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Giardini che c’erano e che ci sono ancora un poco. Sono quelli che ti porta a vedere la visita guidata “Verde estense”, organizzata all’interno di Internazionale, a Ferrara da ieri e fino a oggi pomeriggio. Il giro è gratuito, ma per partecipare bisogna prenotarsi all’Infopoint sul listone, in piazza Trento Trieste (oggi, domenica 4 ottobre 2015, ore 9-11). Oppure ci si può provare, a presentare sul posto, sperando che qualcuno che si è prenotato non ci sia.

Il giro vale il rischio. Perché quelli che si vanno a vedere non sono tanto i giardini che ci sono, ma soprattutto quelli che avrebbero potuto esserci, quelli favolosi di un tempo andato e quelli che qualcuno – come Giorgio Bassani o i duchi estensi – ha immaginato. Luoghi che magari si conoscono anche già, dove si è passati tante volte, ma da riguardare con occhi nuovi.

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Giardino delle duchesse a Ferrara con l’attrice e regista del Teatro Ferrara off, Roberta Pazi (foto Giorgia Mazzotti)
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Giardino delle duchesse a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)

Si parte dal Giardino delle duchesse, il cortile in cui si entra sia dal portone aperto su via Garibaldi 6 sia da piazza Castello. Qui la prima, bella sorpresa adesso è di trovarlo sgombro, vuoto, senza tutte quelle panche, bancarelle, casette tirolesi che tante volte lo affollano. Vabbè: in un angolo ci sono delle transenne e una ruspa; il terreno è chiazzato di pozzanghere che colmano il terreno sconnesso; la ghiaia si alterna a un praticello sparuto. Però, finalmente, si può spaziare con lo vista e immaginare questo luogo che accoglieva gli ospiti di Palazzo ducale (ora Municipio) e – soprattutto – ci si può riempire gli occhi dell’albero che troneggia lì in un bell’angolo, con le sue foglie rigogliose e i rami carichi di pomi verdi e tondi, che tra un poco si trasformeranno in cachi arancioni.

Il percorso prosegue dentro al castello e poi giù in corso Ercole I d’Este, la strada ferrarese dei giardini. A partire dal cortile con chiostro e pozzo del palazzo più celebre, che è Palazzo dei Diamanti, con una sbirciatina a quelli di tutti gli altri signori che accolsero l’invito ducale di dotarsi di un palazzo circondato da fronde, fiori e frutti. In mezzo c’è Parco Massari, giardino pubblico da diversi decenni. Lo storico Francesco Scafuri, in veste di guida, spiega perché è un luogo sempre così piacevole. Nel 1852 i conti Massari lo comprano e decidono di trasformare le aiuole rigide e i sentieri retti in uno spazio curvilineo e il più possibile simile a qualcosa di naturale, quasi selvatico. Non più giardino all’italiana, geometrico e schematico, ma parco di alberi e sentieri tortuosi, un luogo dove perdersi e fantasticare; dove riflettere, gioire o lasciarsi andare alla malinconia in sintonia con la natura.

Infine il giardino di palazzo Trotti Mosti. Niente di speciale, tutto sommato, a vedere questo prato con un po’ di alberi e un muretto intorno che affianca la sede del dipartimento di giurisprudenza, in corso Ercole I d’Este 37. Così, almeno, lo si può giudicare se ci si passa distratti e superficiali. La spiegazione dello storico rivela invece che proprio questo potrebbe essere uno dei giardini più cercati della città, da parte tanto dei ferraresi quanto dei visitatori di Ferrara: il romanzesco parco che dà il titolo al “Giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani. Proprio quello, sì. A rivelarlo a Scafuri un signore ormai molto anziano, che gli ha raccontato la sua frequentazione dell’edificio negli anni ’30, all’epoca abitazione della famiglia Pisa, di origine ebraica. E che ha voluto fargli sapere come nella lettura del romanzo più famoso di Bassani lo avessero colpito tanti particolari della case e del giardino che aveva visto proprio lì dentro. La distesa verde, certo, era un po’ diversa da adesso, molto più grande, tanto da scavalcare vie ed edifici arrivando fino in via Pavone.

La realtà e l’espansione edilizia cittadina hanno ristretto lo spazio del verde, ma la mente può partire da questi luoghi aperti e ricominciare a spaziare.

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Bicicletta per altoparlanti accompagna la visita guidata ai giardini (foto Giorgia Mazzotti)
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Parco Massari di Ferrara raccontato dallo storico Francesco Scafuri (foto Giorgia Mazzotti)
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Intervento del Teatro Nucleo a Parco Massari (foto Giorgia Mazzotti)
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Giardino di palazzo Trotti Mosti, a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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