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    Enzo Bianchi al Festival della Filosofia

18 settembre. Sassuolo, Piazzale della Rosa ore 18
Enzo Bianchi inizia la sua lezione magistrale al Festival della Filosofia edizione 2022

Sembra non essere cambiato nulla
La voce è la stessa
Inconfondibile
Profonda
Profetica
Lievemente roca, tagliente .
Le sue parole,  come se passassero su una lama arrotata,
colpiscono profondamente l’orecchio e il cuore di chi ascolta.
La piazza segue in silenzio tutti i passaggi della relazione sul tema assegnato dagli organizzatori a Enzo: “Misericordia: pratiche di giustizia e di perdono”.
Nessuna introduzione, nessun cenno agli avvenimenti che a partire dal maggio del 2020 hanno sconvolto la sua storia personale, da quando cioè quel decreto singolare del Vaticano, approvato in forma specifica dal Pontefice, ha chiesto l’allontanamento a tempo indeterminato della comunità di Bose da lui fondata.

Enzo Bianchi al Festival della Filosofia, 18 settembre 2022 Enzo Bianchi al Festival della Filosofia, 18 settembre 2022 Enzo Bianchi al Festival della Filosofia, 18 settembre 2022

Sono emozionato.
Vedere tutta quella gente stretta ancora una volta ad ascoltarlo è la testimonianza concreta e visibile del grande significato che continua ad avere la figura di Enzo Bianchi per la fede personale di moltissime persone.
Enzo parla di Misericordia e Perdono abbattendo come sempre luoghi comuni, scuotendo coscienze addormentate di laici e credenti
“Il perdono deve entrare nelle Istituzioni, nella legislazione!” dice con fermezza.
E ancora:
“Se la giustizia  non trascende quella di scribi e farisei non entrerete nel regno dei cieli.”
Ma attenzione.
Enzo non aderisce alla macchietta con cui vengono dipinti scribi e farisei in molti pulpiti domenicali.
“Scribi e farisei sono studiosi della Legge, osservanti in buona fede della Legge!
La giustizia non deve essere bendata, ma deve guardare alle situazioni.”
Il pensiero di Bianchi, uomo di fede, ricalca con forza quello laico dei relatori che lo hanno preceduto, il giurista Luciano Eusebi  e il filosofo Umberto Curi.
Emblematico il commento ad un brano scandaloso delle Scritture , quello del padrone della vigna che dà la stessa paga a tutti gli operai,  anche  a quelli dell’ultima ora!
“Vogliamo davvero non dare la paga a tutti? Forse che anche quegli operai che rispetto agli altri hanno lavorato meno , non hanno una famiglia a cui provvedere? Non devono mangiare?
Il pensiero evangelico si posiziona attraverso questi racconti,apparentemente paradossali , potentemente contro ogni logica meritocratica, stando a fianco a chi da solo non gliela fa!”
Emerge parola dopo parola nella relazione di Enzo un concetto di Giustizia non astratta e generale , ma che sa guardare in faccia alle persone, che sa distinguere caso per caso, una concezione che oggi più  che mai scandalizza, ma che fa felice coloro che non hanno nulla.

E poi Enzo richiama alla memoria un brano evangelico particolarmente interessante.
“Una paginetta  – dice lui – che ha vagato  fino al sesto secolo, che non è stata subito accolta tra i rotoli riconosciuti dalla Chiesa come ufficiali e che solo dopo molto tempo ha trovato collocazione nel capitolo 8 del vangelo di Giovanni”.
Si tratta della pagina dell’adultera.
Secondo la legge ebraica l’ adulterio rientra nei peccati più gravi e quindi meritevole di una pena tremenda, la lapidazione.
Le osservazioni di Bianchi fanno pensare:
“Alle parole di Gesù  del ‘chi è senza peccato’,  tutti se ne vanno.
Restano Gesù e la donna.
Secondo i canoni morali attuali oggi si direbbe:
Donna sai cosa hai fatto?
Hai capito che hai compiuto una atto gravissimo ?
Sei pentita?
Gesù  invece non dà condizioni, non prescrive penitenze : va’ in pace, dice, è non peccare più!
Va’ in pace!
Questa pagina imbarazza tanto che la Chiesa di Oriente ancora nel 1000 non la considerava vangelo!
Perché la Chiesa, composta da uomini,  non è esente da pratiche contrarie alla giustizia!
Anche nella Chiesa di oggi si calpesta il diritto al buon nome … il diritto alla difesa, non riconosciuto come ai tempi dell’Inquisizione…” .
Le parole di Enzo arrivano scevre da ogni acredine, da ogni intento polemico, sono quelle di una persona addolorata ma serena , di una persona che ha vissuto sulla propria pelle in modo consapevole
le contraddizioni di una giustizia lontana dalla misericordia.

Non posso non pensare ai  fatti che come un uragano hanno travolto la figura di Bianchi, cambiato la sua vita a quasi ottanta anni, e destato incredulità e sconcerto  in tantissimi suoi amici e simpatizzanti
Ripenso alla dubbia utilità  del commissariamento da parte di padre Amedeo Cencini, delegato pontificio e psicoterapeuta canossiano, all’ulteriore divisione nella Comunità di Bose seguita al provvedimento di autorità vaticana, il clima di tensione crescente conseguenza di sentenze mai spiegate in modo chiaro neppure agli interessati, al conflitto sicuramente così non sanato tra Luciano Manicardi, successore di Bianchi nel priorato di Bose, e il fondatore stesso Bianchi, fino alla fuoriuscita da Bose di 37 fratelli e sorelle e ad un grande numero di ospiti che da allora non hanno  più frequentato la comunità!

“E’ quella della misericordia una realtà che tocca tutti.continua Bianchi – Nella nostra vita abbiamo conosciuto se va bene la calunnia, se va male il tradimento .
Quindi tutti abbiamo occasione di Misericordia.
Il perdono è un cammino lungo, ricco di regressioni, immagini di sofferenza che ritornano alla mente e che possono allontanarci da una remissione.
Non è facile per nessuno.
Io guardo a Cristo.
Cristo sulla croce non ha detto a quelli che lo stavano torturando ‘Io ti perdono’, ma ha detto: ‘ Padre perdonali tu! Io non ce la faccio!’.

Conclude Bianchi con un ricordo emblematico sulla difficoltà di questo cammino, un ricordo legato al periodo di studi a Gerusalemme.
“Sono stato a Gerusalemme alla scuola del grande rabbino David Flusser.
A lezione diceva  sul perdono dei nemici voluto da Gesù  che gli ebrei non ce la faranno mai, se c’è qualcuno che ci riesce è uno che fa i miracoli come lui!!”.

Un lungo applauso accompagna le parole di ringraziamento finale di Bianchi a chi è venuto ad ascoltarlo, a portargli vicinanza, sostegno al suo lungo cammino di ricerca sull’ecumenismo, sull’impossibile  realtà della misericordia, che va oltre le contrapposizioni,  le incomprensioni, per chi  non vuole stare da una parte contro l’altra, ma sempre a fianco di ogni uomo.

Nota: le foto nel testo sono di Roberto Paltrinieri

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Roberto Paltrinieri

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Commento

  • Un padre, oserei dire, laico che soffia sulle ” certezze ” della fede, mettendo in luce le ombre. La giustizia non può essere rinchiusa in una norma, ma deve essere capace di contestualizzare, analizzare e personalizzare gli eventi.
    Anche ladulterio, il giusto compenso e il perdono vengono analizzati con occhi non miopi, ma caoaci di vedere oltre.

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