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NAPOLITANO – Il Capo dello Stato va veramente in pensione, non è un nuovo espediente per prolungare ancora il mandato e, pertanto, è arrivata l’ora di tirare le somme del suo impegno novennale. Un voto? Non me la sento, posso dire soltanto che negli ultimi anni non sono stato politicamente d’accordo con lui. Con Napolitano abbiamo spesso confrontato le idee trovandoci sulla stessa lunghezza d’onda, eravamo nello stesso partito, il Pci, lui era uno dei grandi della segreteria, io ero un buon scrittorello, quello che sono rimasto. Ricordo una volta che, a Bologna, seguimmo insieme un importante convegno alla John Hopkins University, Napolitano era uno dei due ospiti d’onore, l’altro era l’allora ambasciatore Usa in Italia, John Volpe, detto anche John Golpe, il quale lanciò un’idea assolutamente liberticida: era necessario, disse, nominare quattro uomini ai quattro lati del mondo che sarebbero dovuti diventare gli “architetti della libertà”. I popoli? La gente comune, imprenditori, impiegati, operai, intellettuali avrebbero dovuto affidare le loro idee e la loro sicurezza ai quattro g mondiali. Ci avrebbero pensato loro. Uscendo per una pausa nel giardinetto dell’università americana, con Napolitano ci sedemmo su una panchina a ragionare e fummo pienamente d’accordo sul fatto che l’idea di Volpe (di Golpe) rappresentava la strada maestra per sopprimere libertà e democrazia. Poi Giorgio Napolitano divenne il leader dei miglioristi e addio al Pci. Negli ultimi anni il vecchio uomo politico ha affidato il governo (senza indire elezioni, forse un bene) a personaggi del tutto insignificanti, se non addirittura nefasti per la nostra società, ma assomigliavano tanto, ognuno a modo suo, a uno dei quattro “architetti della libertà” dell’ambasciatore Volpe, messi lì, così è sembrato, a far da pali, come avrebbe scritto Giuseppe Giusti, finché non è arrivato il signorino di Firenze (quello che assomiglia tanto al cugino saputello e antipatico di Tom Sawyer) questo non è mica di passaggio, fa tutto lui. Come Berlusca.

OPPOSIZIONE – Da tutto questo si deduce che, nonostante la vecchia conoscenza con Napolitano, sono stato e sono imparzialmente critico sul suo operato, ma un poco mi ha disgustato quella che in Italia passa per essere l’opposizione, la quale, incapace di svolgere adeguatamente il ruolo importante di critica che le spetta di diritto in un sistema democratico (?), non riesce a far altro che urlare, oh come urlano gli oppositori e, quando non hanno più parole, insultano. Succede così che l’opposizione politica in Italia è inesistente: non un argomento che sia uno oltre il grido e l’improperio. Nel linguaggio politichese in uso qui da noi non si dice “amico caro, hai sbagliato”, ma “sei un cretino”.

DIOGENE – Aveva ragione il filosofo greco Diogene, il quale abitava in una botte (per non pagare l’Imu?) e andava in giro con la lanterna “per cercare l’uomo”, diceva a chi gli chiedeva ragione del suo strano comportamento. Ho provato anch’io a cercare l’uomo con la lanterna, ma subito il telefono ha trillato (erano le 14 e stavo riposando): era la signorina di un call center che mi proponeva un contratto favorevole per l’uso della lampada. Ho risposto che in casa non c’è alcuno, “il signore è morto poco fa”, ho aggiunto. E’ seguito un silenzio interdetto, poi la voce: “mi sa dire quando resuscita?”

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Gian Pietro Testa


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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