‘Restauratori senza frontiere’, i medici del patrimonio culturale
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In prima linea per curare le ferite di “corpi” resi immortali dalla storia, ma fragili dal tempo, feriti dalle guerre e dalle calamità naturali o, semplicemente, minacciati dall’abbandono e dall’incuria.
Dopo Medici Senza Frontiere, ecco scendere in campo anche in professionisti dell’arte, pronti a fornire un “primo soccorso” a musei, monumenti e siti a rischio in Italia e nel mondo, come veri “medici” del patrimonio culturale. Il paragone è d’obbligo per questi starter innovativi.
La recente creazione del network italiano di Restauratori Senza Frontiere (Rsf), onlus dedicata alla conservazione e al restauro del patrimonio artistico in Italia e nel mondo, sta sfruttando il potente ruolo della rete nell’identificare il possibile contributo di singoli esperti, organizzazioni, associazioni attive e interessate all’etica della tutela, nel promuovere divulgazione culturale e aggregazione fra professionisti di un settore. L’associazione riserva, anche, uno spazio ai giovani, che potranno avere una vetrina aperta su questo mondo, con occasioni reali di partecipazione.
Uno dei primi obiettivi dell’associazione sarà quello di monitorare lo stato di conservazione di monumenti e opere d’arte italiane, mappando sia le eccellenzeche le emergenze, e di creare una rete di professionisti – tutti volontari – in grado di intervenire sulle priorità. A valutarle e curare i progetti specifici sarà un comitato scientifico presieduto da M.L. Tabasso, specialista in chimica dei materiali, con una lunga esperienza all’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr) e all’Iccrom (il Centro internazionale di Studi per la Conservazione e il Restauro dei Beni culturali creato dall’Unesco); al progetto hanno già aderito, molti esperti di rinomanza internazionale (per citare alcuni, si pensi a Stefano De Caro, direttore dell’Iccrom, a Friedrich Von Hase, direttore del Museo di Magonza, all’egittologo Francesco Tiradritti e a storici dell’arte come Claudio Strinati e Marcello Fagiolo Dell’Arco).
L’Organizzazione gestirà, poi, la progettazione, il finanziamento e la realizzazione di iniziative in ambito nazionale e internazionale finalizzate alla protezione e alla conservazione del patrimonio artistico mondiale, dei monumenti storici e di tutti i segni tangibili delle civiltà del passato, beni inestimabili per le nazioni di oggi. Il Fund raising sarà parte fondamentale delle attività di Rsf e permetterà di supportare progetti a cui anche i giovani professionisti potranno aderire per imparare e entrare nel mondo della conservazione. Una sorta di talent scout-job hunter.
A fine gennaio 2014, è partita la campagna d’iscrizioni per creare un database in cui ciascun volontario può inserire il proprio curriculum. Attraverso la rete sarà realizzata una mappa geo-localizzata delle specializzazioni per intervenire in modo rapido ed efficace sul territorio in caso di emergenze, con nuclei operativi formati da esperti di diversi settori, dai geologi ai fisici, dagli architetti ai restauratori. Fra gli obiettivi, c’è anche la formazione di personale in loco durante le missioni. L’associazione si propone di agire in collaborazione con le organizzazioni internazionali umanitarie e di protezione civile, stipulando convenzioni in Italia e all’estero, e conta di essere operativa sul campo già dall’estate.
Le parole d’ordine saranno quindi: salvaguardia, restauro, manutenzione, competenza, volontariato, solidarietà, partecipazione, dialogo, etica.
Tra le attività ne risalta una di estrema importanza, ossia il coinvolgimento delle popolazioni locali e quindi dei cittadini, attraverso varie iniziative che porteranno a donazioni, cooperazioni e azioni di volontariato in un modo del tutto libero e consapevole. La cultura e la sua salvaguardia sono in rete, tutti possono partecipare.
L’associazione farà rete dunque attraverso la rete.
[Il testo è disponibile sul sito della Scuola di scrittura Omero]
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Simonetta Sandri
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it