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Dopo tutte le esternazioni che lo hanno caratterizzato dal suo arrivo a Ferrara, sebbene in una intervista a Panorama abbia dichiarato che gli sarebbe piaciuto diventare un generale dei carabinieri, io immagino l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa: monsignor Luigi Negri, non tanto come pastore di anime ma piuttosto come una rock star in decadenza che, pur di far notizia, desidera essere protagonista a tutti i costi.
Un personaggio che, prima di mostrarsi in pubblico, aspetta che il presentatore lo introduca con una frase gridata ad effetto, che suoni più o meno così: “Ladies & gentleman, please welcome the star of the show: Louis Niggers & The Standing Sentinels!!! “
Tutto ciò seguito delle urla di approvazione di fedeli fans in delirio che, alla fine dell’evento, chiedono a gran voce: “One more! One more!”.
L’ho immaginato anche quando, nei giorni scorsi, ho letto la lettera aperta che ha scritto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi per chiedere che le scuole private non paghino gli arretrati della vecchia Ici, come stabilito invece dalla Corte di Cassazione dello Stato italiano.

Non ho nessuna intenzione di imbarcarmi in argomenti religiosi dei quali confesso di non essere assolutamente esperto ma non riesco a trattenermi dal commentare il suo severo messaggio di critica e di supplica.
Alcune premesse doverose:
1) le scuole paritarie cattoliche non sono scuole pubbliche;
2) non mi interessa fare confronti pedagogici fra la scuola paritaria e la scuola statale o comunale;
3) le scuole paritarie, che rispettano i criteri definiti dalla convenzione fra il Comune di Ferrara e la Federazione Italiana Scuole Materne, offrono un servizio importante alla nostra comunità;
4) le scuole private parificate, oltre ad incassare il pagamento delle rette da parte delle famiglie, ricevono finanziamenti dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni.

Veniamo al testo: l’arcivescovo è persona intelligente quindi scrive una lettera aperta a chi sa che può ascoltare le sue richieste: la indirizza a Matteo Renzi, in qualità di Presidente del Consiglio ma, è sottinteso, anche come persona vicina a Comunione e Liberazione, di cui il nostro vescovo è figura di riferimento importante.
Nel farlo non si cura dell’articolo 7 della nostra Costituzione che dice che: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.”
Inizia definendo “gravissima” la situazione in cui “versa la maggior parte delle scuole paritarie cattoliche del nostro Paese” ma si guarda bene dal fare riferimento a tutti i contributi ricevuti.
Continua giudicando una “pretesa” quella del Comune di Livorno di esigere l’imposta sugli immobili da istituti scolastici non statali.
Prosegue dicendo che la sentenza della Corte di Cassazione, che ha dato ragione al comune di Livorno, ha reso “Precaria l’esistenza stessa di molte scuole, a partire dalle scuole paritarie dell’infanzia”; anche in questo caso però non indica dove poter verificare i bilanci delle scuole paritarie per accertare tale precarietà.
Parla poi di “Libertà di educazione fondamentale per la democrazia ” e approfondisce il concetto scrivendo che, nel nostro paese: “La difficoltà più grave è che non c’è mai stato un clima di autentica libertà di educazione e di scuola”; tutto ciò senza citare l’articolo 33 della nostra Costituzione dove si precisa che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Nella parte successiva c’è un invito ed un rimprovero al Presidente del Consiglio: “Oso rivolgere a Lei questo invito affinché vigili sul fatto che non venga ulteriormente ridotta la già precaria libertà di educazione e di scuola nel nostro Paese, e quindi perché promuova norme che non lascino margini interpretativi sfavorevoli, come in occasione di quella sentenza della Cassazione assicurarono esponenti del suo Governo”; come a dire: “Caro Matteo, se vuoi ancora il nostro sostegno, guarda bene che i tuoi non facciano più tiri mancini e spiega loro come stare sulla retta via”.
L’arcivescovo continua la sua lettera compiacendosi nel citare le motivazioni della “Stella della Solidarietà”, premio conferitogli dall’allora Presidente della Repubblica: Giorgio Napolitano e la termina affidandosi alla coscienza di cittadino e di cristiano di Matteo Renzi per poter ottenere un cambiamento della sentenza della Cassazione.

