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POESIA IN MANICOMIO
Mezzo secolo di donne al manicomio, a San Servolo (Venezia) dal 4 Marzo 2023 al 16 Aprile 2023
La presenza della poesia nella mostra Leaves/Lives. Come le foglie.

Isola di San Servolo nella laguna di Venezia.

E’ stata inaugurata oggi, 4 marzo ’23, a San Servolo (Venezia) la mostra Leaves/Lives. Come le foglie. Mezzo secolo di donne al manicomio
San Servolo srl, società in house della Città metropolitana di Venezia, ha promosso e sostenuto questa mostra destinata ad emozionare e a far meditare

Contare i giorni di permanenza in ospedale, censire per ognuna il nome, l’età al momento dell’ingresso e, in caso di morte, l’età alla morte, è l’idea su cui si basa questa esposizione, o meglio questa installazione, curata dalla psichiatra Maria Cristina Turola e dal suo gruppo.

«Questa mostra nasce per voler rappresentare tutte le donne che sono state in cura nel manicomio di Venezia – spiega la psichiatra – Ognuna delle 10mila che abbiamo individuato come presenti nella struttura tra il 1900 e il 1950 sarà rappresentata con una foglia colorata in cui c’è scritta la data, il nome e il numero di giorni trascorsi in cura nel manicomio. La mostra nasce da una domanda: quante donne c’erano ricoverate a San Clemente e San Servolo. L’idea è quella di dare un impatto emotivo attraverso quello che diventa un autentico bosco di foglie installato lungo i corridoi che conducono proprio alle stanze dell’archivio di San Servolo. Sono tante le storie che colpiscono e che mi hanno colpito sfogliando le migliaia di fascicoli che abbiamo riaperto, quasi tutte sono molto tristi, da parte nostra c’è la voglia di raccontarle sperando che questa mostra possa essere l’inizio di un ulteriore percorso di ricerca».

comparativo,
Album comparativo, Mania circolare,, Museo del Manicomio, San Servolo (Venezia)

Come ha spiegato la stessa dottoressa Turola le donne sono rappresentate tutte insieme in un grande albero orizzontale in cui ognuna di loro è una foglia e un nome, con un impatto visivo ed emotivo forte: migliaia di foglie disposte lungo le pareti, verdi per le donne dimesse e marroni per quelle morte; le diverse gradazioni di colore rappresentano l’età al momento del ricovero.

All’interno di questa installazione mi è stato chiesto di commentare con dei testi poetici, una decina di fotografie di donne rinchiuse a San Servolo nella prima metà del secolo scorso.
Il legame tra follia e poesia è molto stretto.
Scrive Eugenio Borgna: “Come hanno sempre fatto gli psichiatri di lingua tedesca, francese e olandese, capire qualcosa del dolore, dell’angoscia, della disperazione, richiede conoscenze di psichiatria ma anche di filosofia, di letteratura e di poesia: scienze umane che, alleate, sono indispensabili alla conoscenza e alla cura. La sola farmacologia può essere adeguata alle altre discipline mediche, ma in psichiatria il mistero della vita interiore oltrepassa ogni rigido criterio tecnologico. La follia è la sorella infelice della poesia”.

Il movimento è duplice.
La follia o comunque il manicomio ha attraversato da Friedrich Holderlin a D.F.Wallace la vita di moltissimi poeti e scrittori.
D’altro lato, la grande poesia e i grandi romanzi consentono alla psichiatria di dilatare e di ampliare la conoscenza dell’anima che ne è l’orizzonte infinito.

La follia e la poesia confluiscono in una straordinaria associazione creativa. Non importa qui la poesia come ‘terapia’, ma la poesia come lingua dell’eccezionalità e dell’eccedenza, La poesia è il calco delle zone oscure, o delle inaccettabili luminosità dell’uomo, e leggere è una cura, cara, feroce
Seasumus Heaney parla del potere riparatorio della poesia rispetto al dolore.
Vi sono quindi due modalità differenti di vivere la poesia.
Sembra, voglio dire, che esista un modo di sentire la poesia come missione estetica, come compito letterario . E un altro, disgiunto, dove non hanno ragione i gusti, la sferica sapienza del verso, il canone o il piacere: qui la poesia non si valuta per superfici ma in profondità.

La poesia non si spiega. Dario Borso parla di una poesia “scritta a matita”: ha l’ambizione di sparire come forma per lasciare spazio al raggiungimento dell’interiorità.

Possiamo parlare con Borges di magia della parola che si manifesta attraverso il ritmo, una musicalità, un intreccio di suoni e pause.

La poesia è parola, le stesse parole usate nella quotidianità possono diventare nella poesia elementi magici. Una parola messa in una diversa posizione nel verso assume altro significato. Nella poesia ogni parola ha un peso.

Senso e significato sono importanti, se c’è il sentire, bellezza lirica avvertita istintivamente a livello intimo.
Perché è dai tormenti dell’io che la poesia prende forma, si plasma ed emerge.

Senza questi tormenti il seme poetico non potrebbe attecchire, il linguaggio poetico istituisce un mondo. La poesia incendia il mondo: “Se la prosa è una casa la poesia è un uomo in fiamme che l’attraversa correndo” per dirla con Anne Carson .Quella poesia che viene vista da Heidegger come soluzione all’inadeguatezza del linguaggio e della tecnologia.
Il linguaggio poetico ha infatti questa capacità di svelare il mondo metaforico che giace dentro tutti i nostri discorsi ordinari come una coscienza addormentata.

Ed ecco che allora i visi delle donne matte di san Servolo possono parlare oggi al nostro cuore attraverso la poesia perché accostarsi alla poesia non richiede particolare cultura ma rispetto, perché ,come dice la poetessa tedesca Gertrud Kolmar, tu sfogli una persona!
“Mi tieni nelle tue mani
Il mio cuore batte nel pugno come quello
Di un uccellino. Tu che leggi fa’ attenzione
Ecco, sfogli una persona”.

Concludo così questo viaggio lasciando una delle mie poesie presenti in mostra
SOLA

(occhi chiusi)
Non dormi?
No

Come mai?
Pensieri

Su cosa ?

Vedo la Vita
ovunque mi giri
irraggiungibile al mio sguardo
un vestito stretto
o allargato troppe volte
Qui mi sento sola
La stessa solitudine
di questa isola
da cui non andrò mai via
e dove mi parlano
bocche
con parole senza sale

Sempre ?
Non sempre

(occhi aperti)
Ricordo
l’esperienza straziante dell’amore
e l’acqua è ancora acqua
la terra
terra
E io
non sono più quella di adesso

Io sono
una donna

Isola di San Servolo

“Mezzo secolo di donne al manicomio

Isola di San Servolo (Venezia) dal 4 Marzo 2023 al 16 Aprile 2023
La presenza della poesia nella mostra Leaves/Lives. Come le foglie. 

Dal lunedi al venerdi 11,30-13 e 14,45-16.00 ingresso gratuito.
Per raggiungere San Servolo: linea 20 vaporetto da san Zaccaria

 

Cover:  Il grande complesso sull’isola di San Servolo (Venezia), adibito prima ad ospedale, quindi a manicomio, Nel 1978, a seguito del Legge Basaglia. l’istituto manicomiale è stato chiuso. Ora è adibito a museo e sede di mostre. – Foto d’archivio del Museo di San Servolo)

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Roberto Paltrinieri

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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