Per chi è profano del nuoto sincronizzato e vuole comprendere l’autentica dimensione dell’ impresa sportiva di Filippo Pelati, 16 anni, da Copparo, consiglio di evitare i siti generalisti e dare un’occhiata qui:
worldaquatics.com– sarà per il dettaglio delle varie competizioni, per la quantità di giovani atleti del mondo con cui ha gareggiato, sarà grazie all’inglese che, per una volta, rende bene l’idea di quello che Filippo fa: artistic swimming – ha restituito, almeno a me, la reale grandezza del suo livello. Ai Mondiali di Oviedo, Filippo Pelati ha conquistato la medaglia d’oro nell’individuale maschile di nuoto sincronizzato.
Sfido il patetico che si infila sempre tra le pieghe del patriottismo di paese, con il quale ci appropriamo dei trofei altrui invocando la comunità di nascita. Lo sfido perchè non posso lasciarmi sfuggire l’occasione di fargli qualche domanda. Alla fine, diamine, non capita tutti i giorni di avere un campione del mondo di sedici anni che viene da Copparo.
P:Ti ricordi quando hai iniziato con il sincro e quando ti sei reso conto che era la
cosa che volevi veramente fare?
FP: Ho iniziato a praticare il nuoto artistico all’età di otto anni, per puro piacere e divertimento. Ho sempre praticato danza e nuoto e il nuoto sincronizzato era l’unione perfetta delle due cose. Mi sono reso conto che era la cosa che volevo fare veramente due anni fa, quando ho cambiato società sportiva e dal Centro Nuoto Copparo mi sono trasferito al CN Uisp Bologna. Poi l’anno scorso, grazie alle convocazioni in Nazionale Junior e Giovanile, ho trovato un punto di partenza e un motivo per impegnarmi a raggiungere obiettivi sempre maggiori.
P:E’ la prima volta che mi capita di leggere di una discriminazione “al contrario”, nel senso che il nuoto sincronizzato al maschile non è considerato quanto quello femminile. Questo pregiudizio è più marcato in Italia che in altri paesi, secondo la tua percezione?
FP: Il nuoto sincronizzato è sempre stato uno sport prettamente femminile. Nella percezione comune è accomunato alla danza, ma anche nel pregiudizio. Fortunatamente i tempi sono cambiati, anche se ancora non totalmente, e gli uomini hanno cominciato a essere valutati anche solo come artisti individuali, oppure con l’introduzione del doppio misto. In realtà il panorama maschile in Italia è più ampio rispetto ad altri Paesi, però il pregiudizio è sempre dietro l’angolo. Specialmente sui social questa cosa si manifesta con commenti omofobi, o messaggi da parte di haters. Io sono giovane e ho notato che è proprio alla mia età che molti ragazzi si abbandonano ai commenti più feroci. Però è sempre a questa età che si comincia a costruire un proprio modo di pensare. Per fortuna ci sono anche molti che capiscono che, se uno sport è fatto con tutto l’impegno e l’amore, il genere non conta.
P: Il sincro maschile attualmente non è disciplina olimpica. Conti che alle Olimpiadi
del 2024 le cose possano cambiare?
FP: Alle olimpiadi del 2024 il sincronizzato diventerà parzialmente maschile. Ciò avverrà con l’inserimento dell’uomo all’interno della competizione a squadre. Spero che nel 2028 a Los Angeles sia inserito il doppio misto come disciplina olimpica insieme al doppio femminile. Del resto le competizioni come il mondiale vedono gareggiare sia maschi che femmine, per cui non vedo per quale motivo un maschio non può prendere parte ai Giochi Olimpici.
P: Per alcuni nuotatori, anche molto forti, l’acqua non è un elemento così “naturale”. Se tu dovessi raccontare ad un alieno che cade sulla Terra in cosa consiste quello che fai, cosa gli diresti? Che balli? Che nuoti? Che ti piaceva ballare ma il tuo elemento “naturale” è l’acqua?
FP: Se un alieno cadesse sulla Terra probabilmente gli direi che io sono acqua. Quando pratico il mio sport divento una cosa unica con l’elemento con cui entro in contatto, dai capelli alla punta dei piedi. L’acqua e l’energia del movimento scorrono inesorabili nel mio corpo insieme alla musica, al ritmo e all’adrenalina. Tutto questo insieme diventa una danza, che non è solo fisicità, ma celebrazione delle emozioni provate. Nel momento dell’esibizione queste cose si fondono insieme. La mia allenatrice mi ripete spesso la frase “qui ed ora”: è in quel momento che divento una cosa sola con l’acqua.
Cover: Filippo Pelati durante una gara.
Nicola Cavallini
Comments (2)
Lascia un commento Annulla risposta
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.
Francesco Monini
direttore responsabile
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Complimenti super a Filippo, anche per la fermezza con cui parla delle proprie scelte e dei pregiudizi con cui convive. Per fortuna senza lasciarsi condizionare
Sono davvero felicissima per questa stupenda notizia, che ci inorgoglisce come ferraresi e ci dá energia e speranza nel credere in un mondo più bello, più giusto, libero dagli stereotipi che mortificano tutti e tutte. Grazie Filippo, grazie Nicola!