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“A pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare un nome”
(Alda Merini)

I baci non sono in sconto

Volevo darti un altro bacio
di corsa giù per le scale
appoggiata allo stipite
della tua porta
distratta dal fiume in corsa
alla cassa del supermercato
con due litri di latte nella mano.
Insomma volevo dartene
un altro
ancora uno così
in generale.

Ho imparato

Ho imparato
meditando a lungo
a dilatare nel tempo
il sapore di un bacio.

E’ primavera
i baci escono dai cappotti
pure i nostri.

L’estate noi
un temporale troppo breve
per dissetarci.

Autunno inoltrato
l’asfalto bagnato
la schiuma nella vasca
e io che mi ci tuffo dentro.

Inverno
Inalo suffumigi di te
il tuo maglione
al posto dell’eucalipto.

Autunno

Sei tu che impregni
che travasi
che smorzi
la mia arrabbiatura
e l’abbronzatura.
Ti fai grosso in un momento
basta un po’ di vento
e seppellisci i resti dell’estate
sotto tappeti di polenta
fra semi di zucca e melograno.

Io analfabeta del mare

Non lo voglio agguantare il mare
burrascoso o calmo
smaltato d’azzurro
o anemico nell’orizzonte.

Ciò che l’uomo guarda
si usurpa o si usura
si ama o si odia
o rimane
lì nell’indifferenza.

Io invece voglio trascurarlo
viverlo, berlo, affrancarlo
ospitarlo, ostentarlo.
Sedarmi, ammaliarmi
rifugiarmi e immergermi
nell’oblio folle della gratitudine.

Non sarà mai esiziale
né ostico né paragonato
il mare
né appreso né maritato
né plagiato o tradito.

Può sopportare il mare
il peso del fondale buio
spingere messaggi in apnea
rannicchiati nel vetro di una bottiglia.

Ferirsi al passaggio di chiglie
o ancore lanciate
sorreggere il sole, la luce
e gli occhi innamorati di un tramonto
ma non reggere chi lo vuole  definire.

Semmai dovessi imparare
la parola mare
solo chinata sulla sabbia
imprimerei i miei segni
l’onda  pirata
ad arraffar la mia parola scritta.

Ecco
mi concedo il piacer unico di un ricordo
la mano di mio padre che mi solleva.
Lui e il mare come flotte amiche
che mi fanno  galleggiare.

Lidia Calzolari (Bondeno – FE, 1969). Svolge  il lavoro di insegnante comunale per l’integrazione scolastica e sociale di persone disabili. Diplomata anche come consulente famigliare e coniugale e formatrice metodo caviardage di scrittura poetica creativa. Ha partecipato a diversi concorsi di poesia nella provincia di Ferrara e dintorni. Ha organizzato e partecipato a numerosi readings di poesia.
Ama la poesia come espressione umanizzante delle emozioni e dei vissuti. Incantata e innamorata del suono o dell’etimologia delle parole, si ritiene più un’artigiana apprendista.

La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. 
Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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