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Pane e companatico ferrarese per il gran finale di Expo: pasticcio di maccheroni, bagigini (piccole alici) delle Valli di Comacchio, tartufo (nelle due varianti del Bosco della Panfilia e di Bondeno), aglio di Voghiera Dop, coppia Ipg e piadina saranno sulle tavole del Padiglione Italia e illustrati alla stampa il prossimo giovedì, in un ghiotto mezzogiorno del cuoco. Nel ‘menu’ proposto, grandi assenti sono la salama da sugo (peraltro Igp), i cappellacci e il pampapato, mentre compare a sorpresa la piadina, che tipicamente ferrarese proprio non è, ma vanta lo scettro di miglior prodotto dell’anno conquistato nella disfida con la Romagna grazie all’azienda Ciliegia di Comacchio. C’è poi da dire che la salamina (a giugno), i cappellacci e il pampapato (a settembre, in due distinte occasioni in cui pure erano presenti aglio e coppia) già hanno goduto di altri momenti di gloria.

L’anteprima della degustazione di ciò che sarà riservato fra una settimana ai giornalisti presenti ad Expo si è avuta ieri all’Accademia del Gusto, centro di formazione culinaria attrezzato da Iscom al Cenacolo di via Fabbri nei pressi del seminario arcivescovile. A far da padrone di casa è stata Ascom, che ha promosso l’evento milanese (in collaborazione con Visit Ferrara, Ferrara Incoming e con il supporto dell’Associazione camerale dell’innovazione e di Carisbo). Il presidente Giulio Felloni ha rivendicato il merito alla propria associazione, “trasversale ai partiti, di essersi posta a capo di iniziative volte alla valorizzazione del territorio”. Il direttore Urban ha affermato che ormai “l’offerta enogastronomica è fra le principali attrattive valutate dai turisti nell’orientare le proprie scelte” e Marco Amelio presidente provinciale di Iscom, a conferma, ha sostenuto che “accanto al patrimonio culturale, fra le tipicità del nostro Paese che contribuiscono a generare turismo e conseguentemente fatturato, non ci sono solo moda e artigianato ma anche l’enogastronomia, ormai a pieno titolo parte del cosiddetto made in Italy”.

Dalle parole ai fatti. Tutto gradevole in tavola, anche per i giovani ospiti newyorchesi in tour di formazione europeo, ai quali magari sarà sfuggito l’eccesso di cottura del tagliolino al tartufo. Un peccatuccio facilmente rimediabile nella vetrina ufficiale del 29, semplicemente con maggiore attenzione al timer. Alla vigilia della chiusura del salone mondiale del cibo, Ferrara che già più volte ha fatto mostra delle sue eccellenze avrà l’opportunità riproporre le proprie specialità gastronomiche e alimentari. Una sorta di piatto del buon ricordo, a futura memoria del turista.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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