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Monica Andriolo è una consulente Torinese che si occupa di progetti sulle pari opportunità da molti anni. Lavora per una cooperativa conosciuta sul territorio piemontese per interventi di sensibilizzazione, animazione e ricerca attinenti le P.O., partecipa a tavoli regionali e nazionali, ha coordinato dal 2014 al 2016 il progetto, finanziato dal Dipartimento Politiche per la Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ‘Il rosa e il grigio‘. Una laurea in lettere antiche, una passione per gli studi classici e per la sua città, Monica ci racconta della sua ultima pubblicazione, un libro scritto a quattro mani con Milena Viassone editato da qualche mese nella collana studi economici di Franco Angeli dal titolo ‘Donne e management: una questione di opportunità‘.

Il libro tratta della presenza femminile negli organi di amministrazione e controllo delle aziende. Questa presenza viene letta non solo come l’opportunità di un pieno riconoscimento per le donne delle loro competenze, ma anche come un mezzo per una migliore performance delle imprese. Perché un libro proprio su questo tema?
L’attuale modificarsi degli equilibri di genere all’interno degli organi di governo aziendale, con un deciso aumento della presenza femminile, grazie alla Legge Golfo-Mosca del 2011, suggerisce una riflessione sulle ricadute in termini di qualità, per comprendere se e in quale misura processi di questo tipo portino ripercussioni sulle dinamiche di governance. In questo modo diventa allora possibile leggere l’uguaglianza di opportunità tra donne e uomini come scelta non solo (come giustamente deve essere) valoriale di equità, ma anche come strategia di crescita e di maggiore sviluppo, perché diventa possibile contare su un più ampio bacino di competenze e, soprattutto, di approcci (perché esistono diverse modalità femminili e maschili di lavorare, anche ai livelli più alti della carriera). Un approccio di questo tipo risulta fondamentale in un momento storico come quello attuale, in cui la crisi sta ancora facendo sentire forti contraccolpi e la strada verso una effettiva ripresa è ancora lenta e non priva di ostacoli. Inoltre, è ancora importante ricordare (alle donne stesse, specie quelle giovani) quanto le donne possono essere attrici consapevoli della crescita delle aziende e, quindi, del Paese.

Quanto ha influito l’esperienza fatta con il progetto ‘Il rosa e il grigio’ sui contenuti di questa pubblicazione?
Il progetto ‘Il rosa e il grigio’ ha una parte importante nella pubblicazione, a esso è dedicata l’Appendice; ma, al di là di questo, esso attraversa anche altre parti del testo: in particolare, la sensibilità acquisita attraverso il progetto per l’approfondimento e la lettura della governance aziendale femminile è stata filo conduttore che ha guidato, in tutto il libro, la messa a fuoco di quegli elementi che consentono di interpretare in chiave qualitativa (e non esclusivamente quantitativa) la presenza delle donne nei consigli di amministrazione e nei luoghi apicali.

Perché la collaborazione con una docente universitaria? Che valore aggiunto hai trovato?
La collaborazione con Milena Viassone, docente universitaria, è nata dall’esperienza del progetto ‘Il rosa e il grigio’, a cui la professoressa Viassone ha partecipato in diversi momenti, portando la sua professionalità e anche il suo entusiasmo di (giovane) donna fortemente impegnata nel percorso di carriera accademica. L’incontrarsi di un interesse comune a entrambe per una lettura concreta delle pari opportunità e della dimensione di genere che sia valorizzazione dei talenti è stato l’elemento di forza di questa collaborazione, che ha consentito di identificare e sviluppare in modo coerente e reciprocamente arricchente temi e riflessioni.

Una frase del libro in cui ti riconosci appieno.
“Essenziale è cogliere e utilizzare al meglio le capacità delle donne, offrendo loro piena opportunità di partecipare e di contribuire fattivamente alle diverse dinamiche di crescita (economiche, occupazionali, sociali), valorizzando le risorse femminili insieme a quelle maschili in una visione di reale e paritaria condivisione di competenze fra i generi. La differenza di genere, dunque, come risorsa positiva, da declinare all’interno di strategie innovative che non invitino le donne ad adeguarsi passivamente al modello maschile, ma, al contrario, diano loro la possibilità e gli strumenti per acquisire e sviluppare una propria capacità di scelta e di gestione della vita e del lavoro. Si tratta di riconoscere, rispettare e valorizzare le differenze e, insieme, di risolvere le disuguaglianze, tenendo conto delle aspettative e delle attese espresse da tutti i soggetti, adottando strategie, politiche, azioni nonché comportamenti anche di tipo aziendale che promuovano l’equità tra donne e uomini”.

Se il libro non si fosse intitolato ‘Donne e management: una questione di opportunità’ che altro titolo ti sarebbe piaciuto?
‘Tetto di cristallo e dintorni’.

Con che donna/uomo politico ti piacerebbe discutere dei contenuti di questo libro?
Donna: Emma Bonino; Uomo: Sergio Mattarella.

Con che donna/uomo dello spettacolo ti piacerebbe discutere dei contenuti di questo libro?
Michela Ponzani (prima donna alla guida del programma tv della Rai ‘Il Tempo e la Storia’, ndr).

A chi lo regaleresti?
A una giovane donna che sta muovendo i primi passi nel mondo del lavoro.

Quale sarebbe la dedica del libro regalato?
Con l’augurio che il tetto di cristallo possa spezzarsi, lasciando spazio a porte che si aprono paritariamente a donne e uomini, in un clima di condivisione e di reciproco rispetto che sappia ricordare e proseguire con saggezza quel percorso per le pari opportunità ancora non pienamente concluso.

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Catina Balotta

Sociologa e valutatrice indipendente. Si occupa di politiche di welfare con una particolare attenzione al tema delle Pari Opportunità. Ha lavorato per alcuni dei più importanti enti pubblici italiani.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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