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Un libro sogna. Il libro è l’unico oggetto inanimato che possa avere sogni.
(Ennio Flaiano)


Terra tradita

giugno s’è disunito
per cercare di raccogliere i desideri
della campagna abbandonata.

Zolle zuccherose si parlano addosso
all’ombra di una croce di fosso.

Aratro coperto, erpice infogliato
il dolce e duro impasto della natura s’è fermato

i calci spessi delle scarpe piene di grilli
hanno il cuore duro di chi guarda cascinali
ormai muti, e non vi può entrare.

Dietro,
la pancia dell’orizzonte
è riempita di tante immagini industriali.
Hanno licenziato i giusti desideri.
(giugno ’80)

 

Cambio della guardia

Il programma democratico prevede
severità compiuta
all’ombra stimmatica d’un balcone.

la libertà che si può descrivere:
tante penombre affratellate
in difficile compenetranza;
immagine neoclassica
d’un futuro dal corpo rammaricato.

La superbia dei piccoli atti
la prevaricazione sui vinti
la gloria smodata
di chi diserta l’alba
per il tramonto.

Ma se questo è toccare
se questo è bagnare
chissà cos’è, dov’è il parlare
(giugno 1980)


Tredici maschere/1

volto nascosto
volto mostrato
volto recitato
volto rivoltato
volto da sera
volto comunicativo
volto studiato
volto di testa
volto in attesa
volto festivo
volto feriale
volto innamorato

spicchio d’infinite guance
specchio d’antiche bilance.

volto pagina.

Tredici maschere/2

volto ascosto
volto strato
volto re citato
volto (della) rivolta
volto d’aseità
volto d’iato
volto inatteso

volto in lista della spesa
volto e rivolto
volto e sorrido
volto fra non molto
volto colto
volto tra cespugli d’orto.
(gennaio 1981)


Un’idea, un pensiero.
Ormai, è tardi verbo remoto!

levigare, concordare, migrare, esaudire,
forgiare, progredire, tramontare, immergere,
scorgere, celare, sopraggiungere, appartenere,
sfrecciare, ap -pallottola – re, influenzare,
intravvedere, acquistare, estrarre, cospargere,
iniettare, decorare, deridere, schiudere.

cancellare. io tu egli essa esso noi voi essi
esse costui costoro costei quello quella quelli
quelle.
cancellare.
(maggio 1981)

 

Amaretto sociale

Il permesso di buongiorno
è andato perduto
nella cattiveria quotidiana

il reddito di buona creanza
ha cambiato stanza
si è fatto un parlamento a sé

il premierato alla crema
è la novità dei dolci a tema
a bignè
pieno di tanta pressapochezza
e un goccio d’anice d’Aci Trezza.
(2023)

 

Anche adesso

Anche adesso
in questa disperazione
resta il compito di capire,
capire perché è successo
qual è la soluzione
che cancelli la parola morire
dalla bocca del cannone.

Una chirurgia d’accatto
che distrugge ospedali
una fattoria politica
dove comandano maiali
invece di grappoli d’uva
bombe a grappolo
che fanno vino
dal sapor di sangue.

La geografia, la storia
hanno confuso la memoria
hanno spine conficcate
hanno vite martoriate.

La pace, la pace langue
la vita impone nuovo sangue.
(2023)

 

Tra dialogo e silenzio

Il suono del silenzio
il saluto del silenzio
il riflesso
il riflusso.

Uomo, piccolo spazio di rumore.
(2023)

Pier Luigi Guerrini (1954, Ferrara). Ha fondato, con Roberto Guerra e Lamberto. Donegà, la rivista Poeticamente (1980). Ha pubblicato Il fenomeno scomposto, Ed. Ottantagiorni, Reggio Emilia, 1984 e l’e-book In prosa per la foto, ISNC Edizioni, 2014. Ha pubblicato in numerose antologie, riviste in cartaceo e online. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”. In questa rubrica sono uscite alcune sue poesie il 25 giugno 2020 e il 4 marzo 2021.

 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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