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Ormai leggiamo i libri con accanto il personal computer o lo smartphone per approfondire immediatamente, attraverso la ricerca in rete, riferimenti, richiami e scoprire i luoghi evocati. Sono soprattutto le città con le loro strade teatro di avvenimenti che animano le narrazioni, dal quartiere ebraico di Praga reso famoso da Kafka alla Londra di Dickens avvolta dalla caligine che domina la città. Ma c’è una strada, in particolare, rimasta impressa nell’immaginario della nostra infanzia: la via Pal di Budapest, che non è un’invenzione letteraria di Ferenc Molnár. Esiste veramente, assieme a Via Práter dove si trova la scuola che veniva frequentata dai ragazzi e, ora, cinque di loro stanno lì, sul marciapiede di fronte, immortalati nel bronzo in una scena vivissima di un verismo eccezionale.
L’uso dello spazio come memoria non solo di personaggi e avvenimenti, ma memoria di pagine letterarie, di citazioni. Le nostre città rivivono nei racconti, perché non conservare nel ricordo queste apparizioni, queste comparse, questi sguardi?
È l’idea che suggerisce la mappa delle citazioni, della città narrata nell’altrove letterario, è la ‘Mappa letteraria di Milano‘, progetto interattivo dell’associazione Quarto Paesaggio e sviluppato su uno strumento semplice e noto a tutti come Google Maps, verrà presentata ufficialmente al BookCity, nel capoluogo lombardo, dal 16 al 19 novembre. La mappa ormai vanta 700 citazioni e il coinvolgimento della gente impegnata a segnalare opere e autori, righe estrapolate dalle pagine della letteratura di tutti i tempi.
L’etnologo di Marc Augè lascia il metrò per risalire in superficie, non più la memoria di generali e battaglie affidata alle stazioni sotterranee del metrò parigino, ma la vita di sopra, oltre il mondo ctonio, che si dilata nelle pagine dei libri.
A Milano l’hanno pensata per Google Maps, così però si ha un’app che per ogni via è un archivio di citazioni non molto differente da una mini biblioteca in rete: luoghi e citazioni fuori dal contesto. Un uso erudito, ma poco urbano, potremmo dire.
Meglio sarebbe se l’idea prendesse concretamente corpo nel tessuto urbano della città. Ritrovare quelle citazioni nei luoghi e nelle strade da cui sono nate, restituire ai luoghi lo sguardo dell’immaginario che hanno ispirato, consentire a chi vi passa di rivivere quel sentire letterario, di percepirne nell’ambiente concreto le emozioni, le sensazioni o di inseguirne con la mente i suggerimenti. Aggiungere al panorama della città il panorama inaspettatamente aperto da una citazione. Dovremmo pensare ad un’architettura urbana della citazione, ad un arredo urbano della citazione o a un uso smart della citazione capace di integrarsi nei luoghi e far rivivere le suggestioni dei loro autori.
Sfogliare la città, girarne le pagine come un libro. Le pagine sono le sue vie, le sue strade, le sue piazze, vicoli, luoghi e cantoni. Strade che si prestano a formare le pagine di un parco letterario da sfogliare camminando, assaggi di libri che possono incuriosire, invogliare a recuperare le trame di quelle citazioni, un modo per rendere famigliari le opere e la loro lettura.
L’abitudine a vivere in un contesto di cultura e di conoscenze. Non solo vie intestate alla memoria dei grandi da ricordare e semmai da emulare, ma strade, piazze, luoghi capaci di trasmettere le emozioni che hanno prodotto in altri, capaci di parlare al pensiero, all’immaginazione e non solo alla memoria, non solo al ritenere ma anche all’agire.
Un accorgimento per mettere in moto il sapere, per esporre il nostro patrimonio di cultura e di arte, non solo quello conservato dai musei e dalle biblioteche, ma anche quello che ai musei e alle biblioteche può condurre, può sospingere.
Non solo la letteratura è ricca di citazioni che coinvolgono i luoghi delle nostre città, ma anche il cinema e la pittura. Quante citazioni delle nostre città sono recuperabili nella produzione cinematografica e pittorica. Perché lasciarle alla dimenticanza, all’oblio, perché lasciarle alla nostra coazione a bruciare memorie, immagini e sequenze, a fermare mai l’istantanea.
Cambierebbe il paesaggio urbano se le nostre strade, le nostre vie, le nostre piazze diventassero anche i luoghi dove trovare riproposte le citazioni letterarie, cinematografiche e pittoriche a cui hanno dato luogo, che hanno ispirato. I prodotti della creatività umana ci sarebbero più famigliari, farebbero parte del nostro paesaggio quotidiano, renderebbero meno anonima la nostra esistenza, e ci abituerebbero fin da piccoli, con innegabili vantaggi, ad abitare i prodotti della cultura, della conoscenza, del sapere e della ricerca umana. Ci abituerebbero a vivere l’apprendimento non come un evento ma come una piacevole consuetudine.
Potremmo incominciare anche noi a costruire per la nostra città la mappa delle citazioni, annotandole di volta in volta, si può anche iniziare con Google Maps per non perderne memoria, ma avendo di vista come progetto di mutare il nostro paesaggio urbano dando ad esso un senso che non sia solo della commemorazione sulla targa di una via.
Potrebbe cambiare il nostro modo di abitare in luoghi che nella maggioranza dei casi sono tali solo perché ci si è domiciliati e ci si transita, luoghi spesso senza storia che si sono guadagnati la ribalta della storia nei prodotti artistici di cui è capace l’uomo. Dimensioni che restano sulla carta, nelle parole, nelle sequenze di un film, nel pennello di un pittore, lontane dai luoghi della loro origine dove potrebbero costituire la scenografia capace di dare significato a un modo più umano di stare insieme e di abitare.

in copertina elaborazione grafica di Carlo Tassi

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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