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Via, via, vieni via con me, lascia questo pazzo mondoIt’s wonderful, wonderful… Non è la canzone di Paolo Conte ma l’invito che una deliziosa bambina con lo zaino azzurro e blu fa ai suoi amici e a noi lettori.

Maglietta rossa, gonnellino blu e collant giallo canarino, con le sue scarpette nere e i capelli ribelli e ricci (ammetto che assomiglia pure un po’ a come mi ricordo alle scuole elementari …), la ragazzina senza nome, che chiamerò Simone alla francese, ci invita a seguirla. Eccoci allora a sfogliare le pagine coloratissime di Vieni con me?, di Cristina Petit e Chiara Ficarelli, Pulce edizioni.

Il posto dove ci vuole portare è vicino a casa sua, ci va spesso e profuma di buono. Dal cortile di casa, sporgendosi dalla rete verde accarezzata da siepi, felci e tulipani, invita il suo primo amichetto, intento a prendersi cura del suo giardino con tanto di stivali rossi, secchiello, carriola e rastrellino, anch’essi rosso fiammante. Si tratta forse della pasticceria che espone in vetrina cornetti dal ripieno colorato, biscotti alla frutta o dolcissimi croissant? L’indizio del profumo porterebbe proprio lì e invece no. Simone continua a camminare.

Allora è scuola. Che bel cortile! Giochi, fiori, erbette, pentolini, cubetti, piccioni e, soprattutto, tanti bambini vocianti che corrono (si sentono i gridolini…), bambini dai diversi colori della pelle e dalle pettinature più svariate, belli i codini e i capelli un poco crespi che ricordano l’Africa allegra e originale. La maestra vede tutti, segue proprio tutti con attenzione, cura, dedizione e amorevolezza. Non le sfugge proprio nulla. Fra chi fa le bolle di sapone e chi si arrampica su un gioco di legno non ci si può davvero distrarre…

È un posto sì con tante variazioni di colore ma non è la scuola!

È per caso il giardino fiorito? Un luogo con tanti alberi dalle chiome autunnali, con lampioni dal sapore antico e tante piccole e comode panchine? No, non è il giardino, continua Simone, è un posto con tante persone dentro, e la fila degli amichetti che la segue si allunga. Le scarpe da tennis si stanno rivelando dei buoni e utilissimi compagni. Ormai la piccola comitiva è sempre più numerosa. La curiosità aumenta, con essa una piccola e delicata dose di suspense. Dove stiamo andando? Anche noi lettori iniziamo a domandarcelo. Simone va in un posto dove si allena e tutti pensano allo stadio, alla palestra o alla piscina. Acqua, ancora acqua.

Intanto sfiliamo davanti a negozi, alberghi e ristoranti, i portici disegnati con tratto preciso e delicato ricordano un po’ quelli delle nostre città emiliane. Lo stesso per le biciclette, le persiane colorate, le tende e i leoni lungo le scalinate, che tanto assomigliano a quelli di piazza della cattedrale di Ferrara. Riposiamo un po’ sui gradini, siamo stanchi.

In quel posto c’è un bancone con una persona che ascolta quello che le chiediamo. Non è nemmeno la gelateria del corso ma un luogo in cui si imparano tante cose.

Volete unirvi a noi? Forza, forza, manca poco.

Il museo allora, dimmi che ho indovinato! No, no, ancora non ci siamo, è un posto dove c’è una persona che ha sempre voglia di raccontare una storia. Stavolta non ci sono dubbi, è la casa della nonna. Quella di mia nonna era davvero così, tante storie degli anni Venti e del bel periodo di rinascita degli anni Cinquanta, di fronte a un budino candido alla vaniglia da lei fatto in casa. Ne ricordo ancora il sapore, il gusto della scorza di limone.

Siamo ancora molto lontani dal risolvere il mistero e ormai tutti, noi compresi, pensano a una burla, pure poco divertente. Si sta camminando troppo verso il nulla, non ci piace essere presi in giro. Un pub, una panetteria, qualche muretto, cancello e portone ancora e, girato l’angolo, vedrete.

Dove va quelle fila di bambini che cammina per la città? Fra poco lo sapremo.

Ci siamo. Fuocherello, fuocherello, e… fuoco!

Ve lo dico? Sicuri sicuri sicuri? Ve lo dico.

Entriamo in … biblioteca.

Ma non ci sono tutte quelle cose descritte! Invece sì, cari bambini. Il profumo della carta, la bibliotecaria dietro al bancone, tanta gente che legge assorta sui comodi divanetti. E poi dai libri si imparano tante cose e con essi ci si allena ad essere qualcun altro quando si incontrano tanti personaggi. Si vive la loro vita, quella di scienziati, regine, astronauti, esploratori, pittori, maghi, burattini e poeti. Ora tutti zitti però, si legge!

Un meraviglioso, unico ed originale inno ai libri e alla lettura condivisa.

Un grande messaggio d’amore per i libri, che amiamo tanto.

 

Cristina Petit è nata a Bologna nel 1975, e, dopo un diploma di liceo scientifico e uno di istituto magistrale si laurea in lingue e letterature straniere, ha iniziato a insegnare nella scuola dell’infanzia. Fin da piccola, scrive e disegna, ha pubblicato con varie case editrici di libri per bambini e ragazzi tradotti in molte lingue. Formatrice di insegnanti e genitori, gira l’Italia facendo corsi. Ha ricevuto il premio letterario Angelo Zanibelli per il romanzo Salgo a fare due chiacchiere.

Chiara Ficarelli è laureata in Scienze della Formazione Primaria, ha lavorato come insegnante nelle scuole dell’infanzia e coltiva la passione per l’illustrazione. Nel 2017, si è iscritta al Master in Illustrazione editoriale di Ars in Fabula da cui nasce il suo primo albo illustrato La povera gente di Lev Tolstoj, edito da Orecchio Acerbo (2019). Oggi collabora come docente tutor con la scuola d’illustrazione Ars in fabula di Macerata.

 

Cristina Petit, Chiara Ficarelli, Vieni con me?, Pulce edizioni, 2022, 48 p.

 

 

 

 

 

Libri per bambini, per crescere e per restare bambini, anche da adulti.
Rubrica a cura di Simonetta Sandri in collaborazione con la libreria Testaperaria di Ferrara.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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