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Già a inizio luglio avevo scritto su Periscopio, quando erano passati pochi giorni dalla costituzione del comitato Save The Park, che aveva visto l’adesione di tanti cittadini assieme a numerose associazioni ambientaliste e animaliste ferraresi. Come ormai risaputo il comitato si oppone all’utilizzo del parco Bassani per il concerto di Bruce Springsteen, previsto per il 18 maggio del prossimo anno.

Per descrivere e argomentare le ragioni del no al concerto vorrei riprendere quanto scritto dall’allora presidente della sezione ferrarese di Italia Nostra, architetto Andrea Malacarne, e dal sottoscritto, e pubblicato sull’Annuario CDS 2002, riguardo il Parco Urbano di Ferrara, il cui progetto di tutela e valorizzazione redatto nel 1996, aveva previsto “una serie di opere, di grande semplicità, trattandosi di parco-campagna, necessarie a renderne semplicemente fruibile il territorio”[1].

Così scriveva nel suo articolo Malacarne, il quale proseguendo affermava che dall’anno di redazione diversi aspetti del progetto non avevano visto alcuna realizzazione, principalmente per il mancato e costante “flusso di finanziamenti che sarebbero richiesti ogni anno, e fino a completa realizzazione dello stesso, data l’importanza strategica del funzionamento del parco per la vita dell’intera città”.

Dal canto suo l’architetto Giulia Tettamanzi scrive, nel 2007, nella sua tesi di dottorato[2] che: “Il parco appartiene al sistema delle aree agricole e al sistema insediativo diffuso e le sue peculiarità derivano non tanto dalla presenza di emergenze naturalistiche, quanto piuttosto dall’essere un territorio sostanzialmente rimasto inedificato, a prevalente uso agricolo e a contatto fisico con la città storica”.

Si sta indicando, ovviamente, non solo, l’area pubblica intitolata nel 2003 a Giorgio Bassani, quanto l’intero territorio (vedi figura sotto) che, come già altre volte ricordato, si spinge dalle mura nord della città fino all’argine del Po, e all’interno del quale acquista senso lo spazio relativo al Parco Bassani assieme alle funzioni pensate per esso.

“Funzioni, afferma Tettamanzi, per le quali è mancato un progetto coordinatore che, soprattutto, proponesse chiari indirizzi quale luogo di interfaccia tra la città murata e la campagna coltivata, e che ha portato, per quasi vent’anni, a un uso del Parco non compatibile rispetto alle finalità con cui era stato ideato, e cioè “area di particolare interesse paesaggistico e ambientale”, come recita il Piano Paesistico Regionale.

Nell’Annuario CDS del 2002 [3] avevo sviluppato una serie di considerazioni legate all’accordo agro-ambientale previsto ai sensi del Piano Regionale di Sviluppo Rurale 2000-2006, che aveva individuato nell’area del Parco Urbano di Ferrara “una zona privilegiata per l’accesso a contributi” denominati misure 2h e 2f. Proposta poi approvata dal Consiglio Comunale nell’ottobre 2001 che obbligava gli uffici competenti ad individuare l’area problema per l’applicazione della misura 2h, quella finalizzata in particolare al rimboschimento dei terreni agricoli.

All’uscita del relativo bando nel marzo 2002, e individuata l’area, l’obiettivo fu individuato nella costituzione all’interno del Parco di un mosaico ecosistemico imperniato sulla formazione di quattro zone boscate in diversi punti del territorio considerato.

Questo, assieme ad altre iniziative e progetti mai attuati, stride con quel motivo di orgoglio di cui parlava Andrea Malacarne1 per il fatto di aver preservato 1200 ettari di territorio agricolo protetto a contatto diretto con il lato nord della cerchia muraria.

