Tempo di lettura: 4 minuti
IL BACIO
A dire il vero non so dirti nient’altro
potrei dirti che c’ero
nell’ombra di quella sera
La tua bocca di fianco
e dopo
più dentro di me
il tuo bacio
Una fossa scavata
nell’anima mia bambina
Bello inventare parole
che mai saranno fra me e te
il giardino che ho dentro
profuma di parole taciute
che non è di parole
che io t’amo
Questa bella ed intensa poesia è inserita nell’ultima fatica letteraria di Rita Bonetti “D’amore e di altre storie“ (Bertoni Editore, 2021). In una recente conversazione, nella rubrica web settimanale “Circolare poesia”, diretta da Mattia Cattaneo, Rita Bonetti ha parlato dell’amore come “una ricerca su più piani di lettura, per conoscere se stessa sempre meglio. Uno scavo interiore per conoscere, per capire”. C’è una ricerca di un codice amoroso scritto con frammenti della propria storia.
“L’amore, dice Rita, ci salva sempre perché è l’unica cosa a cui aspiriamo e noi nasciamo dall’amore.” Scrivere dell’amore cercando di non essere mai banali, cercando di riconquistare continuamente l’originalità della relazione.
“La maggior parte delle ferite d’amore me le procura lo stereotipo” (anticamera della banalità, ndr.), scrive Roland Barthes in “Frammenti di un discorso amoroso“, (…) “ma quando la relazione è originale, lo stereotipo viene sconvolto, superato, evacuato”. Un antidoto a questo rischio è, per la poetessa bolognese, che la poesia sia strettamente connessa alle proprie emozioni. Come se si cercasse una originalità sempre imprevedibile, inclassificabile, atopica.
L’AMORE
Da un nascondiglio mai dischiuso
riaffiorano i graffi
su cui si è posato il bianco dell’inverno
punge ancora la spina
lascia labbra di sangue
Beato l’amore
che sopravvive agli amanti
e non s’annuvola nel tempo
che appassisce la pelle
La rugiada che specchia la luna
spegne il brivido alla rosa d’inverno
e il dolore si consegna muto
alla profondità di un pozzo
all’ombra spessa che ci trova nudi
senza il coraggio di amare ancora
Tra le cosiddette ‘altre storie’, ci sono poesie che mi hanno colpito per la loro intensità descrittiva ed emotiva. Ad esempio “Al parco una sera“: una sera di primo autunno in malinconica solitudine, camminando tra foglie e pensieri. Oppure frammenti di vita quotidiana ‘tagliata’ da voci giudicanti fuori quadro come “Una bambola“, una poesia che sceglie parole efficaci per evidenziare il contrasto stridente (e purtroppo reale) tra pietas e ignoranza.
UNA BAMBOLA
E’ un’alba livida
di calze smagliate
rimmel colato
e dolore nero
Incespica su tacchi stanchi
non lascia impronte sulla strada
la bambola rotta
Appese ai balconi
le malinconie della miseria
dietro le persiane
un’ombra curva urla “poveraccia!”
Uno spicchio di cielo vira al turchino
oppure
sono occhi brilli di bambino
Appiccicosa e calda
si stringe la mano
All’inizio del suo libro, come una porta d’ingresso, Rita Bonetti mette dei “dettagli“, come fossero delle indicazioni sulla propria scrittura.
DETTAGLI
Mi è difficile descrivere.
I dettagli
si perdono per strada
come bottoni
di un vecchio cappotto
Scritti spaiati
scatti rubati
bozzetti accennati
di pittura astratta
Qualche segno
e la parola urgente
si stringe forte
all’emozione di vivere
Durante la lettura del libro, ti accorgi spesso che le poesie lasciano aperti orizzonti (davanti al mare in ascolto dei suoi suoni, andando indietro nei ricordi dell’adolescenza e gioventù, in un cielo magico anche senza stelle) quasi volando sopra l’infinito e da lì esplorare ‘nuove profondità’ o con la voglia di staccarsi dalle cose della vita quotidiana che ogni giorno mandano in onda lo stesso copione ma, nonostante tutto, seminano “granelli di poesia in frammenti di carta sottile”. Sono come fotografie in movimento.
