Sono in tanti a condividere la causa della difesa del Parco. Lo stanno a dimostrare le decine di migliaia di firme raccolte. Presentate al Sindaco e dal sindaco snobbate. Negli ultimi mesik si sono moltiplicati i flash mob, ik girotondi, i cartelli, i lenzuoli, le lettere di protesta… Una protesta che non si limita alla città, che non riguarda solo i ferraresi. Per portare un solo esempio, la settimana scorsa è venuto in piazza a Ferrara per portare il suo sostegno e la sua solidarietà, il grande autore e attore bolognese Alessandro Bergonzoni. (Vedi l’illustrazione di copertina di questo articolo).
E mano a mano che passano i giorni e ci avviciniamo alla data del fatidico evento, aumentano i disagi, i divieti… e i brutti presentimenti. Il Parco è pieno di macchine, trattori, potatori, livellatori. E la città si sta riempiendo di cartelli e di transenne. Si parla di chiudere piazze, strade e scuole per consentire l’arrivo di 60.000p spettatori e delle loro automobili. Una follia: un grande pezzo di città e di vita urbana chiusa a chiave, come per il terremoto, e tutto per assecondare una scelta pericolosa e sbagliata. Altro che Born to run, Born to close! recita la vignetta più sotto.
Lo sappiamo da un anno c’erano due alternative periferiche, due location migliori, ragionevoli, assolutamente meno impattanti. Ora tutti si stanno accorgendo che il Parco non era l’unica location possibile”, è solamente la location peggiore. E chi ne farà le spese, sarà l’ecosistema del Parco Urbano, l’avifauna, ma anche i cittadini, gli studenti, i genitori, la popolazione anziana.
Ecco le ultime segnalazioni e il programma delle iniziative di Save the Park per i prossimi giorni:
A pochi giorni dal 18 maggio, data del concertone di Springsteen, il parco urbano “Giorgio Bassani” è occupato manu militari da un serrato servizio di vigilanza che impedisce l’accesso ad un’area ben più ampia di quella necessaria al cantiere temporaneo. Le “ronde volontarie” del gruppo Save the Park, interrogando il personale in divisa, hanno scoperto che l’azione di sbarramento di quest’area pubblica non è supportata dalla necessaria delibera dell’autorità politica.
Era successo che le prime transenne, piazzate lungo i sentieri di contorno della zona del palco del Boss, appesantite dal telo ombreggiante, sono crollate a terra sotto le folate di vento della scorsa settimana, creando uno stato grave di pericolo per le persone. Il terrore che qualcuno si faccia male a pochi giorni dall’evento a causa dell’incuria degli organizzatori, giustifica evidentemente lo spregio di ogni regola.0
Domani, martedì 9 maggio, il Prefetto ha convocato una rappresentanza del gruppo Save the Park, assieme all’assessore comunale di riferimento dell’evento. Save the Park, mobilitato da mesi in città con l’intento di far suonare Springsteen nella zona sud della città e non nel delicato parco urbano, porterà al Prefetto un lungo elenco documentato dei danni previsti all’ambiente, dei dubbi sulla volontà e capacità degli organizzatori di riparare in maniera efficace, sui dubbi che i costi ricadano solo sulle casse pubbliche, sui danni per i cittadini in una città dai servizi bloccati per giorni interi, prima e dopo il concerto.
Per sabato 13 maggio, infine, Save the Park ha organizzato l’ultima manifestazione dentro al Parco Urbano “Giorgio Bassani”, con corteo di biciclette, esposizione di striscioni, grandi lenzuolate con disegni e vignette.
In copertina: Alessandro Bergonzoni tra Andrea Firrincieli e Marianna Suar di Save the Park
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchera.
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Francesco Monini
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