Dall’inizio del nuovo secolo più nulla è stato realizzato dei tanti progetti possibili per uno sviluppo dell’area, organico e aderente alle nuove esigenze che andavano manifestandosi nella società ferrarese, ma senza snaturarne le originali finalità naturalistiche e paesaggistiche. Giulia Tettamanzi parla di una “assoluta mancanza di un progetto di paesaggio”, a cominciare dall’interramento, previsto dal PRG di allora, della strada ad alto scorrimento (via Bacchelli), che costituisce una barriera e una “cesura paesaggistica”2 insormontabile tra l’area delle Mura e il Parco.

Stefano Lolli, a questo proposito, in un articolo del 2003 [4], rilevava che le tante idee e progetti scaturiti negli anni dall’istituzione del Parco richiedevano “un progetto operativo organico, ad esempio dando vita a una sorta di Autorità delle Mura e del Parco in grado di coordinare le azioni e gli investimenti, sia pubblici che privati“. Scelta che potrebbe risultare utile, continua Lolli, “anche per il comparto Sud della città – nell’amplissima zona tra l’attuale aeroporto, le aree agricole della Sammartina, il Po di Volano – dove si parla con insistenza di una destinazione a parco che leghi ambiente e attività produttive.”

Di tutto ciò si è persa anche memoria se si pensa come negli ultimi due decenni sia mancato qualsiasi tipo di riflessione sulla possibile evoluzione di questa ampia zona di territorio, mentre invece ne è stato fatto un uso assolutamente incoerente con l’iniziale progetto.

L’Addizione verde, il territorio agricolo che dalle Mura arriva al Po

E’ alla luce di queste considerazioni e di questi ragionamenti che assume un senso e una valenza ancor più rilevante la scelta della costituzione di un comitato per la salvaguardia del Parco Bassani che in realtà diventa strategico per la salvaguardia e lo sviluppo di tutto il territorio che si spinge fino al Po. E l’esistenza stessa e l’attività del comitato (che ha raccolto oltre 40.000 adesioni) potrebbe, a mio avviso, diventare occasione per riaffrontare questa tematica da troppi anni abbandonata.

Ancora una volta viene in aiuto quanto scritto dall’architetto Tettamanzi nella tesi di dottorato: “il nodo della questione rimane la difficoltà contingente di adattare in modo efficace i milleduecento ettari del Parco Nord di Ferrara ai modelli di vita attuali, prestando attenzione al fatto che un’operazione di valorizzazione e promozione non entri in contrasto con la sostenibilità della tutela, attraverso la proposizione di una nuova “funzione”.

La richiesta di non effettuare al Parco Bassani il previsto concerto e anche altri eventi simili nel prossimo futuro dovrebbe allora essere solo un inizio, un primo momento di una attività più articolata che prenda in considerazione l’intera area del Parco Urbano.

In questa direzione va una ulteriore iniziativa: la proposta avanzata da un gruppo di cittadini ferraresi, che in un mese ha raccolto circa 600 firme, perché il Consiglio Comunale discuta lo spostamento del concerto di Bruce Springsteen del 18 maggio 2023 dal Parco “Giorgio Bassani” in un’area idonea nella zona Sud della città.

Di seguito il testo della proposta di deliberazione

PROPOSTA DI DELIBERAZIONE

Oggetto: Spostamento concerto di Bruce Springsteen del 18 maggio 2023 dal Parco Urbano ” Giorgio Bassani” in un’area idonea nella zona Sud della città

IL CONSIGLIO COMUNALE
premesso che:

– l’Amministrazione Comunale è fortemente impegnata nell’organizzazione di un grande concerto con la partecipazione di Bruce Springsteen presso il Parco Urbano “Giorgio Bassani” per il 18 maggio 2023, ritenendolo idoneo per questo ed altri eventi simili che si potrebbero svolgere nella suddetta area;

– il Regolamento del Verde pubblico e privato del Comune di Ferrara, redatto nel 2013, nella Premessa riporta che: “Il verde urbano deve essere concepito come ‘valore aggiunto’ da tutelare, perché svolge importanti funzioni climatiche ed ecologiche, urbanistiche e sociali. Contribuisce al miglioramento della qualità urbana rivestendo anche un importante ruolo cii educazione ambientale. Il verde, inoltre, svolge funzioni essenziali per la salute pubblica contrastando l’inquinamento atmosferico, termico ed acustico”;

