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Il Natale porta con sé una magia che ci accompagna fin da bambini. In questi giorni molti si preparano alle feste addobbando la casa, facendo l’albero e il presepe. Quanti di noi ricordano con piacere l’attesa delle feste e l’emozione ad esse collegate? L’impazienza di aprire i regali e la curiosità di scartare velocemente i pacchi per scoprire la sorpresa o verificare che il regalo corrispondesse a ciò che era desiderato e richiesto.
Il trasmettere ai bambini certe tradizioni fa parte dell’eredità che i bambini ricevono e che conserveranno nel loro cuore tutta la vita e che a loro volta trasmetteranno ad altri. L’imparare l’attesa, lo scegliere i regali da donare ad altri, la preparazione degli addobbi in casa sono tutti passaggi importanti che servono a scandire il tempo dell’anno e rendono unico come momento il Natale.

I rituali hanno la funzione di incorniciare, di mettere i confini necessari alla strutturazione dell’identità. Il raccontare ai bambini la favola di Babbo Natale aumenta la suspense del ricevere i regali e rende magica l’atmosfera.
Vivere con serenità momenti di festa è prerequisito fondamentale per apprezzare la convivialità che la festa implica. Ci sono famiglie in cui è talmente elevata l’incapacità di condividere momenti insieme che trasformano ogni occasione di incontro in uno scontro feroce, momento per scaricare addosso all’altro frustrazioni e rancori profondi. Quando ciò accade in presenza di bambini questi ultimi non imparano certo ad associare alle feste ricordi felici e saranno probabilmente adulti in difficoltà in questi periodi.
Lo stare a tavola, diverso dal nutrirsi, implica convivialità, il rispetto dei tempi di parola dell’altro, l’alternanza tra parola e godimento, una vicinanza fatta di piccoli gesti in cui il cibo è veicolo di affetto e di relazione.
Le feste però possono anche essere un momento delicato per chi già soffre, perché amplificano la sofferenza soggettiva nel confronto con un esterno tutto felice che si appresta a festeggiare. È rispetto a questi soggetti che occorre prestare uno sguardo di attenzione e un ascolto particolare perché la festa non si traduca in angoscia e in un incubo da cui il soggetto vuole uscire il prima possibile.

Chiara Baratelli, psicoanalista e psicoterapeuta, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, dei disturbi dell’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà relazionali. baratellichiara@gmail.com

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Chiara Baratelli

È psicoanalista e psicoterapeuta, specializzata nella cura dei disturbi alimentari e in sessuologia clinica. Si occupa di problematiche legate all’adolescenza, dei disturbi dell’identità di genere, del rapporto genitori-figli e di difficoltà relazionali.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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