A mio modo di vedere, la lettera aperta del vescovo riporta una serie di proteste scontate e di lamentele ingiustificate ed è reticente e omissiva perché oltre a non citare i dati sui contributi ricevuti da Stato, Regione Emilia Romagna e Comune di Ferrara, non dà pubblicità ai bilanci delle scuole paritarie cattoliche.
Il presule non si pone nemmeno il problema del rispetto di una sentenza della Corte di Cassazione: con il termine “pretesa”, manifesta la convinzione che le scuole paritarie cattoliche siano al di sopra della legge.

I governi, per anni, hanno garantito esenzioni fiscali alle strutture confessionali che esigono rette, con mancati introiti per le casse pubbliche stimati nell’ordine di centinaia di milioni di euro l’anno; nonostante ciò l’arcivescovo, per evitare di pagare il dovuto al Comune, non trova di meglio che pianger miseria.
Peraltro nulla sappiamo – né il vescovo dice – in merito all’applicazione dei contratti collettivi nazionali di categoria e di settore per il personale, non precisa se siano presenti organi collegiali analoghi a quelli previsti per le corrispondenti scuole statali e comunali ma soprattutto non specifica se siano accettate le iscrizioni di tutti gli alunni che ne facciano richiesta senza alcuna discriminazione: in particolare degli alunni con disabilità (le cui famiglie sono spesso costrette a farsi carico della spesa per l’insegnante di sostegno nonostante i contributi ricevuti allo scopo).
Quelli indicati sopra sono solo alcuni fra gli elementi contenuti nella convenzione di qualche anno fa, fra il Comune di Ferrara e la Fism; il rispetto degli stessi è condizione imprescindibile per l’Ente locale per versare contributi alle scuole paritarie.

Ripeto: le scuole paritarie cattoliche offrono un servizio importante alla nostra comunità ma una domanda sorge spontanea: chi verifica il rispetto di quei criteri da parte delle scuole paritarie, cattoliche e non?
L’arcivescovo è libero di scrivere ciò che vuole ma mi sarebbe piaciuto che al termine “libertà” tante volte usato dall’arcivescovo, Egli avesse fatto riferimento anche citando la Costituzione Italiana quando parla del diritto per Enti e privati di istituire scuole ed istituti di educazione ma senza oneri per lo Stato.
Ormai sappiamo però che sia lui che il destinatario della sua lettera, per motivi diversi, non sembrano avere molto a cuore la nostra Costituzione.
Mi sorprende che Tiziano Tagliani, sindaco di un Comune che ha sempre avuto molta attenzione all’ambito sociale, sostenga il pianto dell’arcivescovo dichiarando che: “Al fine di garantire la sopravvivenza di queste scuole tanto necessarie alla nostra comunità rivolgo al premier Renzi l’invito a rivedere la normativa che impone il pagamento della quota per gli arretrati della vecchia Ici risalenti al 2010.”

Il Comune di Ferrara, nel bilancio di previsione dell’Istituzione Servizi Educativi Scolastici e per le Famiglie indica quale contributo alle scuole materne paritarie una discreta somma a sei cifre, ai quali vanno aggiunti altri contributi erogati per l’integrazione degli alunni con disabilità.
Ad esempio, per l’anno 2010 erano circa 160.000 euro: non mi sembra una cifra da poco ed è di gran lunga superiore ai 123.000 euro di multa richiesti per l’Ici non pagata dalle scuole paritarie cattoliche nello stesso anno.
Inoltre i contributi derivanti dal pagamento degli arretrati della vecchia Ici potrebbero essere utilizzati dal nostro Comune per altri investimenti a favore dell’istruzione pubblica o della spesa sociale.
Come contribuente, dopo aver letto e riletto la lettera aperta dell’arcivescovo Negri a Matteo Renzi, provo indignazione di fronte a tanta arroganza e sfrontatezza.
Come maestro elementare, impegnato a difesa della scuola pubblica della Repubblica, mi sento stordito da una simile mancanza di rispetto per una sentenza della Corte di Cassazione.
Come cittadino italiano non considero accettabili le proteste di monsignor Negri.
Mi auguro che il Presidente del Consiglio non accolga questo invito al concerto del nostro Lewis Niggers, un “artista”, il cui recente repertorio ferrarese è composto prevalentemente da lamenti e piagnistei.

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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