Parole a capo
Anna Pazi: “Il canto del gallo” e altre poesie
La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla nel vento.
e persistere nel non sapere
qualcosa di importante.
(Wisława Szymborska)
da La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009) a cura di Pietro Marchesani, Adelphi, 2009
*
Lentamente è cambiato tutto
E come accade in questi casi
Ho annullato il passato
Fino a considerare il presente
Un da sempre.
La memoria è narrazione.
È la favola che gli adulti
Raccontano a sé stessi
Quando guardandosi allo specchio
Si scoprono diversi.
È vita divenuta dramma
O parodia
Arricchita all’occorrenza di magia.
È trama costruita per intrecci
Filo su filo, nodo su nodo.
È alveare solo in parte abitato
Fatto di stanze ora vuote ora piene
Dove i ricordi cancellati
Lasciano il letto ai nuovi arrivati,
E i ricordi reinventati
Contendono a quelli dolorosi
Le chiavi di speciali celle
Dalle pareti ricamate di stelle.
La preziosità di questi ambienti
È data dal loro farsi garanti
Di eternità:
Nessun abisso di tristezza
Verrà rimosso
Finché in essi avrà dimora.
Tu abiti
Una di quelle stanze
Un monolocale
Senza utenze:
Non servono queste
A chi vive solo nei ricordi della gente
Ma io continuo a non perdonarti
Per la condanna che mi hai inflitto
Di doverti per il resto della vita
Pagare l’affitto.
*
Scusa se anche oggi
Mi impedisco di mangiare
Se faccio del mio corpo
Rifiuto da buttare
Nell’immondizia
Indifferenziata:
Temo non sia possibile separare
La sostanza molle della mia pelle
Da quella senza consistenza
Della mia inadeguatezza.
Sono mescolate irreversibilmente
Come il giallo e il blu quando creano il verde.
Scusa se anche oggi
Trascorro il tempo a piangere
Evitando di rispondere
Alle domande
Con le quali cerchi di capirmi.
La verità è che non voglio illuderti
Di riuscirci.
Scusa se anche oggi
Non sono uscita dalla mia stanza
Se ho fatto del mio letto
L’amico perfetto per questo viaggio
Di sola andata verso il nulla
Che mi culla e che mi annienta.
Scusa perché oggi
Ho smesso di credere nel domani
E con fare dimesso
Ho trascinato l’avanzo di corpo
Che mi porto appresso
Alla tavola imbandita
Del pranzo domenicale:
Altare sacrificale
Sul quale per mesi
Mi sono lasciata morire.
Scusa perché oggi
Ho scritto il mio testamento
Lasciandoti in eredità il senso di colpa
Che senza saperlo
Ho nutrito come un figlio dentro il tuo grembo.
Non avrei mai voluto
Costringerti nuovamente alle doglie del parto
Ma ti chiedo adesso -fallo nascere-
Tutto il dolore che serbi dentro.
E se posso infine avanzare altra pretesa
Ti prego di non dargli
Per volontà o distrazione
Il mio nome.
*
L’amore che posso offrirti
Non è quello dipinto da poeti
Scrittori o cantautori.
Non si nasconde
Nella metafora o nel verso
Nell’ambiguità del verbo.
L’amore che ti riservo
È quello del pescatore solitario
Che sulla riva del lago
Fissa la superficie dell’acqua
E non sa.
Quella mattina ha preparato con cura
Tutto il necessario,
Ha ipotizzato un luogo
Predisposto un piano,
È arrivato sul posto
E senza alcuna pretesa
Si è messo in attesa:
D’un moto d’esistenza
Un’affermazione di presenza
Un esserci
D’un cuore pulsante
Sotto lo specchio opaco
Del suo desiderio.
È questo
Che io ti offro
La fissità del mio corpo
Che aspetta di saperti
Dall’altra parte.
*
Il castello di ipocrisia
Che abbiamo costruito
Sta crollando.
Il potere fittizio
Ma ostentato
Il potere viziato
Sfamato a colpi di parole
Antiche, nutrienti
Ora annaspa, collassa
Non lascia
Margine di sogno
Un contorno da colorare
Protezione da un avvenire
Che disarciona
E deride.
Siamo un popolo
Di bestie:
è bestia chi attacca
è bestia chi all’angolo
Non può difendersi.
Allora perché
Se tra oppressi e oppressori
Siamo tutti animali
Non ci riconosciamo uguali
Quando ci annientiamo.
Vorrei che mia madre
Mi insegnasse parole nuove
Per dire il mondo che muore
Ma l’uomo ha esaurito
La sua propensione al creare
E si è votato al più soddisfacente
Disfare.
*
Il canto del gallo
Come il pianto di un bimbo
Ridesta un sonno lieve
Appena accennato al lenzuolo
Che non copre per intero
Ma lascia scoperta
L’angoscia di non sentire
Il richiamo.
“Sono Anna Pazi, ho ventisette anni, una laurea magistrale in storia dell’arte e una nascente passione per la scrittura poetica. Dico -nascente- perché scrivo in modo sistematico solo da tre anni, ma è dalla fine delle scuole superiori che racconto a diari e quaderni le mie giornate o i pensieri che le attraversano. Nell’ultimo anno ho partecipato ad alcuni eventi poetici, come Poetry Slam o letture condivise con altri poeti alla Biblioteca Bassani di Ferrara, la mia città. A maggio 2025 ho ricevuto una menzione d’onore nel Concorso di poesia “Trame di borghi”, organizzato dal Comune di Guagnano (Le), che mi ha permesso prima di tutto di confrontarmi con voci nuove e altre storie, e in secondo luogo di scoprire paesaggi meravigliosi della Puglia. Faccio parte dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”.
Continuo a scrivere, nella speranza di trovare parole sempre più precise per definire ciò che vivo e che mi vive attorno. Il mio obiettivo primario è la sintesi, confido molto nell’efficacia del togliere.”
Foto di sharkolot da Pixabay
“Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”.
Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236
La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 303° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
Complimenti veramente belle e profonde. Parole oltre le parole
Complimenti.
Immagini fra le righe di versi profrondi.
Le tue poesie sono meravigliose. Io ti ho conosciuta e non me ne stupisco