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“Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.”
(Alda Merini)

L’eterno sognatore

Odo il lamento del vento
che cavalca stanco
abbraccio la sua innocenza
ne accolgo i sussurri muti
come un vecchio albero,
orfano di freschi fiori,
sono un Re
in questo deserto infuocato
e sotto un cielo terso
è Principe il silenzio.
Errante e malandato
seguo la mia barca di carta
che questo cuore di eterno sognatore
ha inventato

 

Grazie Mamma

 

La vita, le origini, le nostre radici
non esisterebbero senza di te!
Sempre pronta ad aspettarci sull’uscio di casa,
con le tue ansie, paure, preoccupazioni.
In qualsiasi momento ti abbiamo cercata,
ci sei sempre stata,
puntuale come un battito di cuore.
Difficile il tuo mestiere, vero Mamma?
Dimmi, qual è il tuo segreto?
Come hai fatto a rimanere sempre
così bella, giovane e forte?
Il tempo non ti ha sfiorato!
Le tempeste che ci hanno colpito,
si sono infrante sul tuo scudo d’amore.
Dimmi Mamma,
ancora oggi saresti gelosa dei tuoi bambini?
Quante storie abbiamo vissuto,
quante amarezze ti abbiamo dato.
Nei nostri occhi riposerà il tuo ricordo,
brillerà, come il sole al mattino, la tua luce.
Sei la rosa dorata della nostra esistenza.
Grazie Mamma!

 

Come uragani

 

Come uragani tornano i pensieri,
tramortiscono
non chiedono il permesso,
Mi sento indifeso
Senza armatura
Vorrei entrare nel tuo intelletto
Carpirti le emozioni.
Il cuore è ferito, ricucito
Ma le tue gemme gli danno ancora luce
Occhi che piangono tristezza
Vita che ha sete di speranza
Non correggermi se il respiro diventa affannoso
Non chiedermi il perché
Ho solo voglia di abbracciare l’aria,
sentirla sulla pelle,
ho solo voglia di sapere
che so ancora amare

 

Auschwitz

 

In questa gelida notte
sono qui
A pugni chiusi
martello i sofferenti legni
da stazione a stazione
da dolore a dolore
mescolo sangue e sudore
avanza funesto il carrozzone
calpesta gli affetti
cancella i ricordi
ferreo e tedioso
il rumore delle rotaie
domina la mente,
di freddo inchiostro mi marchieranno
un granello di cenere nel vento sarò
non riesco a sorridere
il fumo sale lento
il viaggio è quasi finito
prossima fermata Auschwitz

 

Vincenzo Russo nasce ad Aversa l’8 marzo 1966. Nel luglio del 1990 si trasferisce, per motivi di lavoro, a Ferrara. dove tutt’ora risiede. La sua passione per la letteratura e la poesia si manifesta fin da ragazzo, quando inizia ad esprimere su carta i propri pensieri di poeta.
Si laurea in scienze dell’amministrazione presso la facoltà di giurisprudenza dell’università La Sapienza di Roma. È agli inizi degli anni 2000, quando partecipa a diversi concorsi letterari nazionali che le sue poesie prendono vita, ricevendo alcuni importanti riconoscimenti. Nel giugno 2022 realizza il suo primo libro, dal titolo “Quando il cuore sfugge”, dedicandosi ad un progetto destinato ad alcune associazioni locali senza fini di lucro. Nel 2023 esce l’opera letteraria/fotografica “Poeti al trivio – Dissonanze”, realizzata in collaborazione con gli scrittori Rita Consiglio e Nicola Corrado; organizza e coordina, altresì, l’iniziativa “Fantasie tricolori”.
Per il successo acquisito da quest’ultima, ottiene dall’editore Pasquale Gnasso la pubblicazione dell’opera omonima, contenente, tra l’altro, sei suoi componimenti all’uopo realizzati.
Nel 2024 organizza e coordina l’iniziativa poetica/letteraria “Il Giardino dei versi”. Sulla rubrica “Parole a Capo” sono uscite altre poesie di Vincenzo Russo il 31 marzo 2022 e l’8 giugno 2023.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

La nostra Costituzione ripudia la guerra, l’Italia no:
Periscopio è contro questa Italia e non si rassegna

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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