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Quattro giorni di proiezioni, di eventi, spettacoli e incontri. Con un grande successo di pubblico si conclude la sesta edizione del Ferrara Film Corto Festival; ecco tutti i vincitori dei premi con le relative motivazioni.

Il festival è finito, le luci si spengono, la platea si svuota, tempo quindi di un mini-bilancio. La qualità dei cortometraggi visionati dalla giuria professionale e giovani si è rivelata veramente di alto livello. Ora mi posso esprimere più liberamente, prima non sarebbe stato corretto, a rischio di influenzare i lettori, in quanto parte della giuria professionale.

Difficile scegliere, in giuria abbiamo molto discusso, tanti i pregi, tanti i messaggi importanti veicolati, se non altro per il tema stesso del festival, votato all’ambiente.

Dai lavori emerge, con grande evidenza, un filo conduttore comune: la forte preoccupazione, soprattutto da parte delle giovani generazioni, per il futuro del pianeta.

Citerei per tutti due corti, peraltro premiati, “Il mai nato” di Tania Innamorati e Gregory J. Rossi e “One day all of this will be yours” di Losing Truth. Da una parte un bambino che non vuole nascere, perché mai venire al mondo in questa terribile realtà senza futuro (la regista mi ha confessato di aver maturato l’idea del film al suo quinto mese di gravidanza), dall’altra un bambino che eredita un pianeta senza acqua e senza musica, un’eredità lasciatagli senza preoccupazione alcuna.

Ci sono poi il disagio giovanile di “Millennial”, di e con una bravissima Eleonora Corica, o di “Momenti”, diretto e interpretato dal giovane e promettente Stefano Maurelli, che portano lo spettatore a riflettere su temi quali l’apatia fatta di social e di ritrovi festosi che perdono di senso, il sentirsi spesso fuori posto o il bullismo. Anche l’abuso minorile preoccupa (“Avevi promesso” di Marco Renda o “Dalia”, di Joe Juanne Piras). Tanto disagio.

Stefano Maurelli, “Momenti”

Sorprendente, poi, come la giuria Giovani abbia dedicato la sua attenzione a “Farfalle”, di Marco Pattarozzi, il racconto di uno stupro dopo una festa fatta di cocktail e di sostanze strane, segnale evidente di come questo problema inquieti molto i più giovani.

Molti i segni lasciati dal Covid, basti pensare a “Respira”, di Mira Maria Simi; ma non mancano la delicatezza e la sensibilità di “Briciole”, di Rebecca Marie Margot o la malinconia romantica di “Rutunn’” di Fabio Patrassi, con un poetico Giorgio Colangeli.

Toccanti, coinvolgenti e sorprendenti due cortometraggi tratti da due storie vere, “L’allaccio”, di Daniele Morelli e “Une bouffée d’air”, di Federico Caria, rispettivamente il racconto di un Roberto Rossellini che fa installare un telefono al Verano di fianco alla tomba del figlio Romano, da cui dirigere “Germania anno zero” e del misterioso furto della Gioconda, nel 1911, ad opera di Vincenzo Peruggia.

Ci sono poi la ribellione e l’innamoramento giovanili che cedono alla storia de “La guerra di Valeria” di Francesco Alino Guerra o gli alberi che alimentano la vita di “Sound of wood di Samuele Giacometti o di “Tree talker” di Antonio Brunori. Ossigeno per tutto e tutti.

Tanti i paradossi, tante le visioni del mondo, ma tutti, registi, sceneggiatori e attori, paiono orientati a scuotere le coscienze, a non smettere di pensare, a riflettere insieme, a suggerire un cambio radicale di stili di vita ormai insostenibili (“Quel che resta”, di Domenico Onorato, invita ad esempio, a evitare ogni spreco, soprattutto di cibo).

Detto questo, chiedendo venia ai film non citati, non per questo meno degni di nota, vi presentiamo i vincitori della movimentata e divertente serata di ieri sera.

