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Terrò per l’anima, come altri per il corpo, un’aggiornata cartella clinica.
(Gesualdo Bufalino)

(Di seguito, alcuni testi poetici tratti dalla raccolta La memoria del dolore, Edizioni
Progetto Cultura, 2022, nella collana Le Gemme, a cura di Cinzia Marulli e alcune poesie inedite)

io maledico l’anno il mese il giorno
il suono della sveglia che ha spezzato
un tempo onirico ignaro del tormento
sia maledetta l’ora e anche il minuto
il flettersi del corpo di parola
l’innesto approssimato degli sguardi
lo scudo abbandonato senza fuga
e poi stramaledico quell’istante
il subitaneo crollo delle mura
la luce inabissata nei tuoi occhi
il taglio vivo dei punti di sutura

***

dammi la bocca
rimetto a posto tutte le parole
che non mi hai detto ancora
le mastichiamo insieme lentamente
nel buio caldo di un istante inesplorato
lo senti il nero liquefarsi dei fonemi?
e quanto è acerba ogni sillaba sconnessa?
il rosso strazio dei grafemi eviscerati
te lo passo con la punta della lingua
deglutisco in fondo agli occhi i tuoi silenzi
ogni singola omissione e reticenza
a te lascio il retrogusto dolceamaro
del trisillabo di cui non hai coscienza

***

non conosco la parola che stenografi il dolore
che coaguli in grafemi l’infezione dei pensieri
forse è nota di chiusura di volumi fuori stampa
un lessema desueto in idiomi che non parlo
resta vuota la casella, confessione non siglata
un silenzio raggrumato che ristagna tra le ossa

***

quanto pesano i riflessi della luce
sulla guerra che non abbiamo vinto?

vigiliamo disarmati le macerie
nel rifugio fatto campo di battaglia

nominandoci recisi e mutilati
deponiamo le vestigia del rancore

sulle nostre dita nude tutto il peso
dell’enigma che rimane indecifrato

cosa resta dei riflessi della luce
se la notte cala prima del tramonto?

siamo pallidi fantasmi in dissolvenza
il ricordo il solo limbo da abitare

(inedito)

***

non sarà una coordinata di distanza
questo farmi trasparenza quotidiana
la misura dell’amore che ti porto
sfugge al computo fallace dei mortali
decifrando l’alfabeto dell’assenza
saprai leggermi oltre il velo della carne
sarò polvere sospesa nella luce
l’ombra stanca che si allunga a mezzanotte
nuda pioggia che ti versa il cielo in faccia
la parola sulla punta della lingua
riconosci il mio vegliarti in filigrana
cingi il vuoto per non farti lontananza
accompagnami nel tempo senza spazio
lungo i sogni abbandonati sul cuscino
sappi amare questo essere imperfetto
stella spenta che non sa dove orbitare

(inedito)

***

e non dimenticare d’aver cura
di tutto ciò che accade con lentezza
della crisalide, del seme
del darsi vinti al sonno da bambini
del fuoco basso
del punto fine
della lievitazione naturale
datti il tempo
dei moti millenari:
fatti muta collisione d’orogenesi
deriva paziente di continenti
solenne processione di equinozi
recessione indomita di galassie

(inedito)

Maria Laura Valente (Campobasso, 1976), docente e poetessa, ha pubblicato tre raccolte poetiche (Giochi d’Aria, Rupe Mutevole Edizioni, 2010; Lustralia, LunaNera Edizioni, 2016; La memoria del dolore, Edizioni Progetto Cultura, 2022) e due sillogi di poesia haiku (La carezza del vento, LunaNera Edizioni., 2018; Hatsuyume, La Ruota Edizioni, 2019, Premio Speciale della critica nell’VIII edizione del Premio Nazionale di Poesia L’Arte in Versi, Jesi, 2019). Redattrice per i lit- blog Versante Ripido e Cinquesettecinque, è impegnata su un doppio fronte di ricerca e composizione poetica: poesia lirica in lingua italiana e haiku in lingua inglese. Attualmente, vive e lavora a Cesena.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su periscopioPer leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

 

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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