedere il suo posto in autobus ad un passeggero bianco, divenuta un simbolo nella lotta per i diritti dei neri, ndr), Roncalli Mandela e Pannella”.

“Vaste programme”, direbbe De Gaulle. Noi non lo diciamo: tutte le voci e i tentativi di fare informazione sono leciti e hanno diritto di cittadinanza.
Ma c’è da chiedersi se il Pantheon evocato da Sansonetti regga alla sfida di questi tempi: cioè quella di far parlare una sinistra nuova rivolgendosi a molti, moltissimi, attraverso la carta stampata, che è una frazione (purtroppo ad importanza calante) dell’universo odierno dei media. Un tentativo si percepisce: quello di trattare le “grandi questioni” politiche da un punto di vista “alternativo”.

“Saremo dalla parte dei più deboli – ha affermato Sansonetti – per fare un giornale “sintesi del grande spirito del passato dell’Unità – la cultura, la saggezza, la responsabilità, il conflitto – e la ricerca della modernità. Nella certezza che la modernità sia uguaglianza. E libertà. E disarticolazione del potere”.

Cosa significhino queste affermazioni lo scopriremo solo vivendo, e leggendo il giornale.

Intanto, per guardare ai fatti, nessun giornalista o poligrafico della vecchia testata licenziato dopo l’ultimo fallimento è stato riassunto. E prossimamente andrà all’asta l’archivio storico del giornale, un patrimonio di grande valore. Vedremo in che mani finirà.

In copertina: L’Unità (nuova) numero 2,  17 maggio 20233, particolare

 

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Franco Stefani

Franco Stefani, giornalista professionista, è nato e vive a Cento. Ha lavorato all’Unità per circa dieci anni, poi ha diretto il mensile “Agricoltura” della Regione Emilia-Romagna per altri 21 anni. Ha scritto e scrive anche poesie, racconti ed è coautore di un paio di saggi storici.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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