NESSUNA ORMA
Sono sempre le stesse
le cose del mondo
Della gente
i rumori corrotti
i lamenti e brusii
Sulla battigia
nessuna orma rimarrà
La tragedia scolpirà i volti
nelle ore cupe che ci separano
dalla vista del sole
e nessuno ne uscirà liscio
Dal nero dell’inchiostro assorbita
vorrei confondermi con un gabbiano
per la durata di un volo
Un’ultima annotazione sulla bella copertina. Una foto fatta dal figlio Ivan Selva durante un viaggio in Nepal nel 2020. L’Everest di notte in lontananza, un cielo stellato, quasi un sogno. Un’immagine che rimanda un desiderio di spiritualità. Un aspetto che è presente a più riprese in questo bel libro che consiglio.
Rita Bonetti nasce e vive a Bologna. Da sempre innamorata di romanzi e letteratura.
Dopo la laurea in Archeologia presso l’Università di Ferrara, inizia una stretta collaborazione di scrittura creativa con due amiche storiche e nel 2017 pubblica la prima opera narrativa, una raccolta di racconti scritti a tre mani Le Regine di Quadri. Contemporaneamente, l’autrice approfondisce la passione per la poesia e nel mese di Febbraio 2019 esce la sua prima raccolta di liriche “Persiane Blu”, Armando Siciliano Editore. Nel settembre 2019, questa raccolta di poesie si classifica al secondo posto al Concorso Internazionale POETIKA LAB. Il 18 Maggio 2019 la sua poesia Dettagli e l’11 Gennaio 2020 la sua Poesia “Scrivi per me” vengono pubblicate nella rubrica La bottega della Poesia del quotidiano Repubblica di Bologna. La sua poesia Il bacio si classifica sesta tra i dieci vincitori del PREMIO WILDE Concorso Letterario Europeo sezione POESIA D’AMORE. Nel 2020 l’autrice inizia la sua collaborazione con il sito web Lo Scrigno di Pandora, per la pagina della poesia. Nel 2021 viene pubblicato “D’amore e di altre storie”, Bertoni Editore.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica dell’oggetto giornale [1], un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare il basso e l’altocontaminare di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono” dentro e fuori di noi”, denunciare il vecchio che resiste e raccontare i germogli di nuovo, prendere parte per l’eguaglianza e contro la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo..
Con il quotidiano di ieri, così si dice, ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Tutto Periscopio è free, ogni nostro contenuto può essere scaricato liberamente. E non troverete, come è uso in quasi tutti i quotidiani, solo le prime tre righe dell’articolo in chiaro e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica, ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni” . Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e ci piacerebbe cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori) a tutti quelli che coltivano la curiosità, e non ai circoli degli specialisti, agli addetti ai lavori, agli intellettuali del vuoto e della chiacchera.
Periscopio è di proprietà di una S.r.l. con un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratico del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome ferraraitalia [2], Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Conta oggi 300.000 lettori in ogni parte d’Italia e vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma anche e soprattutto da chi lo legge e lo condivide con altri che ancora non lo conoscono. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Francesco Monini
[1] La storia del giornale è piuttosto lunga. Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo: Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Da allora ha cambiato molte facce, ha aggiunto pagine, foto, colori, infine è asceso al cielo del web. In quasi 363 anni di storia non sono mancate novità ed esperimenti, ma senza esagerare, perché “un quotidiano si occupa di notizie, non può confondersi con la letteratura”.
[2] Non ci dimentichiamo di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno il giornale si confeziona. Così Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
L'INFORMAZIONE VERTICALE
Tutto ciò che ho letto di Rita Bonetti l’ho sempre trovato coinvolgente, le sue poesie lasciano sempre al lettore lo spazio per una lettura cui dare una interpretazione propria, che può non essere quella della poetessa ma, serve al lettore sia sul piano emotivo per coinvolgersi sempre più nel mondo fantastico della Poesia.