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Il bianco della luna e della neve

Un incontro miracoloso fra passato e presente, fra le preziose stampe giapponesi su seta o carta di riso raffiguranti uccelli e fiori, chiamate KACHO-E, di Koson Ohara (pseudonimo di Matao Ohara), uno dei maestri nel mondo delle stampe naturali del primo Novecento (Hokusai e Hiroshige sono considerati i maggiori dell’Ottocento) e l’autrice e illustratrice Cristina Petit, creativa donna moderna.

Di Cristina Petit vi abbiamo già presentato, Vieni con me? e Un giorno, un ascensore. Essendoci molto piaciuta, oggi vi vogliamo parlare di due bellissimi albi illustrati, diversi dai precedenti, che andrebbero sfogliati insieme. Il filo conduttore è l’atmosfera delicata delle illustrazioni giapponesi di Kason Ohara.

Sono La notte in cui la luna sparì, Pulce edizioni (2019) e Il giorno in cui cadde la neve, Pulce edizioni (2022). Musica in sottofondo di Nuovo Cinema Paradiso e ci siamo.

Il formato verticale del libro ricorda quello di un tanzaku (biglietto scritto su carta tradizionale giapponese con desideri e preghiere, appesi agli alberi di bambù, in occasione della festa delle stelle di Tanabata). I testi sono scritti in maiuscolo per una maggiore facilità di lettura anche per i più piccini, accompagnati dalle tavole pittoriche di Ohara Koson, in perfetta e alchemica armonia.

La luna che scompare, notizia clamorosa, e la neve che dipinge il mondo, la mattina presto, rendendo tutto più bello, sereno, silenzioso, candido e lieve.

La luna piace molto ai bambini (pure a me che bambina più non sono) che la guardano ammirati dalla finestra della loro cameretta, ma anche agli animali che la salutano, leggera, dal bosco o dal piccolo mondo in cui vivono. Per alcuni animali notturni è fondamentale un lampione di latte. Un volto tondo e poetico che tutti riconosciamo.

Finché un bel giorno di settembre alle oche chiacchierone e agitate arriva l’incredibile notizia/pettegolezzo che quella sera la luna non si sarebbe presentata. Scatta l’allarme. Molto fermento e tanta preoccupazione nel bosco. Ma niente panico per il tranquillo e calmo babbuino, che non batte ciglio, anzi osserva e ride.

Nemmeno la tigre si preoccupa. Dal fiume l’allerta velocemente arriva all’anatra e alla carpa, la mosca avverte la rana che fa spallucce, nemmeno il gufo si preoccupa, non è un problema suo. Ogni animale ha le sue caratteristiche, pregi e difetti, il suo vizio e la sua virtù, proprio come tutti noi umani.

Le oche sono sempre più agitate e svolazzanti: la luna non si presenta e nessuno se ne cura. Un qua qua qua!!! insopportabile aleggia nell’aria. E questi animali rumorosi possono continuare per ore… un bel problema.

Allora il babbuino scende dall’albero e spiega alla mosca che la pazienza è la virtù dei forti e che spesso tutto non è come appare.

E gentilmente chiede alla luna che sta facendo il bagno di sorgere il prima possibile perché le oche sanno facendo un caos terribile e insopportabile e lui, come tutti, voleva dormire. Un favore personale chiesto da un saggio che sa farsi ascoltare. La luna comprensiva sale allora velocemente in cielo per far smettere quel quaqquare, far dormire la tigre, indicare la strada alle lucciole e rilassare i pesci. E quella sera, anche la mantide religiosa, che non si accorge mai di nulla, nota che la luna è molto più pulita.

