INTERNAZIONALE 2022
Città Visibili e Città Ideali… tutte da costruire
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Abbiamo atteso tre anni e finalmente è tornato, in presenza e nei luoghi amati della città, il Festival Internazionale Ferrara. Ed è tornato a girare per le vie e le piazze il ‘popolo di Internazionale”, giovani e meno giovani, ferraresi e non, con in mano o nelle tasche di giacche o zaini, il ‘libretto giallo’.
Il primo evento che ho seguito è anche il primo della prima giornata e del Festiva: venerdì 30 settembre, alle 11, nella Sala 1 del Cinema Apollo, subito dopo l’inaugurazione. Le città visibili, un titolo che contiene un chiaro riferimento a quelle <invisibili> di Italo Calvino. “Idee, provocazioni e proposte per trovare soluzioni di vita sostenibili, ecologiche e accessibili. E anche belle” leggiamo nella introduzione all’elenco dei partecipanti: l’architetta Lorenza Baroncelli che sale sul palco col suo bimbo di pochi mesi in carrozzina, il cantautore Eugenio Cesaro che posa in un angolo la chitarra che, presumiamo, suonerà, il rappresentante della Commissione Europea Antonio Parenti ed alcuni studenti dei Licei Ariosto e Dosso Dossi di Ferrara infine lo scrittore Federico Taddia che ha il compito di introdurre e moderare. Un insieme curiosamente assortito i cui interventi, capiremo via via, daranno vita ad un puzzle di elementi atti a delineare la città che desideriamo…)
L’avvio è decisamente stimolante: il video della canzone Ti amo ancora eseguita dalla band Eugenio in Via Di Gioia, camminando tra i versi scritti col gesso sulle vie di Torino e dedicata alla Terra “perfetta essenziale non cerchi clamore sei musica senza parole”. La conduzione da parte di Federico Taddia è brillante, gli ospiti parlano di urbanistica, politica, utopia, problemi e soluzioni, sogni e disillusioni, luoghi reali e paesaggi immaginati. Alla fine prende forma una specie di mappa, dentro la quale trovano giusta collocazione le due presentazioni elaborate dagli studenti nei pochi giorni a disposizione dall’inizio dell’anno scolastico.
“La Ferrara (in)visibile dell’ Ariosto” (un immaginato incontro, più di cinque secoli dopo, tra il duca Ercole d’Este e l’architetto Biagio Rossetti che si interrogano su come migliorare la Ferrara del terzo millennio e le risposte vengono visualizzate in una sorta di fotoromanzo proiettato sullo schermo).

E “La città ideale del Dosso Dossi” (un video in cui tre studenti a passeggio nel parco trovano, in una scatola, un cellulare che mostra, videoregistrate, le impressioni di una ragazza in visita a una città in cui tutto è magicamente perfetto).

Ispirandosi alle parole chiave del New European Bauhaus “accessibilità, inclusione, sostenibilità” – così come suggerito dagli ideatori del progetto presentato alle scuole – i ragazzi e le ragazze dei due istituti hanno individuato alcuni problemi nelle città attuali e ipotizzato soluzioni praticabili: la bruttezza e il degrado di alcune zone (periferiche e/o di accesso alle città) a cui ovviare con operazioni di cura e manutenzione continuative; il traffico automobilistico eccessivo, cui contrapporre il potenziamento o la creazione di parcheggi scambiatori, di piste ciclabili sicure con incentivazione all’uso della bicicletta; l’inquinamento e la scarsa qualità dell’aria migliorabili attraverso realizzazione di boschi verticali e/o vertical farms a livello di edilizia e con il potenziamento dei trasporti pubblici, anche elettrici…
L’incontro si chiude con la scanzonata (ma profonda nei contenuti) performance musicale di Eugenio Cesaro, che già negli interventi parlati ha scosso e incuriosito l’uditorio con ripetuti ed appassionati inviti ai giovani ad osare di più, che esalta il pubblico.
All’uscita dal cinema Apollo mi accoglie la pioggia, che non mi impedisce di incamminarmi, allegra e pensierosa al tempo stesso, nelle vie di questa città che oggi mi sembra un po’ più bella del solito.
Cover: un momento della presentazione “La Ferrara (in)visibile dell’ Ariosto” all’incontro “Le città visibili” di Internazionale Ferrara 2022 (la foto di copertina, come quelle nel testo, sono di Maria Calabrese)
Maria Calabrese
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Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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Francesco Monini
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Non sono mai mancato alla ” prima ” dell’ Internazionale, solo la cataratta quest ‘ anno me lo ha impedito. Ma le lettura del resoconto di Maria è stato talmente dettagliato, preciso , così vivo che mi sono sentito presente venerdì scorso all Apollo. Anche facilitato dalla conoscenza della particolare atmosfera che si crea durante questa straordinaria manifestazione, che consente di entrare in sintonia con tante persone che si affaccia da una finestra a guardare il mondo, nel bene e nel male. Grazie Maria
Grazie a te, Tito, del bellissimo commento!!!!!