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Pier Paolo Tralli e Claudio Strano (foto Giorgia Mazzotti)
Pier Paolo Tralli e Claudio Strano (foto Giorgia Mazzotti)

Alle scuole elementari erano vicini di banco. Poi studi diversi, impegni, famiglia, hanno allontanato quei banchi. Nell’impresa di mantenerli virtualmente vicini c’è riuscito il computer e la connessione Internet. Anziché i banchi, adesso ci sono due scrivanie davanti alle quali siedono da una parte Claudio Strano, giornalista e scrittore, e da qualche altra parte di Ferrara Pier Paolo Tralli, fotografo. In mezzo un dialogo di parole e immagini scattate sul territorio. Filari di pioppi con le radici che affondano dentro alla terra allagata, anziani che giocano a carte al tavolo di un bar, una linea scura orizzontale con sopra gli esili profili delle palafitte da pesca a dividere la distesa chiara dell’aria dal chiarore dell’acqua appena increspata sotto. Sono immagini e parole raccolte nel piccolo volume intitolato “Nero su bianco”, edito da Lulu.com con fotografie di Pier Paolo Tralli e testi di Claudio Strano.

Il mare di valle fotografato da Pier Paolo Tralli
Il mare di valle fotografato da Pier Paolo Tralli

“Ogni volta che vedo una delle foto di Pierpi su Facebook – racconta Claudio Strano – provo delle sensazioni particolari. Sono immagini che hanno un contenuto documentario, ma anche di più”. Ecco allora che il panorama con gli alberi in fila nella palude, il fotografo stesso lo intitola “Io non mi allineo”; e, a guardarci bene, effettivamente si nota quel pioppo eversivo, un po’ più basso ed esile, che piega il suo fusto ed esce fuori dall’infilata perfetta dei suoi simili. O le tre persone a riva con i piedi a mollo nel mare che guardano verso il largo, titolata “Exit”.

Le sensazioni che prova, Claudio si mette a scriverle in una forma poetica che rievoca un po’ la sensazione giocosa della filastrocca e un po’ la descrizione lirica. Claudio Strano ha sempre fatto convivere la scrittura del mestiere con quella evocativa. “Da ragazzo scrivevo poesie – racconta – poi ho iniziato a collaborare con l’Unità, il Resto del Carlino di Ferrara fino alla rivista Consumatori dove lavoro”. Nel frattempo ha pubblicato un libro di racconti, poesie su riviste e libri e una storia per l’infanzia maturata dall’esperienza della paternità.

"Io non mi allineo", la foto di Pier Paolo Tralli sulla copertina del libro
“Io non mi allineo”, la foto di Pier Paolo Tralli sulla copertina del libro

Vedere le fotografie sobrie ed evocative in rigoroso bianco e nero del suo vecchio compagno di scuola per lui diventa una finestra sulla quale tornare ad affacciarsi verso l’evocazione poetica. “A evidenziare dettagli ed emozioni – fa notare Claudio – ci sono già anche le brevi ma significative didascalie che Pier Paolo scrive”.

Tutte queste riflessioni, emozioni e sensazioni vengono affidate all’etere (e alla rete wi-fi). Finché non vien loro la voglia di dare a tutto ciò una sostanza e un supporto più concreto, che prende forma materiale e rimane. “Nero su bianco, appunto”, spiega Claudio sottolineando il significato di dare concretezza alle parole che ha questa frase, ma anche il riferimento alla scelta fotografica. “Il bianco e nero della fotografia – spiega Tralli – per me riescono a comunicare molto, senza offrire distrazioni all’occhio, ma concentrando l’attenzione sull’essenziale”. Ecco allora le sue visioni con luci sovraesposte che sbiancano lo sfondo e fanno apparire figure come incisioni o disegni scarni pieni di suggestioni. Chi le guarda viene condotto a pensieri e sentimenti sottili e avvolgenti come quelle linee. “Il bello è anche questo – commenta Tralli – di accorgersi di riuscire a trasmettere cose che io nemmeno avevo percepito né immaginato. Questa è la sorpresa che riescono a darmi i testi di Claudio”. Una photogallery poetica di Ferrara con testi a fronte.

“Nero su bianco” di Pier Paolo Tralli e Claudio Strano edito da Lulu.com è il libro in bianco e nero su carta crema, 80 pagine in formato quadrato di 20 centimetri. Può essere acquistato sullo stesso sito Lulu.com in formato cartaceo (10 euro) o elettronico per e-book (2 euro). In alternativa ci si può rivolgere direttamente ai due autori o su Amazon.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore del mantovano volante” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” dedicato all’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017).

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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