Le oche possono fare il loro volo sincronizzato che preparano da mesi. Nel cielo limpido, alla luce di una splendida, calda e gioiosa luna. Le devono ammirare. Ma tutti stanno dormendo…

Le immagini sono veramente bellissime: la profonda conoscenza naturalistica crea tavole illustrate precise, animate da un segno fine elegante e illuminate, nei loro grigi eleganti, da bagliori di colore acceso, quello del becco delle oche, dei contorni degli occhi del babbuino, del caco sul ramo, delle zampe dell’anatra, dei pesci nel fiume, della pancia della mantide. Immagini che arrivano diritte al cuore, che la natura fa vibrare.

E se da una notte lunare passiamo a una giornata innevata? Dal bianco al bianco.

Ha nevicato, è domenica mattina presto e tutti ancora dormono: qualcosa è cambiato, la neve ha dipinto il mondo e lo rende ancora più bello. Il candore quasi acceca.

Se i bambini iniziano a fare palle di neve, cosa fanno invece gli animali?

Foto Vadim Trunov

Il corvo impavido, la tigre aggressiva, l’anatra fifona, tutti pensano a giocare insieme alle palle di neve. Qualcuno è più timoroso di altri, ma la sfida piace. C’è voglia di divertirsi.

La battaglia comincia. Tutti contro tutti! Pim, pum, paff, bum, splash.

Le anatre si nascondono, i passerotti si uniscono, dopo aver chiesto il permesso alla mamma, arrivano anche l’aquila, il pavone, la cinciallegra e l’upupa, non manca più nessuno, e poi il falcone cui fare attenzione, tutti si divertono. Rincorrersi in picchiata è pericoloso per qualcuno, beccate e colpi d’ala, meglio fare un bel pupazzo di neve.

Gli animali giocano per ore, sperando non vi sia mai fine, ma le cose belle sono tali proprio perché finiscono. Basta godersele, magari a piccole dosi, e al momento giusto.

Il sole tramonta, per oggi la battaglia è finita, magari domani si ricomincia.

Su quel grande e immenso bianco scende la notte nera. Prima di dormire, ciascuno pensa a quanto si è divertito. Penne bagnate e qualche ammaccatura, ma è stato bellissimo.

“Il giorno dopo tutti avrebbero giocato ancora e ancora. Perché gli animali, proprio come i bambini, adorano la neve. E la neve adora loro”. E noi con loro.

Cristina Petit

Autrice e illustratrice di quasi cento libri con molte case editrici, tradotta in molte lingue tra cui il francese, l’inglese, il giapponese, lo spagnolo, il coreano, ha vinto il premio Zanibelli per il romanzo Salgo a fare due chiacchiere e la menzione speciale Nati Per Leggere 2019 per l’albo illustrato L’arte dell’amicizia. Con Un giorno, un ascensore è stata finalista per il premio Nati per leggere – Crescere con i libri 2021. Ha insegnato per oltre vent’anni e ora si dedica alla scrittura e all’illustrazione a tempo pieno. Insegna alla scuola di scrittura Bottega Finzioni di Bologna.

Koson Ohara

Pseudonimo di Matao Ohara, è nato Kanazawa nel 1877 e morto a Tokyo, nel 1945. Di lui, nonostante la prolifica produzione artistica, si san ben poco. Ha studiato presso la scuola tecnica della Prefettura di Ishikawatra dove ebbe come insegnante di pittura il maestro Suzuki Kason. Successivamente fu anche nominato professore al nuovo Istituto di Belle arti di Tokyo, dove incontrò Ernest Fenollosa, curatore d’arte giapponese al Museum of Fine Arts di Boston. L’incontro tra i due segna l’avvio della carriera artistica di Koson, che da quel momento in poi, sarà più celebre all’estero che in patria, dove gli verranno commissionate opere da parte di collezionisti americani ed europei. Negli anni ’30, molte sue opere comparvero anche in mostre nei musei europei e americani.

Foto in evidenza del fotografo russo Vadim Trunov, che ha ripreso gli scoiattoli nel bosco fuori da Voronezh

Libri per bambini, per crescere e per restare bambini, anche da adulti. Rubrica a cura di Simonetta Sandri in collaborazione con la libreria Testaperaria di Ferrara.

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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