Skip to main content

Tra una bomba d’acqua e l’altra, tra epiche montagne di spaghetti allo scoglio, tra il su e giù dei vacanzieri in infradito e polpacci in vista, ingordi del passeggio sul trascurato e discusso viale Carducci epicentro della popular-movida, succede che i miti e rassegnati pseudo-radical-chic-noi, in lotte perenni con il dirimpettaio che esonda la strada con acqua e detersivo, proibitissimi in suoli pubblici, stiano cuocendo le tagliatelle da servire con vero pesto alla genovese agliato, quando, d’improvviso, dal fornello si alzano lunghe, fumose, giallastre lingue di fuoco. All’unisono risuona il verdetto: “La bombola del gas è finita!“. Immediatamente ci si precipita a telefonare all’unico distributore in zona. Risponde una voce severissima che annuncia l’arrivo: ore 16. Mi metto in moto un quarto d’ora prima e arriva il bombolaro. Il deposito delle bombole non è al piano, ma nel cortiletto dietro, chiuso da una saracinesca che impedisce, come del resto si è avverato, l’accesso a chi è in vena di furti. Chiedo se per cortesia mi aiuta ad alzarla, ma il gentiluomo con aria severissima mi spara un “niet!” degno d’altri tempi, visto che il suo è un altro lavoro che non contempla questi abbassamenti lavorativi. Umiliato e imbarazzato penosamente m’attacco non al tram ma alle sbarre. Inutilmente; finché il bombolaro sbuffando m’aiuta. Con fare rabbiosetto mi cambia velocissimo la bombola e sentenzia: “40 euro”. Gliene allungo 50 e ancor più brontolando scava tra i soldi che estrae dalla tasca finché trova il decino di resto e sparisce, ammonendomi di lasciare la saracinesca alzata se non riesco a chiuderla. Penso frattanto “Ma la ricevuta? Che sia un accordo tra impresa e amministrazione non lasciarla?”. Un parente che di queste cose s’intende sentenzia che siamo in regime di monopolio, lasciandomi a meditare.

Ai ‘laidensi’ l’ardua sentenza.

Ci arrischiamo in spiaggia dopo giorni e finalmente raggiungiamo la postazione, helas! accanto al campo di beach volley. Una troupe di ragazzini gioca e condisce il ritmo con un infilata di bestemmie che fa rimbombare le orecchie. Indifferenza totale da parte dei vicini d’ombrellone in parte, immagino, parenti. Alla più sonora chiamo il bagnino, che imbarazzato mi spiega che ha provato a zittirli senza successo. Chiedo allora di cambiare posto, ma nel tempo ferragostano risulta la mossa una pia illusione. Mentre digerisco la sconfitta arriva il mio pronipotino chiamato Sapientino: otto anni e trionfante mi annuncia che in settembre diverrò zio di un peloso, Benny, che spesso verrà lasciato da noi. Si aprono i cieli, squillano le trombe trionfali e mi sento felice. Sapientino sorride sornione, esibendomi le prove fotografiche dei genitori del cocker e della tenerissima bellezza di lui. Ci guardiamo negli occhi e riprovo dopo tanto tempo il sapore della felicità e nel cuore risuonano i versi di Eusebio-Montale:

Felicità raggiunta si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.

Mi alzo indifferente alle provocazioni delle ‘sciacquette’, che come un mantra ritornano dal mare borbottando bestemmie.

Per fortuna ancora di giovani sani di cuore e di mente ce ne sono tanti.

tag:

Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it