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Storie in pellicola / Flow, l’animazione ‘home made’ che batte tutti

Flow, Oscar 2025 come Miglior film d’animazione: una vittoria storica

Il piccolo film del regista lettone Gints Zilbalodis ha ottenuto la statuetta degli Oscar 2025 come Miglior film d’animazione, battendo titoli ben più blasonati e mega-prodotti di grandi studi americani, come Inside Out 2 dei Pixar Animation Studios e Il robot selvaggio di DreamWorks Animation.

Home made

Non solo budget basso rispetto ai colossal animati ma uso di strumenti che possono avere tutti, una vera democrazia dell’immagine e della creatività. Per creare il film è stato, infatti, utilizzato Blender, un software di grafica computerizzata 3D open-source, accessibile a tutti e non un prodotto proprietario come quelli usati dai grandi studi. Tutto libero, no alle licenze.

Certo i personaggi hanno un aspetto meno ‘artistico’ dei disegni i delicati del vecchio stile Disney, a tratti quasi sfuocato, e sicuramente un po’ meno realistico, con contorni che ricordano la favola. Questo contrasto tra sfondi dettagliati e personaggi stilizzati è, però, una delle innovazioni visive più evidenti del film. Può piacere o meno. De gustibus.

Inizialmente ci ha lasciato perplessi, forse aspettandosi altro di più, visto l’Oscar, poi, ripensandoci, abbiamo colto: “Flow” è un film muto, che comunica la storia e le emozioni unicamente tramite l’azione veloce, spesso travolgente, prorompente e dirompente, e, soprattutto, con le immagini e i suoni ambientali e dei versi degli animali, scelti per riflettere il carattere delle creature. La natura nella sua più essenza più pura.

L’emozione è tutto

Siamo davanti a un film di animazione adatto a tutti, forse più ai grandi, che crea, nello spettatore un vero senso di immersione, con grande empatia.

Eccoci davanti a un gatto nero che vede salire pericolosamente intorno a sé il livello dell’acqua, come in un diluvio universale che mira a sommergere il suo mondo.

Il gattino inizia a saltellare, nuota a fatica, quasi affogando, fino a che salta a bordo di una vecchia barca che ospita un gruppetto di simpatici, e molto diversi, animaletti in fuga. Sono un labrador, un capibara, un lemure e uno strano uccello gigante che potrebbe rivelarsi un pericoloso predatore ma che, alla fine, sarà il fido e impavido timoniere. Lezione uno.

Subito si pensa alle alluvioni, alle catastrofi legate al cambiamento climatico, all’Arca di Noè, dove a salvarsi sono solo gli animali. L’Uomo, d’altronde, nel film, è totalmente assente. Restano solo rovine abbandonate e deserte di civiltà antiche, forse scomparse.

Tutto è lasciato all’immaginazione. C’è spazio per pensare e immaginare.

Tempo e luogo sono indefiniti, bisogna sopravvivere, come gli animali sanno ben fare.

Il gatto, indipendente per natura, e inizialmente preoccupato solo di salvare sé stesso, dovrà imparare a fare squadra, volente o nolente. Altra lezione.

Acqua ovunque, mentre tutto scorre

L’acqua che invade lo schermo precorre parla di impotenza di fronte alle inondazioni, di una Natura dove tutto scorre, come la vita. Un mondo dove la Natura sopravvive anche senza l’Uomo. Sensazione che abbiamo vissuto anche recentemente.

Nessun catastrofismo ma eventi che scorrono sotto la mutevole forma dell’acqua.

Ill film è di certo un’ammonizione di ispirazione ecologista ma, di fonte ad un mondo animale che, alla fine si aiuta comunque e sempre, nonostante la diversità naturale, è, soprattutto, un’ode potentissima alla solidarietà e alla cooperazione, necessarie per sopravvivere anche agli eventi che rischiano di annullarci per sempre.

Meraviglioso invito a tendere una mano, sempre. Lezione finale.

Flow, di Gints Zilbalodis, Lettonia, Francia, Belgio, 2024, 80’

Immagini dal web

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’, Roma Film Corto Festival), è vicepresidente di Ferrara Film Commission e segue la comunicazione del Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’. Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Congo, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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