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L’ornamento del mondo

L’ornamento del mondo

I have been here before,
But when or how I cannot tell…
[Dante Gabriel Rossetti]

L’ornamento del mondo: come musulmani, ebrei e cristiani hanno creato una cultura di tolleranza nella Spagna medievale (Back Bay Books / Little Brown & Co., New York, 2002). Avete mai letto o sentito parlare di questo libro?

Maria Rosa MencaL,introduzioneHaroldBloom, The Ornament Of The World: How Muslims, Jews, and Christians Created a Culture of Tolerance in Medieval Spain, New York 2002.

Si tratta di un bestseller scritto da una professoressa di Yale, Maria Rosa Menocal, con una preziosa prefazione di Harold Bloom. Il libro è di fatto un ritratto illuminante della Spagna medievale nel periodo in cui musulmani, ebrei e cristiani vivevano insieme in un’atmosfera di tolleranza.

Questa storia avvincente di un’età dell’oro “perduta”, riporta in vita la ricca e fiorente cultura della Spagna medievale, dove per più di sette secoli musulmani, ebrei e cristiani hanno vissuto insieme e dove la letteratura, la scienza e le arti sono fiorite… O, forse, la tolleranza è fiorita grazie alla letteratura, alla scienza e alle arti?

“Non è esagerato dire che ciò che presuntuosamente chiamiamo cultura ‘occidentale’ è dovuto in larga misura all’illuminismo andaluso… Questo libro ripristina in parte un mondo che abbiamo perso.” [Christopher Hitchens, The Nation].

Diciamo subito che questo è un libro sulla nostalgia, e la nostalgia può essere una cosa pericolosa quando diventa un trucco della nostra memoria per filtrare il passato attraverso una lente sentimentale, dimenticando tutto il male e magnificando solo il bene.

In generale quando pensiamo a un tempo precedente alla nostra vita, corriamo il rischio non solo di distorcere la verità, ma di inventarla: anche a questo si riferiscono i primi due versi di Dante G. Rossetti posti in epigrafe.

Il libro parla di Al-Andalus, della penisola iberica islamica chiamata cosi dagli stessi musulmani, – dal 711 al 1492 – e, come anticipato, della cultura della tolleranza che fiorì durante questo periodo. Menocal prende il suo titolo da un’osservazione di Hroswitha, una monaca cristiana tedesca, che durante un incontro con un ambasciatore, definì Córdoba “l’ornamento del mondo”.

A dispetto della sua professione Menocal non scrive una storia convenzionale e cronologica, ma preferisce mettere in fila una serie di immagini di quel periodo. Il suo è un approccio molto più vicino a quello di una giornalista che a quello di una storica, indugiando su scorci biografici e aneddoti delle personalità più accattivanti ed evocative di quel periodo.

In questi momenti di crisi internazionali dove sembrano ri-convergere le stesse identiche cose (e personalità) emerse nel passato, ricordare queste storie può rivelarsi di aiuto soprattutto considerando che anche il nostro tempo presto sarà datato.

Come ci ricorda Rossetti, siamo già stati qui. E allora proviamo a dire quando, dove e… come  siamo “arrivati qui” e, al contrario, ne siamo “venuti via”.

L’ornamento del mondo è stato pubblicato nel 2002 tra gli attacchi dell’11 settembre alle Torri Gemelle e l’invasione dell’Iraq ed è un libro di una straordinaria attualità, perché tratta di una delle cause conclamate ed evidenti delle guerre: l’indurimento delle ortodossie e l’esasperazione di posizioni radicali (imperialiste, sovraniste, nazionaliste…razziste).

All’inizio del libro viene tracciata una breve storia della Spagna musulmana, evidenziando la composizione multietnica e multireligiosa della penisola iberica nel periodo trattato e la coesistenza pacifica di monoteismi rivali che però si riconoscevano come “popolo del Libro”.

La cultura di Cordoba di quel periodo beneficiò delle traduzioni arabe della filosofia greca che si fecero strada da Baghdad ad Al-Andalus e che favorirono un’atmosfera culturale di pluralismo, tolleranza e raffinatezza.

Al-Andalus terminò con la riconquista cristiana della Spagna nel 1492 e con la conversione forzata o l’espulsione di musulmani ed ebrei. La cultura andalusa fu infine sterminata nel secolo successivo mediante l’opera dell’Inquisizione verso qualsiasi pluralità culturale e religiosa e, addirittura contro le stesse lingue araba e ebraica.

La tesi principale della Menocal è che quasi tutte le conquiste culturali che tendiamo a pensare come moderne e occidentali siano in realtà arrivate attraverso Al-Andalus. Fu dai canti d’amore dell’Arabia preislamica, modificati in canzoni popolari, che i trovatori appresero l’arte della lirica che portò alla moderna poesia europea; fu la narrazione orale popolare della Persia, di Baghdad e di Cordova che diede vita alla moderna narrativa secolare di Boccaccio e Chaucer.

Con la reconquista da parte cristiana del 1492 fu questa “sacrosanta” diversità religiosa a venire cancellata tanto che la Menocal sembra avanzare la tesi che sia la stessa religione, attraverso un suo indurimento ortodosso, a essere un ostacolo alla convivenza in una società di prim’ordine.

E infatti nel capitolo riassuntivo del libro quello dal titolo Breve storia di un luogo di prim’ordine, la Menocal ricorre allusivamente al seguente aforisma di F. S. Fitzgerald: la prova di una intelligenza di prim’ordine è la capacità di mantenere due idee opposte nella propria mente e allo stesso tempo mantenere ancora la capacità di funzionare”.

Cover: Califfato di Cordoba: Ebrei e Musulmani giocano a scacchi. – immagine da Esefarad. com

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Giuseppe Ferrara

Giuseppe Ferrara – Nato a Napoli. Cresciuto a Potenza fino alla maturità Classica presso il Liceo-Ginnasio Q.O. Flacco. Laureato in Fisica all’Università di Salerno. Dal 1990 vive e lavora a Ferrara, dove collabora a CDS Cultura . Autore di cinque raccolte poetiche; è presente in diverse antologie. In rete è possibile trovare e leggere alcune sue poesie e commenti su altri poeti e autori. Tiene un blog “Il Post delle fragole”: https://thestrawberrypost.blogspot.com/

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)