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L’umano porta in sé l’avventura dell’universo e l’avventura della vita. In questo senso, l’umano è un microcosmo, a immagine dell’universo.
Ma l’avventura dell’umanità può trasformarsi in una folle avventura che rischia il sublime e l’orribile, per Edgar Morin la mente umana viaggia verso due avventure disgiunte.
L’una cerca all’esterno di svelare, e perfino di possedere, i segreti del mondo fisico, della vita, della società, e ha sviluppato una scienza capace di conoscere tutto, ma incapace di conoscersi e che oggi produce non solo “elucidazioni benefiche, ma anche accecamenti malefici e poteri terrificanti”.
L’altra avventura cerca, all’interno di sé, di conoscersi, di meditare su ciò che sappiamo e su ciò che non sappiamo, di nutrirsi di poesia vitale, di sentire il commovente, il bello, il mirabile.
La prima è l’avventura conquistatrice della trinità scienza/tecnica/economia. La seconda è l’avventura della filosofia, della poesia, della comprensione, della compassione.
L’ultimo libro del filosofo francese Edgar Morin, “Conoscenza Ignoranza Mistero” chiama all’appello la nostra intelligenza, accende la spia rossa, l’allarme sulla rotta del vascello spaziale Terra guidato dalla supremazia della triade: scienza/tecnica/economia.
Scienza, tecnica, economia conducono la mondializzazione, promettono all’uomo di sconfiggere la morte e di emanciparlo dal lavoro con le macchine intelligenti. Sempre più la prospettiva della post-umanità si fa immaginabile sotto diverse forme.
Ma questa prospettiva necessita imperativamente di noi, umani, e sin da ora di un pensiero della condizione e dell’avventura umane, di una coscienza delle possibilità e dei pericoli che comporta la complessità antropologica, di una coscienza di ciò che di più prezioso c’è nell’uomo.
È tragico che la metamorfosi post-umana sia cominciata sotto la spinta cieca del triplo motore scientifico/tecnico/economico, mentre la metamorfosi etica/culturale/sociale, sempre più indispensabile a questa metamorfosi resta ancora nel limbo. Peggio: la regressione etica, psicologica, affettiva accompagna la progressione scientifica, tecnica, economica.
Il sonnambulismo del mondo politico, che vive alla giornata, del mondo intellettuale cieco alla complessità, l’incoscienza generalizzata contribuiscono alla marcia verso i disastri.
Il viaggio e la destinazione sono sempre più verso la metamorfosi del post-umano, se non interviene una guida etica/culturale/sociale.
Per questo l’invito è di continuare a pattugliare ai confini della conoscenza per apprendere e sentire l’inseparabilità di conoscenza, ignoranza e mistero, perché il fiammifero che accendiamo nel buio non solo rischiara un piccolo spazio, ma rivela anche l’enorme oscurità che ci circonda. Fino a quando il sapere produrrà la consapevolezza dell’ignoranza, sarà salva la vera forza rivoluzionaria della conoscenza: l’ignoranza sapiente che conosce se stessa, come direbbe Blaise Pascal.
Altrimenti rimarremo ignoranti della nostra ignoranza, incapaci di comprendere che vivere è una navigazione in un oceano di incertezze con qualche isolotto di certezze per orientarsi e approvvigionarsi.
Conoscenza, ignoranza e mistero sono i nostri compagni in seno all’avventura cosmica, i soli che ci possono soccorrere nell’incertezza di quale parte prendere nel corpo a corpo tra Eros e Thanatos, nel sapere dove andare.
Ma è sempre più necessaria la rigenerazione di un umanesimo planetario, radicato nella Terra-Patria per evitare il regno della nuova specie dei signori che dispongono di tutti i poteri, fra i quali quello del prolungamento della vita, sull’insieme degli altri umani asserviti.
La metamorfosi biologica-tecnica-informatica necessita soprattutto di essere accompagnata, regolata, controllata e guidata da una metamorfosi etico-culturale-sociale, per evitare che macchine pensanti pensino per noi e possano dominare il destino post umano.
Per sottrarsi all’inumanità della post-umanità è necessaria una profonda riforma intellettuale e morale come resistenza all’egemonia del calcolo, del profitto, dell’egoismo. Una resistenza animata dai bisogni di realizzazione personale, di condivisione, d’amore, di vita poetica. Un umanesimo antropo-bio-cosmico, una comunità di destino di tutti gli umani sulla Terra con una comune coscienza di Terra-Patria. Da questa aspirazione e da questa doppia coscienza potrebbe nascere una nuova via per un altro avvenire.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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