– sempre Io stesso Regolamento all’art.9, comma 7, sottolinea che nel periodo tra marzo e luglio la tutela dell’avifauna sia particolarmente delicata e che gli abbattimenti di essenze arboree vadano assolutamente evitati considerato che:

– il Parco Urbano Bassani è stato concepito e costruito, sin dalla sua progettazione, come un’opera di rinaturalizzazione di uno spazio cerniera tra l’area urbana, quella agricola e il fiume, con una vocazione che non si presta allo svolgimento di eventi con le caratteristiche di quello sopra previsto;

– la sede del concerto potrebbe essere compromessa seriamente, soprattutto in caso di maltempo, per quel che riguarda il manto erboso, la tutela igienico-ambientale degli specchi d’acqua e il rispetto della biodiversità della nicchia ecologica costituita dalla galleria vegetale arbustiva, formatasi negli anni lungo la massicciata dell’ex-ferrovia Ferrara-Copparo, come anche per quel che riguarda l’avifauna stanziale e stagionale che nidifica in loco;

– un ampio tratto delle Mura storiche patrimonio dell’UNESCO sarebbe potenzialmente e pericolosamente coinvolto nell’evento;

– una petizione on line organizzata dal comitato civico Save the Park, che chiede che il concerto venga spostato in altra sede, ha raggiunto circa 40.000 sottoscrizioni

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE

– a comunicare pubblicamente lo stato dei rapporti, nonché gli eventuali impegni di carattere economico, tra l’Amministrazione Comunale e gli organizzatori del concerto previsto di Bruce Springsteen per il 18 maggio 2023

– a individuare nell’area Sud della città, e in particolare in quella di pertinenza del demanio statale, il luogo idoneo per io svolgimento di tale evento in data 18 maggio 2023 e procedere conseguentemente, anche mediante uno studio e un approfondimento apposito
– a sviluppare un nuovo Parco urbano nell’area suddetta, anche con la vocazione di tenere grandi eventi con caratteristiche simili a quello sopra descritto.

 

Note

[1] Italia Nostra e “l’addizione verde”, Andrea Malacarne, Annuario Socio Economico Ferrarese, 2002, Cds Edizioni, Ferrara
[2] Giulia Tettamanzi, “Il Parco Nord a Ferrara. Un progetto aperto”, Quaderni della Ri-Vista. Ricerche per la progettazione del paesaggio, Firenze, University Press, n. 4, vol. 1, 2007.
[3] Il Parco Urbano, Gian Gaetano Pinnavaia, Annuario Socio Economico Ferrarese, 2002, Cds Edizioni, Ferrara.
[4] Stefano Lolli, “Il Parco Bassani”, in “Ferrara, Voci di una città”, n. 19, 2003

Cover: Il flash mob al Parco Bassani organizzato l’ottobre scorso dal Comitato Save The Park

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Gian Gaetano Pinnavaia

Ho lavorato come ricercatore presso l’Alma Mater Università di Bologna nel settore delle Scienze e Tecnologie Alimentari fino al novembre 2015. Da allora svolgo attività didattica come Docente a Contratto. Ferrarese di nascita ma di origini siciliane. Ambientalista e pacifista fin dagli anni degli studi universitari sono stato attivo in Legambiente e successivamente all’interno di Rete Lilliput di Ferrara fin verso il 2010. Attualmente faccio parte della Rete per la Giustizia Climatica di Ferrara. Sono socio dell’Associazione culturale Cds OdV – Centro ricerca Documentazione e Studi economico-sociali, del cui direttivo faccio parte e collaboro da anni all’Annuario socio-economico ferrarese. Nel 1990 sono stato eletto con la lista “Verdi Sole che ride” nel Consiglio Comunale di Ferrara fino al 1995; in seguito, dal 1999 al 2004 consigliere della Circoscrizione Nord per la lista “Verdi”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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