Dimenticavo. Il pomeriggio ha visto la proiezione fuori concorso del pluripremiato “Miss Agata”, di Anna Elena Pepe e Sebastian Maulucci, seguito da un incontro con i registi e gli attori Chiara Sani e Yahia Cheesay. Il corto ha anche ricevuto il premio “miglior corto a denuncia sociale girato nel territorio di Ferrara”.

Premio a “Miss Agata”

A seguire lo spettacolo di “Los guapos del tango”, un ballo coinvolgente che ha portato gli spettatori nella bellezza, nel colore e nella passione.

Los guapos del tango
Los guapos del tango

La serata finale si è aperta con il ‘cinematic concert’ di Ivan Montesel, “Novich”, artista poliedrico che spazia dal liscio all’hardcore, dal pop allo ska.

Novich in concerto

Ma torniamo ai premi. Tanti e belli.

Premio al miglior corto nella categoria “Ambiente è Musica” a Losing Truth con l’opera “One day all of this will be yours”

Per l’impatto emotivo suscitato dalla giusta alchimia ottenuta tra musica e immagini che sensibilizza l’osservatore sulle questioni ambientali arrivando a toccare le coscienze.

Losing Truth con l’opera “One day all of this will be yours”

Premio al miglior corto nella categoria “Buona la Prima” a Rebecca Marie Margot con l’opera “Briciole”

Per la delicatezza e sensibilità nel coinvolgere lo spettatore attraverso la rappresentazione di una sceneggiatura che porta un cambio di prospettiva.

Premio a “Briciole”

Premio al miglior corto nella categoria “Indieverso” a Mattia Napoli con l’opera “The Delay”

Originale, surreale, coinvolgente ed essenziale. Caratteristiche di un cortometraggio ideale.

Premio a “The delay”, ritirato dai Direttori Artistici del Festival

Premio al miglior documentario a Samuele Giacometti con l’opera “Sound of wood”

Per la rappresentazione del legame tra suono e natura in un viaggio attraverso la storia, le tradizioni e la cultura legati all’uso del legno. 

Premio a “Sound of wood”

Premio alla miglior fotografia a Gianluca Palma con l’opera “Nostos”

Per la cura dell’immagine, la scelta delle inquadrature e l’utilizzo suggestivo della luce. 

Premio a “Nostos”

Premio alla miglior attrice a Fotinì Peluso con l’opera “La guerra di Valeria”

Per l’intensità e la capacità con cui riesce a rendere l’evoluzione del personaggio interpretato.

Premio a Fotinì Peluso, “La guerra di Valeria”, ritirato dal regista

Premio al miglior attore a Vincenzo Nemolato con l’opera “The Delay”

Per l’interpretazione originale in equilibrio tra dramma e commedia e la poliedricità.

Premio climate change dedicato all’interpretazione della tematica relativa al cambiamento climatico a Tania Innamorati e Gregory J. Rossi con l’opera “Il Mai Nato”

Per l’originalità e l’ironia con le quali vengono trattati tutti i paradossi di una società contemporanea nella loro complessità.

Premio a “Il mai nato”

Premio indie music dedicato alla migliore colonna sonora indipendente a Flavio Gargano con l’opera “Quel che resta”

Per l’uso accurato degli strumenti e per l’ottimo connubio tra immagine e suono che enfatizza il messaggio legato al rispetto dell’ambiente.

Premio a “Quel che resta”

Menzione speciale della Giuria Professionale assegnata a

  • Eleonora Corica con l’opera “Millennial”
  • Daniele Morelli con l’opera “L’Allaccio”
  • Elodie Serra con l’opera “Fumo”

Premio giuria giovani a “Farfalle”.

Premio a “Farfalle”

Foto in evidenza, team di Miss Agata, foto di Valerio Pazzi

Per rileggere i day 1, day 2 e day 3 del Festival

La giuria professionale

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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